Il M5S denuncia il non rispetto della legge 180/211 che, come richiesto dall'UE,
obbliga il governo a presentare al Parlamento una legge che favorisca le PMI
Oggi un
negoziante in Italia paga il 100 per cento in più di tasse rispetto al 2011
(sono dati della CGIA Mestre) perché ogni provvedimento contro la crisi, in
questi anni, è stato usato per destinare soldi delle tasse dei cittadini a
quelle grandi aziende italiane che hanno pagato le campagne elettorali dei
partiti: dalla FIAT di Marchionne, all'Ilva dei Riva, dalle centrali a carbone
di De Benedetti alle fabbriche di amianto. Miliardi e miliardi di euro regalati
ad aziende che, al momento della crisi, hanno pensato bene di
svignarsela in Serbia, in Turchia e in Polonia, senza restituire un euro dei
soldi presi dalle nostre tasse, il tutto mentre i nostri piccoli imprenditori,
senza un euro di soldi pubblici, preferivano suicidarsi piuttosto che chiudere
i battenti ed andarsene. Ma oltre il 95 per cento delle attività produttive del
nostro Paese è frutto del lavoro di aziende che non hanno più di dieci
dipendenti. È l'Italia del piccolo imprenditore che lo Stato dovrebbe difendere,
quella dell'uomo che è il primo ad arrivare in azienda e l'ultimo ad andare
via. È l'Italia dei titolari che pagano lo stipendio prima ai propri dipendenti
e poi, se resta qualcosa, a se stessi. Questa è la storia di due Italie: una
che fa impresa e l'altra che mangia alla faccia di chi lavora.Noi stiamo
dall'altra parte, dalla parte dell'Italia che si rimbocca le maniche. E per
farlo sapere a tutti gli italiani usiamo come ogni settimana il nostro
rotocalco settimanale, 5giornia5stelle.
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