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giovedì 10 settembre 2015

Casamonica, Vespa nei guai fa il martire: “Io come Biagi”

Porta a Porta - In studio arrivano figlia
e nipote del boss Vittorio
Critiche dal Campidoglio e dagli stessi vertici Rai.
Solo parte della destra in difesa




Bruno Vespa non capisce la polemica. È convinto di incarnare lo spirito del servizio pubblico e considera normale la puntata di Porta a Porta di martedì, il commento al funerale del boss Vittorio Casamonica e la riabilitazione in televisione di un clan di Roma. Un’originale espiazione, perché consumata senza ammettere le colpe. Non capisce l’indignazione di Ignazio Marino & C.
Nel mitologico studio con le poltrone bianche, un’enclave di viale Mazzini che va oltre la giurisdizione dell’azienda (Vespa resiste a tutto e tutti), il giornalista ha invitato i parenti di Vittorio, una figlia molto loquace, un nipote con velleità artistiche (pare abbia scritto una canzone), l’avvocato di famiglia e un paio di giornalisti. Vespa sarà andato a dormire sereno. Al risveglio, la sorpresa. Il sindaco Marino furioso. Mezzo Campidoglio in protesta: l’altra metà del Campidoglio, capeggiata da Gianni Alemanno, approva. Il blog di Beppe Grillo: “Servizio pubblico paramafioso”. Una dichiarazione di Matteo Orfini, presidente dem di recente conversione renziana: “Offrire un palcoscenico ai Casamonica è un errore grave”. Vespa non s’è scomposto. Non ha subito replicato. La famiglia Casamonica, riconoscente, ha ringraziato il famoso conduttore. Il mai esaustivo indice d’ascolto l’ha premiato: il funerale tira più di Matteo Renzi, 1,34 milioni di telespettatori (14,7% di share) contro 1,2 del giorno prima, che poi era l’esordio di Porta a Porta, stagione numero 21. Per risolvere la faccenda, che un po’di fastidio avrà creato a Vespa, ma non troppo perché Giancarlo Leone (direttore di Rai1) s’è presto schierato in difesa del collega Bruno, Porta a Porta ha pensato di rimediare con un’intervista all’assessore Alfonso Sabella, magistrato in aspettativa.
In giunta al Campidoglio, Sabella è responsabile legalità e dunque, in questa circostanza, deputato dal sindaco-chirurgo al ripristino di un po’ di legalità sul tema Casamonica. Ottimo. Risolto. Ancora una volta, Vespa l’ha sfangata. Non è proprio così. Perché Vespa, forse, ha trascurato la reazione di Antonio Campo Dall’Orto, il direttore generale di matrice renziana. Il dg non ha interferito durante la gestazione del caso Vespa, ma a un collaboratore ha consegnato il suo giudizio sulla puntata: “Questo non è il servizio pubblico che ho in testa”. Nessun colloquio, nessuna telefonata. Niente.
Allora va rivalutato e riletto, e magari sarà prezioso a Vespa per intendere meglio la questione e soprattutto la dimensione dell’obbrobrio che ha allestito secondo il dg Campo Dall’Orto, il raffinato (e sprezzante) ragionamento di Guelfo Guelfi, catapultato nel consiglio d’amministrazione di Viale Mazzini per esplicito desiderio di Renzi: “Approfondimenti”. Si chiamano così. Ripassano sul caso e lo espongono. Era così con i plastici, con i corpi, con le violenze sui corpi. D’altra parte Porta a Porta è normalmente in seconda serata. Le fasce protette dormono e le fasce morbose fanno l’indice d’ascolto. Ieri – continua – rientrando a casa saranno state le 11 e mezzo, accendo la tv e c’è l’approfondi - mento sul caso. Meno male il morto era già morto e seppellito, compresi i petali che cadevano dal cielo. La figlia sosteneva: ‘Embè noi facciamo sempre così, maronna mia quanto la fate lunga’, e nemmeno di nascosto, esibendo pendagli, rideva, Vespa si fregava le mani. Ieri ho passato la giornata in Rai a Roma, ci sono così tante cose da fare”. Vespa non accetta obiezioni. Per l’intera giornata ha assistito al dividersi dell’emiciclo parlamentare. Un pezzetto di centrosinistra (non tutto, perché la terza Camera di Rai1 è ambita) l’ha criticato; il blocco di centrodestra l’ha protetto con passione; in particolare Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, insomma quei politici che fanno di Porta a Porta un luogo essenziale per la loro attività. Vespa in cattedra, disarmato, senza l’ormai consueta bacchetta che utilizza per illustrare i suoi grafici, ieri ha spiegato il giornalismo ai telespettatori (anche al dg?) di Rai1: “Credo che il servizio pubblico debba trattare tutto, il problema è di come lo tratta. Io ritengo che noi abbiamo trattato la vicenda come debba essere trattata dal servizio pubblico”. Per Campo Dall’Orto è l’esatto contrario. Ma Vespa non s’è limitato a una snella precisione. No, ha chiamato in causa Enzo Biagi, che non potrà mai ribattere: “Quando Biagi ha intervistato Sindona e Buscetta o quando Santoro ha intervistato Massimo Ciancimino, c’erano forse le vittime? Lasciateci fare il nostro mestiere”. Porta a Porta ha attraversato vent’anni di televisione, undici governi, ha accolto il mendace patto con gli italiani di Berlusconi, ha prodotto plastici in quantità industriale, ha affastellato cronache nere, rosa e gialli di Cogne. Adesso Vespa inciampa, nei Casamonica in tv. Ha la reazione di sempre: nulla mi tange. Stavolta, però, il direttore generale non è d’accordo: “Episodi come questo rendono evidente la necessità di una riflessione sul servizio pubblico”. Sarà solo una riflessione? Un argomento interessante anche per Porta a Porta.


