VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

domenica 31 gennaio 2016

Voto a Napoli, sulle liste caos a 5 Stelle - Brucia ancora la ferita per la vicenda Quarto

Sotto al Vesuvio - Ancora in forse la partecipazione. 
Alle 19.30 Patrizio Rispo, l’attore di Un Posto al Sole, il volto noto tra gli attivisti partenopei del M5S, se ne va in anticipo dalla riunione dichiarandosi “agitato: mi aspettavo una parola di chiarezza sulla partecipazione del Movimento alle amministrative di Napoli, chiarezza che non è arrivata”. E la presenza del M5S al voto nella terza città d’Italia è ancora in dubbio, sospesa tra la prudenza di Roberto Fico (“il rischio di non partecipare non è definitivamente fugato”) e il piglio di Luigi Di Maio venerdì in piazza dei Martiri (“individueremo a breve il candidato”).
IL MEETUP di Napoli si è riunito ieri pomeriggio nell’aula “Silvia Ruotolo” della Municipalità del Vomero, in sala un centinaio tra iscritti e movimentisti. Al centro, il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico e altri parlamentari locali: Salvatore Micillo, Vega Colonnese, Paola Nugnes. Tra quattro mesi a Napoli si vota, ci sono già quattro candidati sindaci a vario titolo in campo – l’uscente Luigi de Magistris, l’azzurro Gianni Lettieri, il dem Antonio Bassolino e Valeria Valente, che ieri ha ufficializzato la discesa in campo nelle primarie Pd “perché c’è bisogno di una svolta”, ovvero finalmente le correnti interne si sono messe l’animo in pace – ma il M5S si macera in interrogativi e attendismi. Poco prima di iniziare l’incontro con la base, Fico ha dato qualche indicazione ai cronisti: “Se il rischio di non fare le liste a Napoli è fugato? Mai niente è definitivamente fugato. Comunque oggi non decidiamo il candidato sindaco, il percorso di designazione potremmo chiuderlo a breve. Potremmo individuarlo attraverso il web con il metodo della rete certificata degli iscritti. E ribadisco: no ad accordi di desistenza con de Magistris, non ci sono stati incontri segreti, sono stupidaggini enormi, voci vigliacche”. In aula però introduce il dibattito senza parlare delle comunali. Torna sul caso Quarto, se la prende coi media che gli hanno dedicato un’attenzione “che nemmeno agli attentati di Parigi”, il Pd che l’ha strumentalizzato, mette in relazione la legge che ha rifinanziato l’editoria con l’attacco concentrico di certe testate, a cominciare da Il Mattino dei Caltagirone.
Sì, ma il voto a Napoli? Non sembra la principale preoccupazione nemmeno tra gli iscritti. Prima di sentirne parlare, si dibatte su Quarto, indagini Dda a Pozzuoli, bonifiche non fatte e un accenno di processo a due esponenti grillini chiamati a spiegare la loro partecipazione nel dicembre 2014 a un tavolo programmatico di Vincenzo De Luca: era la campagna elettorale per le primarie Pd in Campania, preistoria. La grillina non ci sta e si sfoga: “Ma viviamo in un universo parallelo?” Cita Rosa Capuozzo che aveva citato don Milani: “Abbiamo le mani pulite, ma sporchiamocele”. Insomma, per ascoltare qualcosa su Napoli deve trascorrere quasi un’ora. Quarto è una ferita che brucia. La paura che ciò si ripeta paralizza il dibattito sul capoluogo. Due attivisti dicono chiaramente: “Al momento le condizioni per fare le liste a Napoli non ci sono. Non c’è unità di intenti al nostro interno, manca un percorso condiviso”. Uno parla di “meetup spaccato in due” e non aggiunge chiarimenti. Fico ascolta e alla fine propone una sorta di casting per le candidature: oggi pubblicherà un post che indicherà i luoghi dove gli aspiranti candidati potranno consegnare il curriculum. Chi li vaglierà? Si pensa a un comitato composto da lui, da altri parlamentari e da un delegato regionale. E forse finalmente la riserva sulla partecipazione verrà sciolta. Forse.

Riecco il partito delle Assicurazioni: emendamenti per tagliare i risarcimenti

Ddl Concorrenza - L’Ania ci riprova con proposte fotocopia: meno soldi per i danni gravi 
In maniera forse poco elegante, a Napoli dicono “chiagne e fotte”, vecchio adagio che conoscono anche le compagnie assicurative. Giovedì, infatti, l’Ansa lanciava l’allarme: “Una pioggia di emendamenti al ddl Concorrenza rischia di portare a un nuovo aumento dei prezzi dell’Rc auto”.
Ad essere preoccupato per le tasche degli automobilisti, si scopre, è il direttore generale di Ania, la Confindustria delle assicurazioni, Dario Focarelli: colpa, ci racconta, di una serie di emendamenti presentati in Senato al ddl Concorrenza da M5S, Forza Italia e Sel. Mentre piange sulle proposte delle opposizioni - dunque con scarsa speranza di approvazione - l’attacco che Ania porta per l’ennesima volta agli interessi dei suoi clienti è di ben altra portata: emendamenti fotocopia - a volte con motivazione “copia e incolla ” da documenti delle compagnie - firmati da senatori di maggioranza e dai vertici della commissione Industria (tranne il presidente Mucchetti), competente sul ddl Concorrenza. Prima di entrare nel merito, va ricordato che - come spesso capita - la legge era uscita dal Consiglio dei ministri già nella forma voluta da Ania: al ministero dello Sviluppo ci sono antichi e solidi amici delle assicurazioni. Alla Camera però, grazie a una rivolta all’in ter no dello stesso Pd, le parti più scandalose erano state cassate. Per questo ora ci riprovano. La squadra d ei proponenti è variegata: c’è Francesco Scalia, segretario della commissione Industria, ras del Pd a Frosinone, avvocato dello studio Tonucci, che “assiste le principali compagnie assicurative” (spiega il sito). Scalia è spiacevolmente coinvolto pure nel caso dell’aeroporto di Frosinone e in quello dei rimborsi nel consiglio regionale del Lazio ai tempi di Batman Fiorito; inchiesta in cui figura il collega di partito Bruno Astorre, pure lui firmatario di emendamenti Ania. All’attacco vanno, tra gli altri, pure i due vicepresidenti della commissione Industria: Paola Pelino (Forza Italia) e Aldo Di Biagio, già finiano oggi in Ncd, come Federica Chiavaroli, moglie di un broker assicurativo, neo-sottosegretario alla Giustizia e anche lei preoccupata delle sorti delle assicurazioni, come già di altre lobby tipo quella del gioco d’azzardo. Le proposte sono un potpourri di quelle che Ania avanza da anni, ma non ha (ancora) portato a casa: il governo Monti, però, ha già regalato alle compagnie una legge sui “micro-danni” - tipo il colpo di frusta - che ha fatto diminuire i risarcimenti di un miliardo e dispari l’anno (dati Ania). Cosa chiede la lobby? Di tutto. Ci sono, per dire, 4 emendamenti identici per rendere legali le “clausole vessatorie” (e, se le chiamano così, un motivo ci sarà), mentre un’altra decina vuole sterilizzare gli sconti tariffari obbligatori. E ancora: proposte per rendere più difficoltoso - solo per gli assicurati - ricorrere alla magistratura o presentare testimoni (idea del governo che alla Camera fu definita “incostituzionale”), altre per far decadere il diritto al risarcimento in 90 giorni o escludere sanzioni per violazione delle norme sulle “scatole nere”. E poi c’è l’ossessione di Ania, che prova da anni - aiutata dai governi - a tagliare i risarcimenti anche per i “macro-danni”. Il problema delle compagnie sono le “Tabelle del Tribunale di Milano”, scientificamente inappuntabili e in uso in tutta Italia: due emendamenti fotocopia vogliono sostituirle con Tabelle ministeriali già predisposte nel 2011 (ai tempi dell’assicurato - re Berlusconi) e che tagliano i risarcimenti dal 30 al 50% anche per cosette tipo la perdita di un braccio o la morte. Ma la fantasia non ha limiti: se si fallisce il bersaglio grosso si può togliere dalle Tabelle almeno il “danno alla persona” o quello “morale” o, già che ci siamo, tagliarlo pure alle vittime di malasanità. I voti in commissione iniziano questa settimana e ancora non è chiaro cosa farà il governo: alla fine, in ogni caso, si capirà se Ania, oltre a chiagnere, riesce anche fare quell’altra cosa.

