VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

giovedì 3 settembre 2015

UNGHERIA - La stazione di Keleti, enclave siriana “Staremo qui fino all’ultimo treno”

Convogli vietati anche ieri per le migliaia di persone fuggite dalla guerra



Questa non è una bella foto”, dice Abdulhamid indicando una pagina del free press Metro, versione ungherese, che ha preso in metropolitana. “Ci fa sembrare cattivi”. Sposta l’indice sulla fila di poliziotti che scorta i turisti giù dal treno, mentre passano accanto ai migranti che due giorni fa hanno provato a prendere il treno per Monaco e sono stati fermati. La stazione di Keleti, a Budapest è ancora chiusa ai migranti e dall’ingresso principale non entrano più nemmeno i turisti.
Assedio alla stazione della Capitale ungherese - Ansa
Nella foto che ritrae il gruppo di ragazzi bloccati sulla banchina della stazione, c’è anche lui. Aspirante architetto di 22 anni, che ha lasciato la macchina fotografica in Siria. I vestiti invece li ha persi durante il viaggio in barcone, dalla Turchia alla Grecia. “Cosa penseranno i cittadini europei di noi?” Nella piazza davanti alla stazione, dove sono seduti da giorni i migranti, le notizie sull’Europa arrivano poco. Del premier Renzi che ha deciso di metterci la faccia e dell’Europa, che “tutta insieme – dice il presidente del Consiglio - deve gestire le politiche di rimpatrio”, neanche l’ombra. Il governo Orban ha cambiato strategia: la polizia è in assetto antisommossa e ferma nelle vie laterali alla stazione chiunque sembri un siriano, un afghano o dai tratti simili. In base all’istinto. Impedendogli di stazionare, cosa che era successa nei giorni precedenti, nei dintorni della piazza. Poi sceglie piccoli gruppi che carica in furgoni blindati, con le sbarre ai vetri. I migranti non si ribellano: ci sono molte famiglie e anche bambini piccoli chiusi lì dentro. “Li portiamo qualche metro più in là e poi li lasciamo liberi”, ci spiega un giovane poliziotto dopo molta insistenza. Spostamento inutile quanto poco credibile. Sono diretti nei campi per rifugiati nei dintorni di Budapest (Deprecen, Bicske, Vamosszabadi), dove sarebbero dovuti andare a farsi registrare, una volta arrivati in Ungheria, e che hanno scelto di evitare proprio per non farsi prendere le impronte digitali. MA LE PERSONE che protestano davanti alla stazione, più di un migliaio, praticamente non se ne accorgono. Quando si sparge la voce, qualcuno prova ad alzare i torni della protesta, chiede di entrare e invadere la stazione. È la seconda scintilla di ieri, dopo il lancio di una bottiglia di plastica contro il cordone della polizia da parte di un uomo. In entrambi i casi, i possibili ‘facinorosi’ vengono isolati dagli altri migranti. Le mamme sdraiate a terra con i bambini, chiedono loro di fare attenzione a non urtarli perché stanno dormendo. “Pensavo che arrivare qui sarebbe stato più semplice”, dice Abdulhamid ripensando al suo viaggio. Sono le due di pomeriggio, il sole è a picco e la piazza si è svuotata un po’. Ma lui sta seduto in prima fila per terra davanti ai poliziotti, con suo fratello e le sue due nipotine. “Perché non andiamo un po’ all’ombra? E dove dovremmo andare? Il nostro posto è qui, dobbiamo essere i primi a prendere il treno per la Germania”, risponde. Intanto all’uscita della metropolitana, dove dormono la maggior parte dei migranti, iniziano ad arrivare alcuni cittadini con borse della spesa piene di cibo, vestiti e sapone. I bagni così come i piccoli rubinetti posti al centro dello spazio sono troppo pochi per tutte le persone che vivono lì. La gara di solidarietà prosegue anche al parco dietro la stazione: “Abbiamo visto le immagini in televisione e siamo venuti qui”, spiega una coppia di pensionati ungheresi. “Di cos’altro avete bisogno?”, chiede ai volontari che stanno tentando di gestire la situazione di emergenza. O di farla sembrare normale: alcuni giocano con i bambini. Li rincorrono e li fanno disegnare. Ma anche la distribuzione del cibo diventa una lotta: per delle mele e delle banane quasi scoppia una rissa. Molti non provano nemmeno mettersi in fila per afferrarli. Alcuni ordinano una pizza gigante e la dividono a fetta: “Stiamo mangiando, Perché dovete riprenderci con la telecamera?”.

Nessun commento:

Posta un commento