VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

giovedì 3 settembre 2015

Il governo si scorda il Colle: il Jobs Act nasce già fuorilegge

I Verdi scoprono la violazione: per gli ultimi 4 decreti serviva la firma del Quirinale entro il 26 agosto. Replica: “È tutto ok”


Il Jobs Act rischia di essere fuori legge. Almeno nei quattro decreti legislativi all’esame delle Camere che devono essere approvati definitivamente dal Consiglio dei ministri. A scoprire la violazione del dettato costituzionale sono i Verdi di Angelo Bonelli che, con la senatrice Paola De Pin, ex M5S passata al movimento ecologista, hanno presentato un’interrogazione parlamentare. L’elemento di incostituzionalità potenziale riguarda le prerogative del Quirinale, la cui firma, secondo quanto previsto dalla legge delega, è necessaria per emanare il provvedimento. Firma che dovrebbe essere apposta “entro venti giorni dalla scadenza” del provvedimento. Il quale scade il 16 settembre. I venti giorni scadevano, quindi, il 26 agosto, quando il Parlamento dormiva e anche il governo era piuttosto assente. Il ministero del Lavoro, interpellato dal Fatto sulla possibile invalidazione dei decreti legislativi ha risposto sicuro: “Per quanto ci risulta, è un rischio che non esiste”. Eppure, chi ha redatto la nota per i Verdi non ha dubbi e li spiega con chiarezza. È la stesse legge delega a precisare i termini della questione. Al comma 10, infatti, si legge: “I decreti legislativi di cui ai commi 1, 3, 5, 7 e 8 del presente articolo (quelli da cui derivano i decreti legislativi in via di approvazione, ndr.) sono adottati nel rispetto della procedura di cui all'articolo 14 della legge 23 agosto 1988, n. 400”. La legge 400 è in bella evidenza sul sito ufficiale del governo. All’articolo 14, non solo spiega che “i decreti legislativi adottati dal Governo ai sensi dell’articolo 76 della Costituzione sono emanati dal Presidente della Repubblica con la denominazione di ‘decreto legislativo’ e con l’indicazione, nel preambolo della legge di delegazione, della deliberazione del Consiglio dei ministri e degli altri adempimenti del procedimento prescritti dalla legge di delegazione”. Quello che è più importante è che si precisa che “il testo del decreto legislativo adottato dal governo è trasmesso al Presidente della Repubblica, per la emanazione, almeno venti giorni prima della scadenza”. I venti giorni sono già passati e i decreti non sono ancora transitati per palazzo Chigi per l’ok definitivo. Stiamo parlando dei quattro testi che riguardano il riordino dei servizi ispettivi, gli ammortizzatori sociali, la semplificazione degli adempimenti e le politiche attive. Pezzi significativi del provvedimento per i quali, però, la firma del Presidente della Repubblica potrebbe essere aggirata e resa superflua. Chi ha studiato il caso ricorda il precedente, avvenuto nel 2002, con il governo Berlusconi, quando la giurisprudenza ritenne addirittura “clamoroso” che Berlusconi avesse inviato un decreto legislativo in Parlamento lo stesso giorno della sua emanazione. Ma si trattava del Codice della Strada e nessuno si sarebbe sognato di fare ricorso contro una legge di questo tipo. L’importanza dell’articolo 14 della legge 400, del resto, è confermata da un’al - tra sentenza della Consulta del 2000. L’effetto, dunque, potrebbe essere quello di un “vizio formale” nell’ambito del procedimento di emanazione dei decreti attuativi del Jobs Act, il quale comporta un eccesso di delega, non avendo il Governo rispettato termini e modalità indicati dal Parlamento per l’esercizio della delega stessa. Il governo, a giudicare dalla sua risposta, potrebbe non tenerne conto e andare avanti. A quel punto potrebbero fioccare i ricorsi. Chi reputasse ingiusto uno dei provvedimenti contenuti nei quattro decreti potrebbe invocarne, presso un Tribunale, l’incostituzionalità. Il contenzioso giudiziario potrebbe avere esiti imprevedibili.

Nessun commento:

Posta un commento