sabato 30 gennaio 2016

Lo sapevi che..... Consigli sull'uso dei programmi social

‪#‎CONSIGLIUTILI: La voglia di essere protagonisti ci spinge a pubblicare sui social foto e informazioni di vario tipo, in questo post ti spiegheremo, per proteggere la tua privacy, cosa non pubblicare mai su Facebook, Twitter e altri Social.Quello che ha reso Facebook, Twitter e gli altri social network popolari, è il fatto di poter pubblicare velocemente pensieri, video, immagini e link. Quando siamo online però, abbiamo la pessima abitudine di "parlare" troppo condividendo con gli amici, e non solo con loro, informazioni pericolose per la nostra privacy o quella di altri. Spesso svendiamo la nostra vita che nel mondo reale non riveleremmo mai. Il problema è che ci dimentichiamo che dall'altra parte, dietro un monitor, ci sono persone spesso diverse da come appaiono in Rete. Il peggio è, poi, pubblicare foto che crediamo innocenti, quando poi per gli altri non lo sono affatto.
Per caso hai pubblicato una foto scattata in bagno o con abbigliamento succinto? Ebbene, nel migliore dei casi, è sicuramente stata vista dai tuoi amici, ma in base alle impostazioni della privacy del social potrebbe essere stata vista dagli amici degli amici, e non è detto che possa farti piacere.
E che dire di quando hai sbandierato ai quattro venti che andavi in vacanza lasciando casa incustodita? E' in pratica come appendere un cartellone alla porta di casa con su scritto: "la casa è libera, sono in vacanza, rubate pure". Insomma prima di pubblicare qualsiasi cosa, è bene dare un'occhiata, qui sotto, a cosa non pubblicare mai su Facebook, Twitter e altri Social.
Niente Minori: se hai figli o nipoti, evita di pubblicare le loro foto. Si è vero, è bello condividere ogni momento con parenti ed amici più cari, ma i social network e più in generale Internet, sono ormai luogo di caccia per soggetti poco raccomandati. Meglio evitare.
Foto compromettenti: se vuoi fare buona impressione ad un colloquio di lavoro, evita di postare foto che ti ritraggono in atteggiamenti equivoci, come bere o fare una bravata. Ricorda le aziende oramai controllano anche i profili social dei vari candidati.
Non sfruttare il dolore: sei un cacciatore di "Mi Piace"?, evita di sfruttare la sofferenza altrui solo per far scalpore o per una tua piccola soddisfazione. Evita di condividere foto di persone o animali malati, torturati o mutilati. E' decisamente di cattivo gusto.
Foto segnaletiche: non postare sui social una foto della tua carta d'identità o della tua patente di guida con il solo scopo di mostrare il tuo cambiamento estetico. Faresti vedere a mezzo mondo gli estremi del tuo documento e qualcuno potrebbe usarli impunemente al posto tuo.
Selfie: vuoi postare un selfie su Facebook e altri social? Va benissimo, magari però evita di farlo mentre stai guidando o camminando in luogo poco sicuro. Mettere una foto sui social non significa rischiare la propria vita.
Foto con scollatura: se i tuoi intenti sono ben diversi dal darti alle facili conquiste online, evita di postare foto in bikini o che ti ritraggono in vestiti troppo scollati e provocanti. Potresti attirare l'attenzione di stalker davvero fastidiosi.
Attenzione. Dopo queste indicazioni di massima, ti segnalo cosa è meglio evitare di pubblicare su Facebook, Twitter e altri social:
Nessun recapito: non dare mai il tuo indirizzo, numero di telefono o altri dati personali che vorresti tenere privati. Ricorda che a leggerli non sono solo i tuoi amici.
Nessun commento sul lavoro: non postare mai commenti poco lusinghieri sull'azienda per la quale si lavora o sui propri superiori. Rischi di essere licenziato.
Non dare confidenza agli sconosciuti: non accettare richieste di amicizia da parte di sconosciuti. Se si tratta di persone che non conosci potresti fare incontri davvero spiacevoli.
Non cliccare "Mi Piace" a tutto: Non cliccare "Mi Piace" a qualsiasi post. Almeno una volta non sarai d'accordo con tutto quel che dicono gli altri, vero?
Non chiedere troppo: una delle cose più odiose di Facebook è lo spam con continue richieste di aiuto per un gioco o qualche altra cosa. Non farlo, rischieresti di provocare una maledizione da parte degli altri verso di te.
Nessuna informazione riservata: se devi comunicare qualcosa di riservato ad un contatto, fallo inviandogli un messaggio e non scrivendo sulla sua bacheca. Scrivere "ieri sera è stato bellissimo" potrebbe creare dei seri guai!
Niente Geotagging: se vuoi un po' di privacy, cancella le informazioni di geotagging e i servizi di localizzazione di smartphone e tablet. App e foto potrebbero svelare dove sei.
Inviti a Go-Go: invitare tutti i contatti a un evento è un'ottima idea. Peccato che per problemi logistici, non tutti possono partecipare, quindi prima di far partire inviti a tappeto, pensaci.

venerdì 29 gennaio 2016

#5giornia5stelle del 29 Gennaio 2015 - #labandaditalia2

Lo sapevate? Il Salvabanche non solo è un decreto pessimo, ma è addirittura illegittimo! Ci spiega tutti i dettagli Alessio Villarosa, che poi ci invita a condividere il più possibile l'importante informazione. Per questo vogliamo ricorrere al TAR: i risparmi dei cittadini non dovevano essere azzerati.
Al Senato intanto arriva la sfiducia contro un esecutivo che ha fatto pagare i suoi errori e i suoi inciuci ai risparmiatori. Come sottolinea giustamente Giarrusso, questo governo è pericoloso x tutti.
Ancora sulle banche, e su Padoan che è andato a Bruxelles con il suo piano Bad Bank. Il nostro bravissimo Marco Zanni ci fa un chiaro spiegone sull'EU e gli aiuti di Stato, e su come sia differente il trattamento "salvataggi" tra il nulla offerto ai cittadini e il tanto riservato alle banche.
Alla Camera si parla di multe, ormai diventate un sistema con cui i Comuni fanno cassa per tamponare i disastrati bilanci. Paola Carinelli chiede allora chiarezza sulla destinazione dei proventi delle multe, non si sa che fine facciano soldi che invece dovrebbero essere destinati alla sicurezza stradale.
E poi ancora l'ILVA, riguardo alla quale il governo ha fatto da scudo solo alla finanza e agli amici suoi. Per noi, ricorda Wilma Moronese, andava riconvertita e fatte le bonifiche, che avrebbero portato opportunità di lavoro ai tarantini che finora hanno avuto solo veleni.
Sicuramente avrete sentito dello scandalo per l'olio della Tunisia, a cui la UE ha offerto condizioni speciali che metteranno in ginocchio il nostro settore olivicolo già colpito dal caso Xylella. Da Bruxelles, i nostri Borrelli, Beghin e Corrao denunciano come i parlamentari del PD abbiano votato a favore del trattato. E' questa l'"unione" tanto sbandierata in Europa?
E a proposito del nostro martoriato territorio, Roberto Fico alla Camera si occupa ancora della periferia di Napoli più avvelenata che mai. Acqua, aria, terreno, tutto contribuisce ad aumentare l'incidenza dei tumori. Il M5S chiede uno screening sanitario e l'avvio della bonifica.
Se pensavate che la mafia fosse una faccenda riservata al Sud, ebbene vi sbagliate, come ci spiegano i nostri Bertola e Frediani del M5S Piemonte. Nella loro Regione le infiltrazioni mafiose ci sono eccome, per questo il M5S chiede che il Piemonte si costituisca parte civile nei processi, e possa quindi ottenere gli indennizzi relativi.
Al Senato, poi, il Presidente Grasso ne inventa di tutte per non far discutere le nostre mozioni in aula, al punto che siamo costretti a presentarle anche alla Camera per aggirare i suoi ostacoli. Stavolta si parlava nientemeno che dei bunker atomici USA, che l'Italia è costretta a mantenere a spese dei cittadini, come spiegano i senatori Cotti, Santangelo, Giarrusso, e il deputato Frusone.
Infine, alla Camera Luigi Gallo si occupa di una delle nostre stelle: l'acqua.Perché i cittadini continuano a ricevere bollette pazze dalle compagnie dell'acqua privatizzata? Siamo prigionieri di sistema folle, in cui imperversano aziende private guidate da pupilli di Renzi. E' doveroso invece rispettare il referendum!

