Porta a Porta - In studio arrivano figlia
e nipote del boss
Vittorio
Critiche dal Campidoglio e dagli stessi vertici Rai.
Solo
parte della destra in difesa
Bruno Vespa non capisce la polemica. È convinto di incarnare
lo spirito del servizio pubblico e considera normale la puntata di Porta a
Porta di martedì, il commento al funerale del boss Vittorio Casamonica e la
riabilitazione in televisione di un clan di Roma. Un’originale espiazione,
perché consumata senza ammettere le colpe. Non capisce l’indignazione di
Ignazio Marino & C.
Nel mitologico studio con le poltrone bianche, un’enclave di
viale Mazzini che va oltre la giurisdizione dell’azienda (Vespa resiste a tutto
e tutti), il giornalista ha invitato i parenti di Vittorio, una figlia molto
loquace, un nipote con velleità artistiche (pare abbia scritto una canzone),
l’avvocato di famiglia e un paio di giornalisti. Vespa sarà andato a dormire
sereno. Al risveglio, la sorpresa. Il sindaco Marino furioso. Mezzo Campidoglio
in protesta: l’altra metà del Campidoglio, capeggiata da Gianni Alemanno,
approva. Il blog di Beppe Grillo: “Servizio pubblico paramafioso”. Una
dichiarazione di Matteo Orfini, presidente dem di recente conversione renziana:
“Offrire un palcoscenico ai Casamonica è un errore grave”. Vespa non s’è
scomposto. Non ha subito replicato. La famiglia Casamonica, riconoscente, ha
ringraziato il famoso conduttore. Il mai esaustivo indice d’ascolto l’ha
premiato: il funerale tira più di Matteo Renzi, 1,34 milioni di telespettatori
(14,7% di share) contro 1,2 del giorno prima, che poi era l’esordio di Porta a
Porta, stagione numero 21. Per risolvere la faccenda, che un po’di fastidio
avrà creato a Vespa, ma non troppo perché Giancarlo Leone (direttore di Rai1)
s’è presto schierato in difesa del collega Bruno, Porta a Porta ha pensato di
rimediare con un’intervista all’assessore Alfonso Sabella, magistrato in
aspettativa.
In giunta al Campidoglio, Sabella è responsabile legalità e
dunque, in questa circostanza, deputato dal sindaco-chirurgo al ripristino di
un po’ di legalità sul tema Casamonica. Ottimo. Risolto. Ancora una volta,
Vespa l’ha sfangata. Non è proprio così. Perché Vespa, forse, ha trascurato la
reazione di Antonio Campo Dall’Orto, il direttore generale di matrice renziana.
Il dg non ha interferito durante la gestazione del caso Vespa, ma a un collaboratore
ha consegnato il suo giudizio sulla puntata: “Questo non è il servizio pubblico
che ho in testa”. Nessun colloquio, nessuna telefonata. Niente.
Allora
va rivalutato e riletto, e magari sarà prezioso a Vespa per intendere meglio la
questione e soprattutto la dimensione dell’obbrobrio che ha allestito secondo
il dg Campo Dall’Orto, il raffinato (e sprezzante) ragionamento di Guelfo
Guelfi, catapultato nel consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini per esplicito
desiderio di Renzi: “Approfondimenti”. Si chiamano così. Ripassano sul caso e
lo espongono. Era così con i plastici, con i corpi, con le violenze sui corpi.
D’altra parte Porta a Porta è normalmente in seconda serata. Le fasce protette
dormono e le fasce morbose fanno l’indice d’ascolto. Ieri – continua –
rientrando a casa saranno state le 11 e mezzo, accendo la tv e c’è l’approfondi
- mento sul caso. Meno male il morto era già morto e seppellito, compresi i
petali che cadevano dal cielo. La figlia sosteneva: ‘Embè noi facciamo sempre così,
maronna mia quanto la fate lunga’, e nemmeno di nascosto, esibendo pendagli,
rideva, Vespa si fregava le mani. Ieri ho passato la giornata in Rai a Roma, ci
sono così tante cose da fare”. Vespa non accetta obiezioni. Per l’intera
giornata ha assistito al dividersi dell’emiciclo parlamentare. Un pezzetto di
centrosinistra (non tutto, perché la terza Camera di Rai1 è ambita) l’ha
criticato; il blocco di centrodestra l’ha protetto con passione; in particolare
Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, insomma quei politici che
fanno di Porta a Porta un luogo essenziale per la loro attività. Vespa in
cattedra, disarmato, senza l’ormai consueta bacchetta che utilizza per
illustrare i suoi grafici, ieri ha spiegato il giornalismo ai telespettatori (anche
al dg?) di Rai1: “Credo che il servizio pubblico debba trattare tutto, il
problema è di come lo tratta. Io ritengo che noi abbiamo trattato la vicenda
come debba essere trattata dal servizio pubblico”. Per Campo Dall’Orto è
l’esatto contrario. Ma Vespa non s’è limitato a una snella precisione. No, ha
chiamato in causa Enzo Biagi, che non potrà mai ribattere: “Quando Biagi ha
intervistato Sindona e Buscetta o quando Santoro ha intervistato Massimo
Ciancimino, c’erano forse le vittime? Lasciateci fare il nostro mestiere”. Porta
a Porta ha attraversato vent’anni di televisione, undici governi, ha accolto il
mendace patto con gli italiani di Berlusconi, ha prodotto plastici in quantità
industriale, ha affastellato cronache nere, rosa e gialli di Cogne. Adesso Vespa inciampa, nei Casamonica in tv. Ha la reazione di sempre: nulla mi tange.
