#LANONBUONASCUOLA La titolare dell’Istruzione è il bersaglio
da offrire a fischi e contestazioni. E il premier sta pensando di sostituirla.
Intanto sulle assunzioni la propaganda tace
Cara ministro, lei e il suo governo siete bocciati”. Festa
dell’Unità di Torino, mercoledì sera. Nel giorno in cui escono i dati della
fase “b” delle assunzioni per la scuola, sul palco a metterci la faccia c’è
lei, Stefania Giannini, il ministro dell’Istruzione. È sempre lei che affronta
la conferenza stampa nel pomeriggio. È lei che va a prendersi i fischi la sera.
I contestatori stavolta sono gli Studenti indipendenti. Uno di loro legge un
comunicato, direttamente dallo smartphone. Quando lei abbozza una difesa
(“esprimiti con parole tue”), la interrompono, arrivano sotto al palco. Ma è un
copione già visto più o meno a tutte le Feste dell’Unità a cui il ministro ha
partecipato. Costretta ad abbandonare la festa a Bologna, ad aprile, fischiata
a Roma, a luglio, fischiata a Torino. C’è da aspettarsi che sarà contestata
anche stasera, alla Festa nazionale di Milano, che ieri ha fischiato il
sottosegretario Enrico Zanetti, mentre difendeva gli 80 euro e ha accolto con
calore Pier Luigi Bersani, all’attacco di Renzi, come al solito. In questa
fase, la Giannini ha il ruolo di bersaglio, di scudo umano. Tanto la propaganda
renziana è partita all’attacco martedì, dopo l’uscita dei dati Istat sul
lavoro, con video messaggio del premier, grafici, tabelle, batteria di tweet
firmati Nomfup (alias Filippo Sensi, il portavoce del premier), con l’hashtag
#theysaid contro tutti quelli che avevano mostrato perplessità e pessimismo,
tanto mercoledì si notava una decisa assenza di dichiarazioni trionfaliste.
Sparito dai radar l’hashtag #labuonascuola. Giannini canta vittoria, come da
“contratto”, ma Renzi si guarda bene dal farlo. Perchè, visto che la riforma è
stata per lui un boomerang e pure un disastro comunicativo, potrebbe servire un
agnello sacrificale. Sempre lei, il ministro dell’Istruzione. “Per fare il
rimpasto, Renzi aspetta l’inizio dell’anno scolastico”, spiegava un
fedelissimo. Perché potrebbe decidere di sostituire anche lei. I posti da
riassegnare (ora mancano il ministro degli Affari regionali, il vice ministro
degli Esteri e un sottosegretario allo Sviluppo Economico) potrebbero
aumentare. Anche per essere offerti come merce di scambio nel voto delle
riforme e per rafforzare la maggioranza. Per iniziare, il premier potrebbe aver
bisogno di offrire un colpevole agli insegnanti in rivolta. Tutti voti in
caduta libera. Della Giannini il premier non sì è mai fidato: aveva provato a
commissariarla, con il sottosegretario, Davide Faraone. E soprattutto, nei
momenti cruciali della stesura del testo e della trattativa con i sindacati le
aveva affiancato Maria Elena Boschi. Era stata lei a prendere in mano il
dossier, sia dal punto di vista dei contenuti, che da quello della mediazione.
Adesso, si è del tutto allontanata dalla vicenda: è un volto da proteggere, non
è proprio il caso di associarla a una riforma perdente. Evidentemente, questa
scuola non è tanto buona.
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