giovedì 28 gennaio 2016

TTIP È DITTATURA ECONOMICA MADE IN USA #STOPTTIP

Gli Stati Uniti gettano la maschera. Con il Ttip vogliono invadere il mercato europeo. Il Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto che analizza le conseguenze su import ed export per le due sponde dell'Atlantico qualora il Ttip venga approvato. I risultati sono impressionanti.
Con il Ttip e la rimozione delle protezioni sanitarie nel commercio, il surplus europeo scenderebbe da 7,6 a 0,1 miliardi di euro. Gli Stati Uniti esporterebbero in Europa beni dal valore di oltre 9,5 miliardi di dollari. Le eccellenze dell'agricoltura europea verrebbero rase al suolo. A chi conviene, dunque, il Ttip? Sicuramente no a chi produce in Europa.
L'obiettivo degli Stati Uniti è quello di rimuovere tutte le barriere al commercio e azzerare i dazi di ingresso. In Italia e in tutti i paesi europei entrerebbero, così, alimenti e prodotti altamente nocivi o le cui conseguenze sulla salute delle persone sono oggi sconosciute. Negli Stati Uniti vengono considerate barriere i regolamenti europei che vietano l'uso di sostanze potenzialmente nocive nell'agricoltura e nell'allevamento, come per esempio certi di pesticidi o gli OGM. E infatti i prodotti americani che più beneficerebbero del TTIP, secondo lo studio del Dipartimento dell'agricoltura americana, sono la carne (+965%), il latte in polvere (+900%), il formaggio (+987%), ma soprattutto il pollo (+33.500%) e ilmaiale (+4.000%).
Oggi il volume degli scambi di carne suina e avicola è bassissimo perché gli americani trattano queste carni con sostanze nocive vietate in Europa, come ormoni della crescita, cloro e ractopamina. Ecco spiegato il boom: con il Ttip questi prodotti entrerebbero in un mercato oggi chiuso per ragioni di salute pubblica.
Lo studio americano fa, inoltre, una specie di lista nera in cui elenca quelle leggi a protezione dei consumatori europei che gli americani vorrebbero fare saltare. Tra questi ci sono il divieto sull'uso di cloro per la pulizia delle carcasse animali, l'importazione massiccia di OGM, il divieto di vendita di carne e prodotti animali cresciuti con ormoni della crescita, i limiti al numero di cellule somatiche nel latte vaccini.
Gli Stati Uniti vogliono rovesciare la bilancia commerciale fra le due sponde dell'Atlantico: oggi l"Europa esporta ogni anno negli Stati Uniti prodotti agro-alimentari per un valore di circa 23 miliardi di dollari e ne importa dagli Stati Uniti per 14 miliardi di dollari. Con il Ttip si rovescerebbe tutto, a detrimento degli interessi economici europei.

TABELLA. Gli effetti del Ttip sull'import-export fra Europa e Stati Uniti

VIDEO. #StopTtip se vogliamo una Europa libera, forte e sana! La portavoce Tiziana Beghin spiega quali conseguenze del Ttip sull'agricoltura europea. 



Il Ttip non deve passare. Il Movimento 5 Stelle porterà in tutte le piazze italiane la battaglia contro il Trattato di libero scambio fra Europa e Stati Uniti, i cui negoziati vanno avanti in gran segreto. La campagna #StopTtip va rilanciata nel 2016 visto che si avvicina il momento della verità: prendere o lasciare.
VIDEO. A Bruxelles, i portavoce al Parlamento europeo, Tiziana Beghin, e alla Camera dei Deputati, Riccardo Fraccaro, Sergio Battelli e Cosimo Petraroli, si sono riuniti per organizzare in Italia una campagna informativa e comunicativa. In Germania il Ttip è parte di un dibattito pubblico, la stampa dedica inchieste e reportage sul tema, in tv i favorevoli e i contrari si confrontano. Non a caso, lo scorso 10 ottobre a Berlino 250 mila persone sono scese in piazza contro il Ttip.


Milano, la M5S non convince ma non molla: “Corro io”

Fallisce il pressing per il passo indietro. La Bedori resiste e mette nei guai i 5Stelle
Quale decisione? Non ho niente da decidere: nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro, gli attivisti sono dalla mia parte. Non vedo nessuna delegittimazione”. Quando risponde al telefono, alle 6 del pomeriggio, Patrizia Bedori non ha la voce per nulla provata dall’incontro con Gianroberto Casaleggio. A Roma (e pure a Milano) erano convinti che lei, la vincitrice delle “primarie” Cinque Stelle meneghine, sarebbe uscita dal vertice con il guru M5s con in tasca il ritiro della candidatura. La graticola di novembre l’aveva vinta a sorpresa, lasciando al terzo posto il favorito, l’avvocato Gianluca Corrado: 52 anni, disoccupata (ha lasciato il lavoro per i figli), già consigliera di zona. Da settimane ai piani alti del Movimento i mugugni si facevano sentire: forse abbiamo sbagliato, non è adatta, in tv non funziona. Dicevano che era lei stessa a sentirsi inadeguata, a cercare sempre consigli, a rimandare gli impegni, a mostrarsi svogliata. Ma ormai pare evidente che la volevano disegnare così. La Bedori, quella in viva voce, tiene botta perfino a Dario Fo. Il premio Nobel l’ha massacrata: “La ragazza che è stata scelta mi preoccupa molto, il problema è vedere se è in grado di gestire qualcosa di così grande...”. Lei non fa una piega: “Dario Fo ha espresso la sua opinione, ma non mi conosce, sono anni che mi occupo del territorio. Spero di farlo ricredere. Anzi, ne sono certa”. Da quando ieri pomeriggio, Patrizia Bedori è uscita dallo studio della Casaleggio associati, parlamentari e staff grillino sono piombati nel silenzio.

E suonano piuttosto nefaste le battute con cui, nel pomeriggio, ci si augurava che “la Patrizia” non fosse “un ’altra Capuozzo” (Rosa, la sindaca di Quarto che gli M5S hanno parecchio faticato a far dimettere). Già, Quarto. I guai della cittadina campana sono un incubo nel quartier generale grillino. Si rimproverano di aver sottovalutato il problema e confessano che, per un attimo, dopo aver scoperto che un loro ex consigliere, Giovanni De Robbio, era coinvolto in una indagine per voto di scambio hanno pensato di cambiare una volta per tutte le regole di selezione dei candidati. Ma l’ipotesi di ridurre i poteri della base sarebbe un tradimento del principio fondante del M5s. È già successo a Bologna, dove la candidatura di Max Bugani non è passata dal vaglio degli attivisti. Così, semmai, ci si prepara a rinforzare il metodo: non più una sola graticola ma un sistema di selezione a tappe. Come sta accadendo a Roma: tra i 200 candidati iniziali - tra loro pare ci sia anche un giornalista de La 7 - ne verranno scelti prima 48 che poi verranno ridotti a 10. La speranza è che tra quelli salti fuori il jolly che può tentare il colpaccio in Campidoglio: Roma da un lato è la città su cui i Cinque Stelle puntano di più, dall’altro quella in cui temono maggiormente “bombe sporche” da parte del Pd. L’ipotesi che il candidato sindaco esca tra i quattro ex consiglieri comunali è ancora in campo, e la favorita è Virginia Raggi, ma a tutti loro è stato chiaramente spiegato che il compito di gestire la Capitale è assai gravoso e che non è escluso che tra i nomi in lista ci possa essere qualcuno più titolato di loro (un ingegnere, un professore di economia, sono tra i curriculum più attenzionati). Di fatto, però, la decisione di fare selezioni più accurate (verranno passati al setaccio tutti i potenziali conflitti di interesse, si vorrebbe anche un “filtro” dell’Antimafia) farà slittare a fine febbraio la scelta del candidato. A Torino, invece, sono già in piena campagna elettorale: Chiara Appendino, considerata da Casaleggio la migliore in assoluto (le ha consigliato, però, di non parlare di Tav), punta come minimo al ballottaggio con Piero Fassino. A Napoli, al contrario, è tutto in alto mare, non ci sono nemmeno le regole di selezione. Tanto che c’è chi non esclude, alle brutte, di sostenere il sindaco uscente, Luigi De Magistris.
Luca De Carolis e Paola Zanca

Qualcuno ha ordinato il segreto - La ministra speciale: l’anagrafe “copre ” Maria Elena e i suoi

