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venerdì 4 settembre 2015

Il precario è il ministro Giannini

#LANONBUONASCUOLA La titolare dell’Istruzione è il bersaglio da offrire a fischi e contestazioni. E il premier sta pensando di sostituirla. Intanto sulle assunzioni la propaganda tace



Cara ministro, lei e il suo governo siete bocciati”. Festa dell’Unità di Torino, mercoledì sera. Nel giorno in cui escono i dati della fase “b” delle assunzioni per la scuola, sul palco a metterci la faccia c’è lei, Stefania Giannini, il ministro dell’Istruzione. È sempre lei che affronta la conferenza stampa nel pomeriggio. È lei che va a prendersi i fischi la sera. I contestatori stavolta sono gli Studenti indipendenti. Uno di loro legge un comunicato, direttamente dallo smartphone. Quando lei abbozza una difesa (“esprimiti con parole tue”), la interrompono, arrivano sotto al palco. Ma è un copione già visto più o meno a tutte le Feste dell’Unità a cui il ministro ha partecipato. Costretta ad abbandonare la festa a Bologna, ad aprile, fischiata a Roma, a luglio, fischiata a Torino. C’è da aspettarsi che sarà contestata anche stasera, alla Festa nazionale di Milano, che ieri ha fischiato il sottosegretario Enrico Zanetti, mentre difendeva gli 80 euro e ha accolto con calore Pier Luigi Bersani, all’attacco di Renzi, come al solito. In questa fase, la Giannini ha il ruolo di bersaglio, di scudo umano. Tanto la propaganda renziana è partita all’attacco martedì, dopo l’uscita dei dati Istat sul lavoro, con video messaggio del premier, grafici, tabelle, batteria di tweet firmati Nomfup (alias Filippo Sensi, il portavoce del premier), con l’hashtag #theysaid contro tutti quelli che avevano mostrato perplessità e pessimismo, tanto mercoledì si notava una decisa assenza di dichiarazioni trionfaliste. Sparito dai radar l’hashtag #labuonascuola. Giannini canta vittoria, come da “contratto”, ma Renzi si guarda bene dal farlo. Perchè, visto che la riforma è stata per lui un boomerang e pure un disastro comunicativo, potrebbe servire un agnello sacrificale. Sempre lei, il ministro dell’Istruzione. “Per fare il rimpasto, Renzi aspetta l’inizio dell’anno scolastico”, spiegava un fedelissimo. Perché potrebbe decidere di sostituire anche lei. I posti da riassegnare (ora mancano il ministro degli Affari regionali, il vice ministro degli Esteri e un sottosegretario allo Sviluppo Economico) potrebbero aumentare. Anche per essere offerti come merce di scambio nel voto delle riforme e per rafforzare la maggioranza. Per iniziare, il premier potrebbe aver bisogno di offrire un colpevole agli insegnanti in rivolta. Tutti voti in caduta libera. Della Giannini il premier non sì è mai fidato: aveva provato a commissariarla, con il sottosegretario, Davide Faraone. E soprattutto, nei momenti cruciali della stesura del testo e della trattativa con i sindacati le aveva affiancato Maria Elena Boschi. Era stata lei a prendere in mano il dossier, sia dal punto di vista dei contenuti, che da quello della mediazione. Adesso, si è del tutto allontanata dalla vicenda: è un volto da proteggere, non è proprio il caso di associarla a una riforma perdente. Evidentemente, questa scuola non è tanto buona.

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