1. Giro di vite sui permessi
di soggiorno per protezione umanitaria, che solo l'Italia
concede in massa. Da noi quasi un asilo politico su due viene dato a persone
che non ne avrebbero diritto secondo i trattati internazionali sui rifugiati,
ma che noi accogliamo comunque per "gravi motivi umanitari". Negli
altri Paesi europei questo tipo di permessi non esiste o viene usato in misura
molto minore, da noi invece con questa motivazione si fanno entrare persone che
non dovrebbero, perché? Proprio per alimentare l'industria dell'accoglienza.
VIDEO Il campo
profughi alla Stazione Tiburtina di Roma
2. Istituzione di sistemi
efficienti per il rimpatrio forzato delle persone a cui viene respinta la
domanda di asilo. Non è ammissibile che anche a quel 40-50% di
domande che viene respinto corrisponda di fatto una ammissione in Italia, come
clandestini, perché ci si limita a consegnargli un foglio con scritto "devi lasciare il Paese,
fallo tu, ok?". Questo non è un comportamento serio, se uno
deve essere espulso deve essere accompagnato alla frontiera e/o caricato su un
aereo per il suo Paese di origine, a forza se necessario.
3. Istituzione di una
procedura specifica per la trattazione dei ricorsi contro il diniego dell'asilo.
Non è possibile che uno che non ha diritto all'asilo, anche palesemente, possa
restare in Italia per anni semplicemente facendo ricorso contro il
provvedimento di diniego dell'asilo, perlopiù a spese nostre perché essendo
nullatenente gli avvocati li paghiamo noi. E' giusto dare una possibilità di
ricorso per evitare abusi, ma essa segua un suo percorso d'urgenza in modo da
venire evasa nel giro di un mese o due e da non dare scuse a chi non ha diritto
di stare in Italia.
4. Sorveglianza più stretta
dei profughi nel sistema di accoglienza. Qui a Torino qualche
mese fa c'è stato un profugo senegalese che per settimane usciva tutte le mattine
alle 5 dal suo ostello (pagato da noi) e andava a rapinare e accoltellare le
donne alle stazioni della metropolitana. Dopo 8 rapine violente l'hanno preso,
e ci si chiede: ma la cooperativa che gestiva l'accoglienza? Non si è mai
accorta di niente? E' giusto che continui a ricevere fondi pubblici per
progetti S.P.R.A.R.? Persino
nello S.P.R.A.R. la percentuale di "uscita per integrazione" è meno di
un terzo, almeno due terzi escono senza avere la minima speranza di mantenersi
e di fatto vanno a vivere in ghetti nelle fabbriche abbandonate e/o diventano
manovalanza per la criminalità organizzata.
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