Maurizio Landini: “La riforma mira a ridurre la
partecipazione dei cittadini e aumenta gli spazi di gestione autoritaria. Dico
No”
Cosa rappresenta per lui e per tutto il sindacato nemmeno lo
domandiamo. “La Carta – spiega Maurizio Landini, segretario dei metalmeccanici
della Cgil – è il manifesto della Repubblica che ha il lavoro come fondamento”.
E aggiunge: “Se penso alla vicenda della Fiom con la Fiat che ci voleva
escludere dalla contrattazione, la nostra partecipazione è stata garantita
dalla Carta costituzionale e dalla Corte costituzionale”. Dunque, la Carta al
centro.
Avete paura di perdere? Informare i cittadini e far capire
l'importanza del referendum non sarà semplice: la materia è ostica.
Alla luce delle intercettazioni che hanno svelato gli affari
attorno a Tempa Rossa, manderei un messaggio molto preciso e semplice: il
problema non è la Costituzione, il problema è la corruzione. La riforma Boschi
mira a ridurre gli spazi di partecipazione dei cittadini e aumenta gli spazi di
gestione autoritaria. Bisognerebbe con forza affermare che sempre la Corte
costituzionale ha anche giudicato illegittima la legge elettorale con cui è
stato eletto il Parlamento attualmente in carica. Il quale ha ben pensato di
procedere a una riforma costituzionale, nonostante la dichiarazione d’illegittimità
della Consulta.
Questo ci racconta una certa spudoratezza.
Ma questo è anche il Parlamento dei record di cambi di
casacca! Una legislatura che va avanti a colpi di fiducia. Stiamo vedendo solo
un antipasto di quello che ci verrà servito se passa la riforma. Il punto non
può essere Renzi o chiunque altro: le persone passano. Dobbiamo domandarci cosa
– quale Paese – l asciamo a chi verrà dopo di noi. Io penso che la Costituzione
andrebbe applicata, non modificata.
Renzi dice che il no si spiega solo con l’odio nei suoi
confronti e che se non passa il referendum se ne va.
Questo è un messaggio da rispedire con forza al mittente.
Deve smetterla: oltretutto non ha mai sottoposto ai cittadini un programma ,
governa con i voti di Bersani. E a proposito di questo: per redigere la Costituzione
fu votata dai cittadini italiani un’assemblea che aveva questo esplicito
mandato, cioè regolare il patto di convivenza, su quali principi si dovesse
fondare il nostro vivere insieme come comunità. Tra l’altro quell’assemblea fu
eletta con un sistema proporzionale. Lo sottolineo perché l’intenzione era
quella di affermare al massimo il principio di rappresentanza.
Secondo lei a cosa è funzionale questa riforma?
I provvedimenti presi dagli ultimi governi sono quelli
indicati dalla Bce nella famosa lettera al governo Berlusconi: pensioni,
possibilità di licenziamento, processo di privatizzazione, cancellazione dei
contratti nazionali. Vorrei ricordare anche quel report di JP Morgan, banca
d’affari, che nel 2013 si premurò di spiegare che il problema europeo sono le
Costituzioni dei Paesi del Sud Europa, troppo influenzate da idee socialiste.
Applicare la costituzione vuol dire cercare di allargare gli spazi di
partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla vita democratica. Non il
contrario. Avanza l’idea di una Repubblica fondata sullo sfruttamento del
lavoro e sul superamento della cittadinanza nei luoghi di lavoro.
In gennaio alla presentazione del Comitato per il No,
Stefano Rodotà ha detto: “Il 2016 rischia di essere l'anno del congedo dalla
Costituzione, mentre si preparano le celebrazioni per i 70 anni della
Costituente”.
Io spero e credo che il 2016 sia l’anno in cui le persone
devono essere messe di nuovo in condizione di poter decidere e partecipare.
Inoltre, dal 9 aprile la Cgil ha cominciato una raccolta di firme per abrogare
le leggi sbagliate che sono state fatte sul lavoro e per estendere i diritti a
tutte le persone che lavorano.
Come legge i risultati del referendum sulle trivelle?
Ieri sono andate a votare 15,8 milioni di persone. E, di
queste, 13,3 milioni hanno votato sì. In realtà, se mettiamo insieme i voti
presi alle elezioni europee del 2014 del Pd e del Ncd - i partiti che ci stanno
governando - sono meno di 12 milioni e mezzo. Questo dimostra che non è affatto
scontato che il governo sulle scelte di politica economica e sociale che sta
facendo abbia la maggioranza del Paese. Si è scontato il fatto che questo è
stato un referendum nascosto dai mezzi d’informazione. Alla fine, sono scesi in
campo anche il premier e un ex presidente della Repubblica per farlo fallire.
Chi invita all’astensione incassa già il fatto che ormai quasi la metà degli
italiani aventi diritto non votano, ciò determina situazioni paradossali. In
Emilia Romagna, per il referendum è andato a votare il 34%. Due anni fa per
l’elezione del presidente sono andati a votare il 37% degli aventi diritto.
Anche Bonaccini non ha superato il “quorum”, ma è lo stesso governatore
dell’Emilia. Il problema generale che si pone è che meno i cittadini esercitano
gli strumenti democratici messi a loro disposizione, più aumenta il potere
delle lobby e la distanza con la rappresentanza politica. Credo che i quasi 16
milioni di voti di ieri dicano che c’è richiesta di un nuovo modello di
sviluppo, che oggi non ha rappresentanza, ma che non va lasciata cadere.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 9
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