Dal premier a Padoan, stati di famiglia accessibili in tempo reale. A Laterina no: “Serve l’ok del prefetto”
L’ ufficiale di anagrafe rilascia a chiunque ne faccia richiesta, i certificati concernenti la residenza e lo stato di famiglia”. Trattasi di una norma ancora in vigore, che non prevede “autorizzazioni” e può essere limitata solo con “leggi speciali”, eppure, quando pronunciamo il nome di Pier Luigi Boschi all’ufficio anagrafe del Comune di Laterina (Arezzo), la vicenda si complica. L’imbarazzo delle impiegate prende la scena. Un imbarazzo comprensibile, poiché quel che avviene normalmente, per qualsiasi cittadino italiano, qui trova un ’interessante eccezione: per ottenere lo stato di famiglia del signor Boschi, padre della ministra Maria Elena, ci dicono che bisogna scomodare la Prefettura e attendere imprecisate autorizzazioni.
Siamo qui, a Laterina, per provare a capire qualcosa in più sull’uomo che sta mettendo in imbarazzo il governo. Parliamo del signor Boschi già vicepresidente di Banca Etruria, già indagato e archiviato per una compravendita di terre e casali in provincia di Arezzo, frequentatore di personaggi oscuri come Flavio Carboni. Vorremmo conoscere qualche elemento in più sulla sua storia, sui suoi parenti, considerate anche le indiscrezioni divulgate ieri da Aldo Giannuli, storico dei Servizi e delle più segrete vicende italiane, sospetta la frequentazione “organica” di tale Francesco Boschi, – che secondo Giannuli potrebbe essere parente di Pier Luigi e Maria Elena Boschi – con la P2 e Licio Gelli. E quando chiediamo all’impiegata di darci copia dello stato di famiglia, ecco la risposta: “Non sono certa di poterglielo rilasciare”. “Scusi”, ribattiamo, “ma se le chiedo lo stato di famiglia di qualcun altro, lei me lo dà?”. “Sì, anche in giornata”. “Quindi – continuiamo – questa regola vale solo per Boschi?”. “Sì”, replica l’impiegata sempre più paonazza. “Abbiamo ricevuto una direttiva interna, con comunicazioni del prefetto di Arezzo, che non ci consente di rilasciare il documento immediatamente. Inoltriamo la sua richiesta, se avremo l’autorizzazione, la contatteremo per consegnarglielo; se le negheranno il documento, saranno tenuti a spiegarle il perché. Ora protocolliamo, poi le faremo sapere, non dipende da noi, se la risposta sarà negativa le comunicheremo il motivo. Per lo stato di famiglia del ministro sono state impartite queste direttive”. Ribattiamo per l’ultima volta: “Chiediamo lo stato di famiglia del padre della ministra, Pier Luigi, non del ministro”. “Fa lo stesso”, stringe le spalle l’impiegata. Sorge il dubbio che la Prefettura abbia adottato una prassi a noi sconosciuta, che forse riguarda ogni ministro della Repubblica, così proviamo a verificare se esistano norme speciali che riguardano i ministri e i loro parenti.
Telefoniamo all’ufficio anagrafe di Agrigento, per chiedere se possiamo avere copia dello stato di famiglia di Angelino Alfano, ministro dell’Interno. “Ci invii una lettera con la richiesta e alleghi un suo documento d’identità, glielo spediamo appena possibile, oppure venga di persona con una marca da bollo da 16 euro e glielo consegniamo”, è la risposta dell’impiegato. Restrizioni? Direttive? Autorizzazioni? “Assolutamente no”, è la risposta. Proviamo con il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che risiede a Roma. All’ufficio anagrafe di via Petroselli la faccenda si risolve in pochi minuti: compilato il modulo, pagati 16 euro in marca da bollo, lo stato di famiglia di Padoan ci viene consegnato all’istante. Telefoniamo all’ufficio anagrafe di Firenze e chiediamo se è possibile avere l’atto che certifica lo stato di famiglia del premier Matteo Renzi. L’unica condizione – ci spiegano – è che il presidente del Consiglio sia ancora residente a Firenze: possiamo richiedere l’atto “anche online”, se abbiamo la pazienza di aspettare un mese, altrimenti ce lo consegnano di persona, “allo sportello anagrafe”, come avviene per tutti i cittadini italiani. A eccezione, a quanto pare, di Maria Elena Boschi e famiglia.
L’impiegata di Laterina ci ha parlato di un “atto interno, dal prefetto a noi”, così contattiamo la Prefettura. “Non c’è alcuna direttiva del prefetto”, ci dicono, “la legge non ci consente di porre altri limiti, oltre quelli già previsti, quindi non esiste nessuna limitazione che riguardi Pier Luigi Boschi. Dopo la sua telefonata, piuttosto, siamo stati noi a contattare i vertici dell’amministrazione comunale, rimuovendo questo presunto e inesistente limite”. Insomma, la prefettura nega di aver emanato direttive che dispongano, per lo stato di famiglia Boschi, alcuna autorizzazione. Proviamo a ricontattare l’impiegata, per capire se la sua è stata un’iniziativa personale. “No”, ci assicura, “esiste una direttiva interna che ci impone, se qualcuno chiede un documento che riguarda la famiglia Boschi, di chiedere l’autorizzazione per rilasciarlo”. Dobbiamo dedurne che si tratta di una direttiva comunale e non più prefettizia. L’impiegata ci richiama: “Il sindaco ci autorizzato, passi domani mattina”. Vedremo. Resta il fatto che, dopo un’intera giornata, il documento non l’abbiamo ancora ottenuto; che in tutta Italia – a meno di non chiamarsi Boschi – la legge non prevede alcun tipo di autorizzazione. E che inspiegabilmente, come ammette l’impiegata, “in un’altra occasione, il certificato della ministra, è stato negato”.
Antonio Massari e Valeria Pacelli

mercoledì 27 gennaio 2016

Senato - Mozione di sfiducia al Governo sullo scandalo banca Etruria


#OCCHIOALLABUFALA: Whatsapp lancia la funzione spia

Ma è l’ennesima bufala (con virus). Questo il testo: «Pare che WhatsApp introdurrà la funzione “Spia chat”, pagando un ulteriore abbonamento annuale. Al momento è solo un’idea, ma a quanto pare gli sviluppatori sono sempre più propensi a introdurre questa novità. Siete contenti di questa cosa? Secondo noi molti utenti cancelleranno WhatsApp e si sposteranno su altre applicazioni. Staremo a vedere, è questione di tempo!» si legge. Segue invito: «Per attivare la funzione, basta condividere questo post sul proprio profilo facebook. WhatsApp, essendo collegato a Facebook, entro 48 ore attiverà la funzione spia». Una bufala? Chiaramente sì. «Non è la prima volta che sul social network di Mark Zuckerberg circolano pseudo trick che, puntualmente, si rivelano infondati e privi di qualsivoglia efficacia. Chiamando in causa WhatsApp, vi è la certezza di catturare l’attenzione di una vasta fetta di pubblico che, tutti i giorni, utilizza questa applicazione di messaggistica istantanea» «Come sempre, vi raccomandiamo di prestare attenzione alle bufale, in special modo quando si viene reindirizzati a pagine esterne che, nella maggior parte dei casi, portano i malcapitati ad installare virus di qualunque genere che andranno inevitabilmente a compromettere la sicurezza dell’account».

‪#‎CONSIGLIUTILI: False email di Paypal. Come riconoscerle, come difendersi.

Le false email di Paypal hanno il solo scopo di carpire dei dati di accesso dei clienti (username e password) o rubare i vostri dati di home banking attraverso false comunicazioni ricevute via email, sms, chat, siti internet. Capita a tutti prima o poi di ricevere nella casella e-mail messaggi allarmanti, in cui “PayPal” informa i clienti circa fantomatici aggiornamenti del sistema di sicurezza, tentativi di intrusione all’interno dell’account, fatture non pagate e così via. Comunicazioni che possono spaventare gli utenti meno esperti, caratterizzate da toni allarmanti e perentori, con una caratteristica comune: la presenza di un link, al quale inserire i dati di accesso dell’account. Si tratta, logicamente, di false e-mail inviate ogni giorno dai criminali informatici a milioni di utenti in tutto il mondo. Con un unico obiettivo: impadronirsi delle credenziali PayPal degli utenti e svuotare i relativi conti. Per evitare di cadere nella trappola, ecco una guida completa sul Phishing PayPal: come riconoscere e come difendersi dalle e-mail truffa. PayPal è il sistema di pagamento sul web più famoso al mondo. Considerato questo dato, è normale che i suoi utenti vengano presi di mira dai criminali informatici, con l’invio ogni giorno milioni di e-mail di phishing. Quando si riceve un messaggio presumibilmente proveniente da PayPal è necessario mantenere la calma ma soprattutto non cliccare mai su nessun link, rivolgendo fin da subito l’attenzione ad alcuni dettagli fondamentali per stabilirne (o meno) l’autenticità. Le e-mail ufficiali vengono inviate da PayPal da un indirizzo (mittente) che termina con @paypal.it e @e.paypal.it. Le mail provenienti da un altro dominio di posta, sono da considerarsi false email di Paypal e devono essere cancellate immediatamente. A volte, però, è possibile che il campo mittente risulti mascherato o che sia stato modificato inserendo in modo forzato un indirizzo valido: per essere certi di trovarsi di fronte a una mail PayPal autentica, non bisogna fermarsi al mittente. Se nella e-mail ricevuta è presente un allegato, prestate la massima attenzione. Le e-mail ufficiali inviate da PayPal non contengono mai allegati. La loro presenza indica senza alcun dubbio che ci troviamo di fronte a false email di Paypal, rendendo opportuna la cancellazione immediata della e-mail incriminata. In ogni caso, non aprire mai gli allegati, per nessuna ragione. In alcuni messaggi di phishing PayPal, i criminali informatici cercano di impaurire o incutere soggezione nelle vittime. Può capitare, per esempio, di ricevere fantomatici avvisi di sicurezza in cui si invita l’utente a cliccare su un link per verificare le credenziali di accesso. In questo caso, si aprirà una pagina in tutto e per tutto simile a quella del sito ufficiale di PayPal, dove andranno inserite username e password. I dati immessi in questa pagina truffaldina verranno immediatamente memorizzati dal criminale informatico di turno, che li sfrutterà immediatamente per svuotare il conto. PayPal non invia mai messaggi pressanti e assillanti. In altri casi, verrà chiesto di confermare username e password (sempre attraverso la solita pagina fasulla) a seguito di un aggiornamento delle impostazioni di sicurezza PayPal. Operazione da farsi tassativamente entro pochi giorni o addirittura 48 ore, pena la cancellazione del proprio conto. Anche in questo caso, è opportuno ignorare le richieste e cancellare il messaggio: PayPal non chiede mai di confermare le credenziali di accesso e si tratta di false email di Paypal. Non rispondere e non aprire le e-mail di phishing: spesso, in preda alla preoccupazione, si tende a rispondere istintivamente alla mail ricevuta. In questo modo, il nostro indirizzo sarà preso di mira da una lunga serie di comunicazioni pubblicitarie, spam e nuove truffe sempre più elaborate.
Bloccare i mittenti indesiderati: quando si riceve una mail truffaldina, ricordarsi di inserire sempre il mittente nella lista degli utenti bloccati per non ricevere ulteriori comunicazioni.
Installare un filtro antiphishing o antispam: molti provider di posta elettronica forniscono (gratuitamente o a pagamento) filtri capaci di bloccare le e-mail di phishing, limitando di molto o addirittura azzerando la ricezione di messaggi truffaldini.
In caso di vendita, non spedire la merce finchè i soldi non risultano accreditati sul conto PayPal. Per accedere al conto, non utilizzare mai i link contenuti nelle mail ma accedere direttamente al sito https://www.paypal.com e verificare l’accredito.
Come ulteriori misure di sicurezza, cambiare spesso la password dell’account PayPal avendo l’accortezza di scegliere una password sicura, composta almeno da 8 caratteri alfanumerici, con alternanza di maiuscole, minuscole, segni di punteggiatura e caratteri speciali. Accedere frequentemente all’account PayPal per controllare l’eventuale presenza di operazioni non autorizzate.
Quando si ricevono e-mail dalla dubbia autenticità, inoltrarle all’indirizzo spoof@paypal.it. In questo modo si potrà essere ricontattati dal personale di PayPal che ci confermerà se si tratta realmente di un’e-mail contraffatta. Veniamo al peggiore di tutti gli scenari: aver inserito in una pagina truffaldina i dati di accesso all’account e aver subito delle sottrazioni di denaro dal conto. In questi casi, potrebbe non essere possibile accedere all’account PayPal (la password potrebbe essere stata cambiata dal truffatore). La prima cosa da fare, è contattare telefonicamente l’assistenza e spiegare il problema. L’operatore chiederà una serie di dati personali, indispensabili per accertare l’identità del chiamante. Una volta accertata la violazione dell’account, sarà possibile richiedere la procedura di rimborso della cifra sottratta, secondo le modalità e le procedure che verranno indicate dall’operatore.