“Papà come Wojtyla, il Papa buono ” “Il padrino lo piaceva”

Gli incredibili dialoghi tra il decano dei giornalisti Rai
e gli eredi del defunto capo della famiglia di Roma Est


Il Padrino atto II. Da Bruno Vespa, a Porta a Porta su Raiuno. Casamonica Show nel senso di Vera, figlia del boss Vittorio, e un po’ anche del nipote Vittorino, presentato come “cantautore che ha scritto una canzone con i Cugini di Campagna” ma col papà agli arresti domiciliari, condannato in primo grado per estorsione. Presente anche l’avvocato storico della famiglia Casamonica, Mario Giraldi. Questi gli sketche i monologhi salienti. Due giornalisti come comparse, Sarzanini del Corsera e Cusenza, direttore del Messaggero.

LA COLONNA SONORA
Bruno Vespa: La musica del Padrino, beh insomma evoca una persona non proprio limpida.
Vera Casamonica: Non è vero, il Padrino è un film, papà mio lo piaceva quel film e lo piaceva anche la musica, e noi quando lui è defunto abbiamo fatto come lui ha desiderato.

IL PANTALONE BLU
Vespa: Quei manifesti con suo padre mascherato da papa, insomma dai, un po’ di cattivo gusto. Vera Casamonica: Non è vestito da papa, lui vestiva così e il pantalone è blu, vi faccio vedere le foto, da sotto è blu. Voi lo avete interpretato così, però non è così.

ERA UN PO’ VIZIATO
Vespa: Suo padre a 13 anni ha cominciato a trafficare coi motorini, a 17 aveva una Ferrari.
Vera Casamonica: Quella Ferrari l’ha comprata da Armando Trovajoli, nonno era un grande commerciante di cavalli, era amante del motore, lui vendette la macchina anche a Little Tony. Se l’aiutava il papà che ce sta de male era l’ultimo figlio era un po’ viziato.
Mario Giraldi: Vittorio Casamonica faceva la Dolce Vita, spendeva i soldi nei night.

LO CHIAMAVAMO PAPA
Vera Casamonica: Non siamo sinti, siamo abruzzesi, italiani cent per cent, coi campi nomadi non c’entriamo niente, lui ha conquistato il cuore nostro, di noi zingari di Roma, non c’entra nulla con la Mafia Capitale, lo volete interpretare voi così, non era intenzione nostra offendere il Paese. Lo chiamavamo papa perché era troppo buono, come papa Francesco. Lui metteva pace. Era il capo spirituale della nostra famiglia. Quella foto è recente mica l’abbiamo fatta adesso, e quella croce è stata rubata dentro casa 4 anni fa. Stanno tutti vestiti di bianco qui dentro (la foto, ndr) sono tutte papesse?

MA LEI PERCHÉ MI HA CHIAMATO?
(Dopo un servizio sugli affari illeciti dei Casamonica a Roma, Vera Casamonica si innervosisce)
Vera Casamonica: Ma lei mi ha chiamato per mettere tutta questa famiglia in giro oppure mi ha chiamato per difendere papà mia? Siamo mille persone, le cattive persone stanno in mezzo a tutti. Ma io non ho mai preso una multa.

I BAGNI DA LELÈ E MARRON
Vera Casamonica: Papà non era un boss si andava a curare negli ospedali pubblici. Papà ha combattuto contro una grande malattia, una malattia seria. Per noi lui era un re. Voi mi state a ridì dei parenti mia, ma a me dei parenti mia non m’importa nulla. Lui era un papà buono a Natale ci regalava le bottiglie di champagne, non mi ha mai maltrattata. Voi l’avete interpretato un po’male. Assomiglia al papa? Allora al papa buono, a papa Wojtyla. Guarda che faccia buona: e tu lo chiami boss? Lo sfarzo? I bagni? Noi ci teniamo alla pulizia, gli altri sono zozzi, io avevo i rubinetti modello Cristina si sono rotti e sono andati da Lelè e Marron (Leroy Merlin, ndr)

NON LI CHIAMEREI DELINQUENTI
Vespa: Non siamo riusciti a trovare un Casamonica che abbia fatto illeciti. Siete una piccola bomboniera virtuosa.
Mario Giraldi: Non li chiamerei delinquenti, piuttosto persone che hanno avuto problemi con la giustizia.
Vera Casamonica: Bravo l’avvocato.

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