Mentre gli
italiani scoprono, giorno dopo giorno, che il Jobs act non crea un solo posto
di lavoro, il governo continua a chiedere al Parlamento pareri non vincolanti
(dunque pressoché inutili) sui decreti che attuano questa gigantesca “operazione di svalutazione
dei diritti” che non
aumenta affatto la produttività.
GLI AMMORTIZZATORI
Il primo tema è
quello degli ammortizzatori, che dovrebbero accompagnare in modo sano e robusto
una maggiore flessibilità lavorativa. I sostegni progettati dal governo non
hanno nulla a che vedere con il nostro ”Reddito di cittadinanza”,
non hanno natura universale, ma assicurativa (più ho lavorato e più prendo di
assegno). E aggravano le diseguaglianza tra lavoratori più o meno fortunati.
Il lavoro
autonomo e i professionisti sono totalmente dimenticati, come se non fossero
stati colpiti dalla crisi. I trattamenti sono, in generale, di “entità ridicola” e peraltro i fondi
messi in legge di Stabilità per la Naspi (Nuova assicurazione sociale per
l'impiego) sono già stati saccheggiati per foraggiare la cassa integrazione in
deroga.
Per quanto riguarda la Cassa integrazione ordinaria, invece, il parziale
allargamento della platea di beneficiari genera, in realtà, un arretramento
generalizzato della quantità e della qualità delle prestazioni. Che dire infine
dei ”Fondi di solidarietà” (strumenti delle parti sociali per
surrogare agli ammortizzatori)? Finiscono per discriminare imprese e lavoratori
che se ne avvalgono rispetto ad aziende e dipendenti che fanno ricorso alla
cassa integrazione. E, più in generale, i lavoratori delle PMI rischiano di
restare con una protezione debolissima.
POLITICHE
ATTIVE
La nuova Agenzia
per le politiche attive del lavoro (Anpal) è un carrozzone che non abbatte i
costi, ma rischia di trasformarsi in un'ulteriore mangiatoia per le solite
clientele politiche. Ma il vero
problema è che la dotazione finanziaria per la formazione e la riqualificazione
del lavoratore è ridicola: uno dei vizi d'origine del Jobs Act è la mancata
soluzione all'eterno handicap italiano delle politiche attive, ossia dei
servizi per il “reinserimento
professionale del disoccupato”. Un buco nero storico che, con
la delega sul lavoro del governo Renzi, diventa una voragine vergognosa.
Non a caso i
beneficiari delle politiche attive sono crollati da 1,2 milioni del 2009 ad
appena 907mila del 2014. Un declino inarrestabile che non si interrompe certo
adesso.
Peccato, perché in un'epoca in cui aumenta la
“mobilità
imposta al lavoratore”, sarebbe necessaria un'efficace tutela
attiva consistente in un processo di formazione continua e in un buon
"matching" tra domanda e offerta di lavoro.
Senza
dimenticare, infine, i conflitti di competenze tra i vari livelli di governo
che la riforma non risolve per nulla.
CONTROLLI
SUL LAVORO
Al M5S non piace
nemmeno la nuova agenzia che dovrebbe unificare i controlli sul lavoro. Il
nascente “Ispettorato
nazionale del lavoro” è
una infrastruttura che rischia di far aumentare i costi e di svilire le
competenze delle risorse umane disponibili, mentre l'integrazione tra Inps,
Inail e ministero si può fare in modo più snello sulla base di un database
unico dei controlli e delle verifiche. Ricordiamo che esiste un archivio
informatico presso Inps che si interfaccia con Guardia di finanza e Agenzia
delle Entrate. Inoltre viene
introdotto il principio dell'asseverazione (una sorta di valutazione certificatrice)
delle aziende da parte dei consulenti del lavoro, un "bollino" che
protegge gli imprenditori dalle ispezioni. In pratica, si affida la
certificazione delle buone condotte di una data impresa a un “soggetto privato” (i consulenti) e il settore pubblico
arretra, delegando e rinunciando a una verifica diretta sul buon andamento
dell'azienda sul fronte dei contratti, dei versamenti, dell'ottemperanza alle
norme di legge.
CONTROLLI
A DISTANZA
Il decreto sulle
semplificazioni contiene una congerie abnorme e pletorica di “norme scollegate” che, alla fin fine, servono soltanto a
nascondere lo scandalo dei “controlli a distanza
rafforzati”. Persino il Consiglio d'Europa ha raccomandato ai
Paesi di evitare, dal punto di vista legislativo, che la sorveglianza sui
lavoratori vada oltre giuste esigenze organizzative e di sicurezza. Ma Palazzo
Chigi “massacra la dignità dei lavoratori” per fare un altro favore, l'ennesimo, alle
grandi imprese.
Il M5S farà di tutto per smontare un
regime normativo che uccide la dignità dei lavoratori e porta accumulo di
profitto in favore delle solite oligarchie.
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