Come funziona la Comunicazione dell'ISIS (l'attacco a sciame che sconvol...


L'esperto di comunicazione strategica Bruno Ballardini, che ha studiato i gruppi estremisti mediorentali che hanno portato la ferocia e lo sgomento nelle capitali europee, spiega tutto quello che dovreste sapere, ma che nessuno vi ha mai raccontato, sull'ISIS. E fa una previsione sconvolgente: sulla base dei dati in suo possesso, l'evento della capitale francese che ha colpito l'opinione pubblica così duramente è stato solo la prova generale di un attacco a sciame (Swarm Attack) per cui già 4000 combattenti sono penetrati nel territorio dell'Unione Europea, dormienti, pronti a colpire simultaneamente in più città del nostro continente, probabilmente equipaggiati con armi batteriologiche.

I DOCUMENTI UK CHE FANNO GELARE IL SANGUE - Da Enrico Mattei a Aldo Moro


I nuovi documenti desecretati UK testimoniano delle manovre eversive del Regno Unito per manipolare e controllare l'Italia fin dal secondo dopo guerra, e portano dritti dritti alla morte di Enrico Mattei e di Aldo Moro. Sono agghiaccianti, parlano di manovre eversive e della necessità, fallita l'idea di realizzare un rovesciamento del Governo, di agire con i servizi segreti di Sua Maestà. Se pensavate di essere una colonia USA, questa intervista fondamentale cambierà la vostra percezione delle cose. Il video di Giovanni Fasanella, autore di Colonia Italia, su Byoblu.com.

Ecco perché hanno eliminato Gheddafi. Le email USA che non vi dicono



Il 31 dicembre scorso, su ordine di un tribunale, sono state pubblicate 3000 email tratte dalla corrispondenza personale di Hillary Clinton. La cosa è nota, ma nessuno racconta quello che alcune di quelle email contenevano, ovvero la ragione per la quale Francia e Regno Unito attaccarono la Libia di Gheddafi, uccidendo il suo leader. Mentre all'opinione pubblica raccontavano che Gheddafi era una minaccia, le diplomazie facevano i conti sul petrolio e sulla nuova moneta unica africana che avrebbe soppiantato il franco francese. Soldi, potere, energia: le ragioni di Stato che muovono l'occidente. E l'Italia, che controllava i 2/3 degli impianti di estrazione libici, attraverso l'Eni, come al solito è stata fregata. Ecco le email che nessuno vi mostra.

CIA PROSTITUTION: un mucchio di delinquenti bugiardi al soldo delle élite.


Raymond McGovern ed Elizabeth Murray, ex agenti e analisti CIA per il Medio Oriente (il primo, con 27 anni di servizio alle spalle, presentava tutti i giorni il "morning intelligence briefing" alla Casa Bianca) spiegano come i servizi segreti americani siano prostituiti alle élite, distorcendo le informazioni per manipolare la politica e l'opinione pubblica. McGovern e Murray raccontando quello che succedeva in Iraq, con l'invenzione delle armi di distruzione di massa; in Iran, con il tentativo di convincere l'Occidente di un'attività in ambito nucleare in realtà inesistente; in Siria, con l'attribuzione della fabbricazione del gas nervino Sarin al Governo; in Ukraina, con l'abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 attribuito a Putin, ma la cui scatola nera è nelle mani degli inglesi. I due ex agenti CIA raccontano chi ha cercato di produrre informazioni false e quale posizione ricoprano oggi. Per loro, il Presidente degli Stati Uniti non è un uomo libero.

Roberta Lombardi - Famiglia da sfratto a Roma, staccata acqua e riscalda...



HO CEDUTO IL MIO DOMICILIO PARLAMENTARE AD UNA FAMIGLIA IN DIFFICOLTÀ! Ma ancora una volta hanno provato a violare il domicilio di una signora con due bambini di cui uno disabile.
La cosa più grave è successa oggi: la proprietà dell’immobile “sette costruzioni spa” (una società privata, proprietaria di un immobile costruito con contributi pubblici e su terreno pubblico!), si è recata sul terrazzo di questo immobile ed ha pensato bene di staccare le utenze di luce, riscaldamento e acqua calda. Adesso sono tre le famiglie che versano in queste condizioni da terzo mondo, questa cosa è terribile. Ogni giorno i poteri forti calpestano la volontà popolare dei referendum del 2011 (27 milioni di cittadini lo hanno votato) e soprattutto del Diritto all’abitare sancito nella nostra Costituzione.
Questo perché ci sono delle protezioni che questi costruttori (utilizzano soldi pubblici per fare gli imprenditori) hanno negli uffici del Comune e negli uffici della Regione? Noi proviamo con ogni strumento ad aiutare i cittadini ma evidentemente c'è qualcuno che rema nella direzione opposta.
Per concludere vi dirò una cosa: se dovesse succedere qualcosa a queste persone e a questi bambini, sarò io la prima a denunciare tutte le istituzioni e la proprietà privata per omissioni di atti di ufficio, tentata estorsione e non sia mai succeda qualcosa alla incolumità fisica di queste persone ne risponderanno penalmente!

DIFFONDILO IN RETE, TUTTI DEVONO SAPERE!

La Polizia avvisa tutti distare attenti alla truffa del Canone Rai. Ecco cosa fare…

Canone Rai 2016 – Attenzione alle truffe online e a domicilio (bisogna condividere velocemente su ogni profilo per riuscire ad avvisare in pochissimo tempo tutta la Popolazione). In attesa del decreto sul canone Rai 2016 è bene tenere a mente alcune avvertenze per evitare di cadere nelle truffe del canone Rai. L’azienda di viale Mazzini ha messo a disposizione il servizio online gratuito “Pronto la Rai”: dietro appuntamento è possibile essere ricontattati per risolvere le problematiche legate al canone Rai 2016. Sul sito della Rai intanto si chiarisce che in nessun caso saranno “richiesti dati per effettuare pagamenti online (numero di carta di credito o coordinate bancarie)” Non solo truffe al telefono: la Rai mette in guardia i contribuenti anche su sedicenti incaricati a domicilio.

