Il deputato commenta le
parole del fondatore, deciso al passo di lato: “Rimarrà sempre con noi, nessuna
nuova fase”
Questa non è una nuova
fase, Beppe sarà sempre con noi. Ma ormai il Movimento può camminare con le
proprie gambe, e lui ha diritto di riprendersi la sua libertà”. Alessandro Di
Battista risponde dopo la manifestazione di ieri mattina dei Cinque Stelle ad
Arezzo, assieme “ai risparmiatori truffati da Banca Etruria”, come recita il
blog di Beppe Grillo. E proprio Grillo ieri ha suscitato clamore con un’intervista
al Corriere della Sera, in cui parla del suo imminente spettacolo teatrale, ma
soprattutto pare distaccarsi dal M5s. “Non mi sto allontanando, diciamo che
faccio un passo di fianco, voglio riconquistare la mia libertà”, spiega il
fondatore. Che ribadisce di voler rimanere “il garante delle regole”. E poi
assicura: “Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun
leader”.
Di Battista, partiamo da Arezzo. Per il Pd eravate “quatto
gatti”.
Si dovrebbero vergognare: i
cittadini presenti si aspettavano che il Pd ci mettesse la faccia, che desse
soluzioni. E invece i democratici stanno lì a discutere se eravamo mille,
duemila o tremila.
In piazza c’eravate lei, Luigi Di Maio e altri parlamentari.
Ma non c’era Beppe Grillo, a cui pure avevate chiesto di partecipare. E che
oggi pare aver detto addio al M5S...
Poco fa Beppe mi ha
telefonato facendoci i complimenti per la manifestazione, che ha seguito in
streaming. Lui è fiero del Movimento, e non fa un passo indietro, lo fa di
fianco. Vuole riprendersi la sua libertà, che si merita tutta. Ma non ci
abbandonerà mai.
Però da tempo è sempre più lontano. Lo sentite ancora?
Io lo sento regolarmente, e
parliamo di tutto. Dei problemi del Paese, del nostro reddito di cittadinanza,
e della sua carriera.
Secondo Grillo “la politica è una malattia mentale”.
Ha totalmente ragione.
Dovrebbe essere un modo di risolvere i problemi della gente, ma la partitocrazia
risponde ad altri interessi.
Un altro passaggio: “Ci sarà sempre più una diffusione dei
poteri all’interno del Movimento”. Significa che il Direttorio verrà allargato?
Il tema non è quello. Ormai
il Movimento ha centinaia di eletti, e c’è sempre più bisogno di
organizzazione. In quest’ottica, sempre più persone avranno responsabilità. Ma
questo non è sinonimo di potere decisionale, piuttosto di possibilità
organizzative.
Tradotto?
Più crescono i Comuni
guidati dal M5s, più ci sarà bisogno di una squadra che li segua. Ma ciò vale
per tutti gli ambiti elettivi e territoriali.
Quante scorie lascerà il caso Quarto? Lei ha ammesso
lentezze nel decidere sull’espulsione del sindaco Capuozzo.
Abbiamo impiegato cinque -
sei giorni a decidere, quelli per leggere le carte. E abbiamo preso una scelta
che ci inorgoglisce. Certo, noi del M5s ci avremmo dovuto mettere 48 ore,
perché non siamo come i partiti. Ma questi attacchi ci rafforzano.
Di Maio ha detto che potreste far vagliare le liste alla Direzione
nazionale antimafia.
Sul tema abbiamo depositato
un disegno di legge alla Camera. Vogliamo aumentare i controlli, a fronte del
Pd che fa entrare le mafie e gli offre il caffè. Ma evitare le infiltrazioni al
100 per cento non sarà mai possibile.
Cambierete i metodi di selezione?
Pensiamo sempre a
migliorare. E per le amministrative non abbiamo mai avuto un metodo unico.
Lei ha dichiarato: “Banca d’Italia deve tornare a essere
controllata dai cittadini e non dalle imprese private”. Volete davvero
riformare la banca centrale?
Assolutamente sì, la
commissione Finanze è già al lavoro. Bankitalia attualmente è una società per
azioni, controllata anche da quegli istituti privati su cui dovrebbe vigilare.
È un conflitto d’interessi enorme, e va risolto cambiando la governance
dell’istituto. E poi manca una vera banca centrale che conceda credito alle
imprese, come accade invece in Germania. In Italia il credito lo danno solo
agli amici degli amici, come nel caso di Banca Etruria.
Cosa pensate di fare?
Stiamo lavorando. Di certo
gli organi istituzionali devono essere sottoposti a maggiori controlli
pubblici.
Intervistato a “In Mezz’ora”, il finanziere Davide Serra ha
detto di aver investito con il suo fondo Algebris nei bond di Mps “per dare un
messaggio al capitale globale”.
Ha approfittato dei prezzi
molto bassi delle azioni per fare un po’ di speculazione. Ma è il suo mestiere.
Secondo Serra “quelli che ci definiscono speculatori sono
ignoranti”.
Io non posso escludere che
dalla presidenza del Consiglio o dalla Banca d’Italia partano pizzini con
consigli per chi ha finanziato Matteo Renzi. Certo, non è il caso di Mps. Ma il
sospetto che ci sia un sistema che si arricchisce sulla speculazione,
informando gli amici giusti, ce l’ho. L’abbiamo visto con Banca Etruria, e con
le Popolari.
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