Stavolta, però, il direttore generale non è d’accordo: “Episodi come questo
rendono evidente la necessità di una riflessione sul servizio pubblico”. Sarà
solo una riflessione? Un argomento interessante anche per Porta a Porta.
“Papà come Wojtyla, il Papa buono ” “Il padrino lo piaceva”
Gli incredibili dialoghi tra il decano dei giornalisti Rai
e
gli eredi del defunto capo della famiglia di Roma Est
Il Padrino atto II. Da Bruno Vespa, a Porta a Porta su
Raiuno. Casamonica Show nel senso di Vera, figlia del boss Vittorio, e un po’ anche
del nipote Vittorino, presentato come “cantautore che ha scritto una canzone
con i Cugini di Campagna” ma col papà agli arresti domiciliari, condannato in
primo grado per estorsione. Presente anche l’avvocato storico della famiglia
Casamonica, Mario Giraldi. Questi gli sketche i monologhi salienti. Due
giornalisti come comparse, Sarzanini del Corsera e Cusenza, direttore del
Messaggero.
LA COLONNA SONORA
Bruno Vespa: La musica del Padrino, beh insomma evoca
una persona non proprio limpida.
Vera Casamonica: Non è vero, il Padrino è un film,
papà mio lo piaceva quel film e lo piaceva anche la musica, e noi quando lui è defunto
abbiamo fatto come lui ha desiderato.
IL PANTALONE BLU
Vespa: Quei manifesti con suo padre mascherato da
papa, insomma dai, un po’ di cattivo gusto. Vera Casamonica: Non è
vestito da papa, lui vestiva così e il pantalone è blu, vi faccio vedere le foto,
da sotto è blu. Voi lo avete interpretato così, però non è così.
ERA UN PO’ VIZIATO
Vespa: Suo padre a 13 anni ha cominciato a trafficare
coi motorini, a 17 aveva una Ferrari.
Vera Casamonica: Quella Ferrari l’ha comprata da
Armando Trovajoli, nonno era un grande commerciante di cavalli, era amante del
motore, lui vendette la macchina anche a Little Tony. Se l’aiutava il papà che
ce sta de male era l’ultimo figlio era un po’ viziato.
Mario Giraldi: Vittorio Casamonica faceva la Dolce
Vita, spendeva i soldi nei night.
LO CHIAMAVAMO PAPA
Vera Casamonica: Non siamo sinti, siamo abruzzesi,
italiani cent per cent, coi campi nomadi non c’entriamo niente, lui ha
conquistato il cuore nostro, di noi zingari di Roma, non c’entra nulla con la
Mafia Capitale, lo volete interpretare voi così, non era intenzione nostra
offendere il Paese. Lo chiamavamo papa perché era troppo buono, come papa
Francesco. Lui metteva pace. Era il capo spirituale della nostra famiglia. Quella
foto è recente mica l’abbiamo fatta adesso, e quella croce è stata rubata
dentro casa 4 anni fa. Stanno tutti vestiti di bianco qui dentro (la foto, ndr)
sono tutte papesse?
MA LEI PERCHÉ MI HA CHIAMATO?
Vera Casamonica: Ma lei mi ha chiamato per mettere
tutta questa famiglia in giro oppure mi ha chiamato per difendere papà mia?
Siamo mille persone, le cattive persone stanno in mezzo a tutti. Ma io non ho
mai preso una multa.
I BAGNI DA LELÈ E MARRON
Vera Casamonica: Papà non era un boss si andava a
curare negli ospedali pubblici. Papà ha combattuto contro una grande malattia,
una malattia seria. Per noi lui era un re. Voi mi state a ridì dei parenti mia,
ma a me dei parenti mia non m’importa nulla. Lui era un papà buono a Natale ci
regalava le bottiglie di champagne, non mi ha mai maltrattata. Voi l’avete interpretato
un po’male. Assomiglia al papa? Allora al papa buono, a papa Wojtyla. Guarda
che faccia buona: e tu lo chiami boss? Lo sfarzo? I bagni? Noi ci teniamo alla
pulizia, gli altri sono zozzi, io avevo i rubinetti modello Cristina si sono
rotti e sono andati da Lelè e Marron (Leroy Merlin, ndr)
NON LI CHIAMEREI DELINQUENTI
Vespa: Non siamo riusciti a trovare un Casamonica che
abbia fatto illeciti. Siete una piccola bomboniera virtuosa.
Mario Giraldi: Non li chiamerei delinquenti,
piuttosto persone che hanno avuto problemi con la giustizia.
Vera Casamonica: Bravo l’avvocato.
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