Non ci sono addetti Rai con il compito di riscuotere il pagamento del canone a domicilio o di prendere i dati bancari degli utenti che non li hanno comunicati. Gli unici addetti sul territorio nazionale inviati dall’azienda televisiva italiana sono quelli che, previa comunicazione delle autorità, sono incaricati di informare l’utenza sugli obblighi derivanti dalla detenzione di apparecchi televisivi in attività (non per uso privato) sollecitando, in questa eventualità, la regolarizzazione della propria posizione. Si precisa altresì che essi non chiedono mai somme di denaro ma si limitano a rilasciare un bollettino di conto corrente postale 2105 da utilizzare per il pagamento del nuovo canone. In ogni caso devono essere muniti di tesserino personale di riconoscimento con la foto e l’indicazione della Sede regionale della Rai Radiotelevisione Italiana.
Fonte: Polizia di Stato “Una vita da social“

Sondaggio sulle riforme: il referendum è a rischio

Secondo l’Ipsos, il 55 per cento degli italiani non andrebbe alle urne. E solo il 22 per cento dei votanti direbbe sì all’abolizione del Senato
Sulle riforme Matteo Renzi non potrà dormire sonni tranquilli. Un sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli, presentato ieri sera a “DiMartedì”, la trasmissione su La 7, racconta tutta un’altra partita rispetto alla narrazione fin qui sciorinata dal presidente del consiglio. Che in più occasioni si è detto tranquillo sull’esito finale del referendum confermativo. Tanto da legare la sua permanenza a Palazzo Chigi proprio all’esito della consultazione. “Se non passa ce ne andiamo tutti a casa”, ha detto il premier.
Secondo quest’ultimo sondaggio però il 55 per cento degli italiani non andrebbe a votare al referendum. Tra il restante 45 per cento, il 22 per cento voterebbe a favore del ddl Boschi e il 15 contro. Percentuale davvero molto bassa, che però basterebbe a far approvare la riforma. Il sondaggio tuttavia descrive il 60 per cento degli italiani contrario o disinteressato. E solo il 22 favorevole. Numeri allarmanti. Nell’ultima puntata di “Piazza Pulita” un sondaggio sullo stesso tema dava la percentuale di affluenza al 45 per cento, con i Sì al 60 per cento e i No al 28. Ma, sempre in questi giorni, un’altra rilevazione, raccontata da “La Stampa” segnava un risultato opposto, con i contrari alla riforma al 31 per cento e i favorevoli al 22. Insomma, siamo alle prime scintille e le cifre sono ballerine. Ma se Renzi si aspettava una passeggiata di salute sulle riforme costituzionali, queste prime ricerche dimostrano che non sarà così. Tutt’altro. Qualche campanello d’allarme, del resto, deve essere suonato anche dalle parti di palazzo Chigi.
La settimana scorsa su alcuni giornali on line sono comparsi i primi banner pubblicitari targati Pd in favore del Sì. Nonostante la riforma non abbia ancora visto l’approvazione definitiva e il referendum si terrà verosimilmente a ottobre, il Pd ha già iniziato la sua campagna. “Se sono partiti prima, vuol dire che hanno una gran paura di non farcela”, è stato il commento di Sandra Bonsanti, una delle protagoniste del comitato del No. Che si sta organizzando e vede diverse personalità in campo, assolutamente bipartisan, di centrodestra e centrosinistra. Insomma, se i partiti di opposizione alla riforma (Sel, Cinque Stelle, Forza Italia e Fdi) faranno il loro dovere organizzando una campagna contraria, e i comitati per il No riusciranno a coinvolgere le persone non politicizzate, questo cocktail potrebbe risultare indigesto per il premier. Secondo un’altra voce del sondaggio di Ipsos di ieri, per il 62 per cento degli italiani Renzi sta vivendo un momento di difficoltà. Se poi ci mettiamo che, sempre secondo le rilevazioni, la fiducia nel premier continua a scendere, così come anche le intenzioni di voto per il Pd, il quadro per il governo sembra farsi sempre più fosco.

M5S: “DIMISSIONI SUBITO” - Fiumicino, indagati il sindaco Montino e 14 consiglieri dem

Il Sindaco di Fiumicino, Esterino Montino
Il Sindaco Dem di Fiumicino e 14 consiglieri del Pd vengono indagati per concorso in abuso di ufficio. E il M5s ne invoca le dimissioni. Ieri il sindaco della cittadina alle porte di Roma, Esterino Montino, ha annunciato: “Oggi mi è stato notificato dai rappresentanti della Capitaneria di Porto di Fiumicino, insieme ad altri, un avviso di garanzia per aver votato una delibera di Consiglio comunale relativa al rilascio di una concessione demaniale dei chioschi che, 14 anni fa, avevano vinto una procedura di evidenza pubblica per una concessione demaniale su 2000 metri quadri”. Montino, ex senatore ed ex vicepresidente della Regione Lazio, assicura: “Sono sereno e fiducioso nell’operato della magistratura che, sono certo, farà presto chiarezza”. Ma i Cinque Stelle vanno all’attacco, con la deputata romana Roberta Lombardi: “Sarebbe opportuno che il sindaco di Fiumicino e tutti i consiglieri comunali di maggioranza raggiunti dall’avviso di garanzia si dimettessero immediatamente. Montino con la sua esperienza non può far finta di niente di fronte a concessioni a stabilimenti aumentate da 40 a 2000 metri quadri. Non un’inezia, ma uno sforamento pari a 50 volte la misura consentita”.

Falso in atto pubblico: nuova indagine su De Luca

C’è un grosso pezzo del ‘sistema De Luca’, compreso il Governatore Pd della Campania, sotto inchiesta per il progetto e le varianti di piazza della Libertà, a Salerno. Lui, il capo della segreteria tecnica in Regione Alfonso Buonaiuto, l’ingegnere Domenico Barletta e il dirigente comunale Alberto Di Lorenzo (condannati insieme a De Luca per il termovalorizzatore di Salerno), quattro consiglieri regionali della maggioranza – Ermanno Guerra, Vincenzo Maraio, Francesco Picarone, Aniello Fiore - che venerdì dovrà proteggerlo dalla mozione di sfiducia presentata da Forza Italia, e che all’epoca lo assecondavano in giunta comunale. Piazza della Libertà è il luogo dove dovrebbe sorgere il mastodontico Crescent. La “piazza di mare più grande d’Europa”, perché qui le cose si fanno sempre in grande. Compresi i costi, gonfiati di 8 milioni di euro per una variante che definì “sorpresa geologica” la prevedibilissima presenza di problemi dovuti al torrente Fusandola e alla necessità di deviarlo per mettere in sicurezza le fondamenta dalle infiltrazioni delle falde acquifere. Ieri la Finanza ha notificato 26 avvisi di conclusa indagine firmati dai pm Antonio Cantarella e Guglielmo Valente. De Luca è indagato insieme alla sua vecchia giunta salernitana per falso in atto pubblico: da sindaco nel 2010 e 2011 approvò un paio di delibere che davano per buone le relazioni di ingegneri e tecnici sulla necessità di gonfiare i costi rispetto al progetto originario e al relativo appalto aggiudicato da Esa Costruzioni. Altri indagati rispondono di peculato, frode nelle pubbliche forniture, falso, turbativa d’asta, reati tributari. Lui si dice tranquillo: “Non ci lasciamo distrarre: seguiamo la linea Sarri”. Proprio ieri il suo avvocato ne ha chiesto l’assoluzione al processo d’appello per il project manager del termovalorizzatore. Condanna che è la causa di sospensione per la Legge Severino.

martedì 26 gennaio 2016

IL PD VI SOMMERGE DI OLIO TUNISINO (Borrelli-Beghin-Corrao M5S)



Oggi muore il Made in Italy. Con i voti favorevoli di Alessia Mosca (Pd), Goffredo Bettini (Pd) e dei gruppi Ppe, S&D e Alde la Commissione Commercio Internazionale del Parlamento europeo ha approvato l'importazione senza dazi di una quota annua di 35.000 tonnellate di olio d'oliva dalla Tunisia. Questa ulteriore quota si aggiunge alle 56.700 tonnellate annue già previste dall'accordo di associazione UE-Tunisia e sarà in vigore per due anni.
Un aumento del 40% di importazione di olio distruggerà la produzione olivicola pugliese, siciliana e non solo. È uno schema suicida per l'economia del Sud Europa, così come dimostrato dai precedenti accordi con il Marocco, che hanno contribuito a distruggere la produzione di arance nel Sud Italia e causato indirettamente tensioni sociali, come quelle vissute a Rosarno.
Dietro l'invasione dell'olio tunisino ci sono precisi interessi economici in gioco: l'obiettivo è quello di affossare i piccoli e medi produttori del Sud Italia, mentre ai grandi viene data la possibilità di comprare a prezzo stracciato l'olio extraeuropeo per poi spacciarlo Made in Italy, come in passato già dimostrato dalle inchieste della magistratura. L'agricoltura italiana, ancora una volta, viene usata come merce di scambio per la politica internazionale.
La Mogherini, che ha ideato il piano, conosce le conseguenze economico-sociali di questa politica iper-liberista? L'Europa sta già facendo molto per il popolo tunisino. Nel 2011 anni ha stanziato nel programma di macro assistenza finanziaria ben 800 milioni di euro. Nel 2015 sono stati erogati 100 milioni di euro, una prima tranche di un prestito complessivo di 300 milioni. Perché adesso questa ulteriore apertura?
Alcuni sospetti nascono dagli interessi economici dell'attuale primo ministro tunisino. Habib Essid è, infatti, uno dei maggiori produttori di olio del Paese e dal 2004 al 2010 è stato persino direttore esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale. Con questa importazione senza dazi si vuole aiutare il popolo tunisino o gli affari dei suoi governanti? Il MoVimento 5 Stelle si opporrà e difenderà con tutti i mezzi la produzione e l'eccellenza italiana, già a partire dalla prossima plenaria quando il testo verrà votato per l'approvazione definitiva. Il Pd può dire lo stesso? 

lunedì 25 gennaio 2016

#INFOTERRORISMO

"LA NASCITA DELL'ISIS"

Isis, Is, Isil, “terrorismo in Europa”, “minaccia jihadista in casa”, “le ultime fonti di approvvigionamento dello Stato Islamico”. Ogni giorno siamo letteralmente assaliti da questi titoli sui media, senza che l'opinione pubblica abbia però mai la possibilità di poter legare tutti i puntini con un'informazione completa.
Per il Movimento 5 Stelle, l'informazione, un'informazione libera, trasparente e lontana dai condizionamenti dei potentati economici, è alla base della società del futuro che vogliamo. Ogni forza politica deve avere ben a mente un quadro complessivo prima di sintetizzare il tutto in scelte politiche serie per la collettività, evitando di andare “là dove ti portano i media”.

Continua a seguire QUI gli approfondimenti

#BancaEtruria, #M5S ad Arezzo: “In 20 minuti il governo restituisca i risparmi ai truffati con un decreto”

Palazzo Albergotti (Arezzo), sede storica di
Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio
“Questo governo in 25 minuti ha fatto un decreto di domenica ed ha azzerato i risparmi di decine di italiani. Noi gli chiediamo in 20 minuti di fare un decreto per ridare tutti i soldi a queste persone”. Così Luigi Di Maio dal palco della manifestazione organizzata ad Arezzo dal M5S sulla vicenda Banca Etruria. “Siamo qui in piazza – ha proseguito –  a fare da scudo a chi ha perso i risparmi a causa del decreto salva banche. Se vogliamo davvero riappropriarci dello Stato dobbiamo ricominciare a parlare con la parola pubblico: dai servizi essenziali ai servizi di controllo”.
Sul palco di Arezzo, di fronte ad alcune centinaia di persone radunate in piazza San Jacopo, anche Alessandro Di Battista: quella del presidente del Consiglio – ha detto – è una “dittatura dell’ottimismo”. Per Di Battista Renzi vuol far credere “che il Paese sia ripartito sparando dei numeri falsi, vuol far credere che il Jobs Act sia un modo per avere contratti a tempo indeterminato e invece lo hanno fatto per licenziare”. Secondo l’esponente pentastellato il premier “è peggio di qualsiasi persona, perchè è manovrabile, è ricattabile. E’ diventato sindaco – ha aggiunto – anche grazie a Verdini. Sono una cricca d’affari e io li vedo in Parlamento”.
Di Battista è tornato anche sulla vicenda del ministro Boschi: “Non ha detto una parola sui risparmiatori mentre ha parlato di quel bravo padre”, ha commentato dal palco. Prima, parlando con i giornalisti, Di Battista aveva parlato di “comitati d’affari, non delle famiglie di politici ma affaristi senza scrupoli che passano sopra la vita dei poveri cittadini e dei pensionati”. Per l’esponente pentastellato, “Banca d’Italia deve tornare ad essere controllata dai cittadini e non dalle imprese private e le banche commerciali” e i risparmiatori delle quattro banche (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti) “devono recuperare fino all’ultimo centesimo”. Per questo bisogna evitare provvedimenti come il bail-in che rischiano solo “di fare prosciugare dalla mattina alla sera il conto a cittadini e imprese solo perché qualcuno ha mangiato, ha comprato titoli tossici, ha fatto speculazioni finanziarie”.
La manifestazione dei 5 stelle è stata duramente criticata dal Pd. Più di un esponente democratico ha parlato di “flop”, di “cinque stelle e 4 gatti”. Da Carbone a Rotta, da Ermini a Marcucci, che su Twitter ha commentato: “Solo Di Maio con qualche amico in piazza ad Arezzo. E’ l’effetto Quarto che si fa sentire sulla Casaleggio e dissociati: non vi crede più nessuno”.

“M5S più autonomo, Grillo più libero e una squadra più larga”

Il deputato commenta le parole del fondatore, deciso al passo di lato: “Rimarrà sempre con noi, nessuna nuova fase”
Questa non è una nuova fase, Beppe sarà sempre con noi. Ma ormai il Movimento può camminare con le proprie gambe, e lui ha diritto di riprendersi la sua libertà”. Alessandro Di Battista risponde dopo la manifestazione di ieri mattina dei Cinque Stelle ad Arezzo, assieme “ai risparmiatori truffati da Banca Etruria”, come recita il blog di Beppe Grillo. E proprio Grillo ieri ha suscitato clamore con un’intervista al Corriere della Sera, in cui parla del suo imminente spettacolo teatrale, ma soprattutto pare distaccarsi dal M5s. “Non mi sto allontanando, diciamo che faccio un passo di fianco, voglio riconquistare la mia libertà”, spiega il fondatore. Che ribadisce di voler rimanere “il garante delle regole”. E poi assicura: “Io non sono il leader dei 5 Stelle, e non ci deve essere alcun leader”.
Di Battista, partiamo da Arezzo. Per il Pd eravate “quatto gatti”.
Si dovrebbero vergognare: i cittadini presenti si aspettavano che il Pd ci mettesse la faccia, che desse soluzioni. E invece i democratici stanno lì a discutere se eravamo mille, duemila o tremila.
In piazza c’eravate lei, Luigi Di Maio e altri parlamentari. Ma non c’era Beppe Grillo, a cui pure avevate chiesto di partecipare. E che oggi pare aver detto addio al M5S...
Poco fa Beppe mi ha telefonato facendoci i complimenti per la manifestazione, che ha seguito in streaming. Lui è fiero del Movimento, e non fa un passo indietro, lo fa di fianco. Vuole riprendersi la sua libertà, che si merita tutta. Ma non ci abbandonerà mai.
Però da tempo è sempre più lontano. Lo sentite ancora?
Io lo sento regolarmente, e parliamo di tutto. Dei problemi del Paese, del nostro reddito di cittadinanza, e della sua carriera.
Secondo Grillo “la politica è una malattia mentale”.
Ha totalmente ragione. Dovrebbe essere un modo di risolvere i problemi della gente, ma la partitocrazia risponde ad altri interessi.
Un altro passaggio: “Ci sarà sempre più una diffusione dei poteri all’interno del Movimento”. Significa che il Direttorio verrà allargato?
Il tema non è quello. Ormai il Movimento ha centinaia di eletti, e c’è sempre più bisogno di organizzazione. In quest’ottica, sempre più persone avranno responsabilità. Ma questo non è sinonimo di potere decisionale, piuttosto di possibilità organizzative.
Tradotto?
Più crescono i Comuni guidati dal M5s, più ci sarà bisogno di una squadra che li segua. Ma ciò vale per tutti gli ambiti elettivi e territoriali.
Quante scorie lascerà il caso Quarto? Lei ha ammesso lentezze nel decidere sull’espulsione del sindaco Capuozzo.
Abbiamo impiegato cinque - sei giorni a decidere, quelli per leggere le carte. E abbiamo preso una scelta che ci inorgoglisce. Certo, noi del M5s ci avremmo dovuto mettere 48 ore, perché non siamo come i partiti. Ma questi attacchi ci rafforzano.
Di Maio ha detto che potreste far vagliare le liste alla Direzione nazionale antimafia.
Sul tema abbiamo depositato un disegno di legge alla Camera. Vogliamo aumentare i controlli, a fronte del Pd che fa entrare le mafie e gli offre il caffè. Ma evitare le infiltrazioni al 100 per cento non sarà mai possibile.
Cambierete i metodi di selezione?
Pensiamo sempre a migliorare. E per le amministrative non abbiamo mai avuto un metodo unico.
Lei ha dichiarato: “Banca d’Italia deve tornare a essere controllata dai cittadini e non dalle imprese private”. Volete davvero riformare la banca centrale?
Assolutamente sì, la commissione Finanze è già al lavoro. Bankitalia attualmente è una società per azioni, controllata anche da quegli istituti privati su cui dovrebbe vigilare. È un conflitto d’interessi enorme, e va risolto cambiando la governance dell’istituto. E poi manca una vera banca centrale che conceda credito alle imprese, come accade invece in Germania. In Italia il credito lo danno solo agli amici degli amici, come nel caso di Banca Etruria.
Cosa pensate di fare?
Stiamo lavorando. Di certo gli organi istituzionali devono essere sottoposti a maggiori controlli pubblici.
Intervistato a “In Mezz’ora”, il finanziere Davide Serra ha detto di aver investito con il suo fondo Algebris nei bond di Mps “per dare un messaggio al capitale globale”.
Ha approfittato dei prezzi molto bassi delle azioni per fare un po’ di speculazione. Ma è il suo mestiere.
Secondo Serra “quelli che ci definiscono speculatori sono ignoranti”.
Io non posso escludere che dalla presidenza del Consiglio o dalla Banca d’Italia partano pizzini con consigli per chi ha finanziato Matteo Renzi. Certo, non è il caso di Mps. Ma il sospetto che ci sia un sistema che si arricchisce sulla speculazione, informando gli amici giusti, ce l’ho. L’abbiamo visto con Banca Etruria, e con le Popolari.

domenica 24 gennaio 2016

#Carrai - Non ha mai preso la laurea

Mancano i requisiti per la Cyber sicurezza


CASA GUARASCIO: IL CASO È CHIUSO

Giancarlo Cancelleri (M5S Regione Sicilia)
Quando si è in politica anche l'azione più bella, più sana, più vera, può diventare vittima della speculazione, speculazione di chi sulla menzogna e sulla diffamazione ha fondato la propria identità.
Nel maggio del 2012 la casa dei Guarascio viene prima pignorata, per un debito di 10.000 euro, e poi viene venduta all'asta per 26.000 euro.
Nel maggio del 2013 Giovanni Guarascio nel disperato tentativo di evitare che la sua famiglia fosse buttata fuori di casa si da fuoco, pochi giorni dopo muore in ospedale per le gravi lesioni riportate.
Lo sfratto, grazie anche a tanti cittadini e all'interlocuzione del Prefetto di Ragusa, viene più volte scongiurato.

Il 22 ottobre 2014 viene approvata in Sicilia una legge voto del M5S (prima firmataria: Vanessa Ferreri) sull'impignorabilità della prima casa, una legge scritta insieme all'associazione Avviso Pubblico e che mira a scongiurare una volta per tutte tragedie come quella di Giovanni Guarascio.
La legge, sia perché "nasce" proprio in quel territorio sia perché fortemente ispirata da quella storia, si chiamerà "Legge Guarascio". Per diventare operativa però serve l'ok del parlamento nazionale, cosa che non avviene in quanto la legge è tuttora bloccata in commissione bilancio al Senato. Del perché chiedetelo al PD.
Nel novembre del 2015 veniamo a conoscenza che il nuovo proprietario sarebbe disposto a vendere la casa ad una cifra di 32.198,40 euro a cui devono aggiungersi 13.801,60 euro a titolo di rimborso per le spese sostenute anche in fase processuale.
La famiglia, nonostante gli aiuti negli anni ricevuti (tra cui la raccolta fondi avviata da Servizio Pubblico) non era però in grado di pagare quella somma, così abbiamo deciso noi, come M5S Sicilia, di coprire la parte mancante. In data 19 gennaio 2016, davanti ad un notaio abbiamo donato 30 mila euro, più 2.400 di spese notarili, che, insieme ai 16 mila euro già nelle disponibilità della famiglia, hanno permesso ai Guarascio di riacquistare la casa.
Il 22 gennaio 2016 sarebbe stato il giorno fissato per lo sfratto definitivo di moglie e figli ed invece è stata la fine di un incubo durato fin troppo.
Con questo gesto abbiamo aiutato una famiglia in enormi difficoltà, con la nostra legge si aiuterebbero tutte le altre famiglie in queste condizioni. La prima casa per alcune persone è l'unica certezza. Il racket delle aste e la disperazione di molti cittadini potrebbero essere fermati se solo il governo Renzi decidesse di mettere in moto la "Legge Guarascio" parcheggiata in parlamento da più di un anno.
Ma evidentemente per il PD la protezione delle banche è più importante della vita delle persone...
In questi link trovate i documenti di tutta l'operazione:
- Atto notarile di donazione: http://goo.gl/rd909F
- Atto notarile di compravendita: http://goo.gl/z3V5uU
La trasparenza e la verità sono le armi più potenti contro l'infamia e la denigrazione dei soliti detrattori. Un grammo di buon esempio vale più di un quintale di inutili parole.
Chi vede il marcio ovunque, invece, con buone probabilità, sarà marcio dentro.

Il Salva-risparmiatore del M5S - Diretta streaming a partire dalle ore 10:00

Domenica 24 gennaio ore 10:00 in Piazza San Jacopo - Arezzo
con Alessandro Di Battista - Luigi Di Maio
Alessio Villarosa e Daniele Pesco

Diretta streaming dalle ore 10:00


PERCHE' SIAMO QUI!

1. Banca Etruria perde milioni. Li perde perché i boss della banca danno denari ad amici degli amici (anche alle fondazioni renziane).
2. Nel frattempo Banca Etruria prende per il culo migliaia di italiani. Gli vende obbligazioni rischiosissime facendogli credere che siano titoli sicuri.
3. In Banca Etruria è consigliere di amministrazione PapàBoschi, quella gran brava persona di PapàBoschi.
4. PapàBoschi diventa vice-presidente dopo che sua figlia, Maria “Etruria”, diventa Ministro del governo Renzi.
5. PapàBoschi viene multato da Bankitalia per gravi inadempienze.
6. PapàBoschi, quella gran brava persona di PapàBoschi, andava a chiedere aiuto per Banca Etruria ad un massone della Prima Repubblica, amico di Licio Gelli, condannato per il crac del Banco Ambrosiano (quello per cui venne “suicidato” Roberto Calvi) e attualmente sotto indagine per l'associazione segreta P3. Sotto indagine insieme a lui anche Denis Verdini, quel Verdini che ha dato i suoi voti alla riforma della Costituzione targata Maria “Etruria” Boschi e che in cambio ha già ottenuto qualche poltrona prestigiosa in Senato.
7. PapàBoschi, quella gran brava persona di PapàBoschi, venne accusato qualche anno fa (poi prosciolto) per estorsione e turbativa d'asta. Di mezzo c'è la vendita di una grande tenuta.
8. Il giudice che archiviò il caso, Roberto Rossi, venne promosso Procuratore di Arezzo dopo l'archiviazione.
9. Il giudice Roberto Rossi divenne consulente di Palazzo Chigi sotto Letta. Ovviamente confermato da Renzi. E' lui il giudice che segue attualmente il caso Banca Etruria.
10. Al CSM (consiglio superiore della magistratura) disse di non conoscere PapàBoschi, quella gran brava persona di PapàBoschi.

Queste sono solo alcune delle informazioni che riguardano Banca Etruria, la banca riconducibile al clan Boschi. Ora spetta a noi dimostrare di essere cittadini e non SUDDITI!
Questa gente deve pagare per il dolore che ha causato a migliaia di italiani.

sabato 23 gennaio 2016

#5giornia5stelle del 22 Gennaio 2016

"Il Paese vi deve gratitudine", dice Renzi alla maggioranza che ha approvato le riforme al Senato. In realtà la gratitudine è la sua, per le "stampelle" Verdini e gli altri voltagabbana. Il Paese, invece, affonda tra disoccupazione ed emigrazione, come ricorda Nicola Morra, e vogliono cambiare la Costituzione solo per perseguire meglio i propri interessi, denuncia Paola Taverna.
Che facciano solo i propri comodi è lampante anche dal caso Catania: Riccardo Nuti spiega che, secondo l'antimafia, nella città etnea ben 3 consiglieri comunali sono legati alla mafia. Come mai nei media si è parlato solo di Quarto, dove invece il M5S è uscito pulitissimo, come certificato dall'antimafia nazionale? E nessuno ci ha chiesto scusa!
In piazza a Roma arrivano intanto i cittadini truffati dal decreto salvabanche, e i nostri portavoce Pesco e Gagnarli sono stati con loro per ascoltarli. Alessandro Di Battista dà a tutti appuntamento per domenica 24 ad Arezzo, alle 10 in piazza San Jacopo: il M5S ha pronte soluzioni concrete sia per riformare il sistema bancario che per restituire il maltolto.
Ancora sulle banche Marco Valli e Marco Zanni da Bruxelles, che ci ricordano come l'unica soluzione per uscire da questo disastro sia uscire dalla moneta unica. Non è possibile continuare ad essere governati da UE e Germania, dobbiamo tornare a poter decidere per noi, anche attraverso una riforma del sistema bancario e di Bankitalia.
Intanto, come denuncia indignato in aula Riccardo Fraccaro, in Italia si procede ancora a salvare i ladri. Stavolta è un decreto attuativo della riforma Madia, che toglie potere alla Corte dei Conti nel controllo delle partecipate. Sì, proprio quegli enti locali dove si annida malaffare e corruzione, i Buzzi e i Carminati che ancora una volta vengono aiutati dal governo.
Nel tentativo poi di dimostrare che "fa qualcosa", Renzi se la piglia coi fannulloni della Pubblica Amministrazione. Sacrosanto punire coloro che si approfittano, sottolineano Roberta Lombardi e Tiziana Ciprini, ma senza usarli come scusa per non parlare degli scandali che si susseguono, e soprattutto per introdurre il precariato nel settore pubblico.
Da Bruxelles poi arrivano anche notizie sulla cosiddetta "mini Schengen". Ferrara e Corrao spiegano che il nostro governo in Europa non conta ormai più nulla sulla crisi migranti, e che la nuova area Schengen ristretta taglierà fuori i Paesi del sud e dell'est che sono proprio i più investiti dai flussi migratori.
Per finire, buone notizie da Roma. Un'emozionata Francesca Businarolo ha visto approvare alla Camera la sua legge sul Whistleblowing, che finalmente tutela chi denuncia corruzione e malaffare e che finora era esposto a ritorsioni. Le persone oneste non devono pagare x propria onestà!