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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

venerdì 13 maggio 2016

“La riforma Boschi è fatta per allontanare i cittadini”

A guardarlo, il libro del professor Settis, mette di buon umore. E non solo perché s'intitola Costituzione!, con quel punto esclamativo che sembra un’esortazione. Poi c’è il sottotitolo: “Perché attuarla è meglio che modificarla”. Dentro i contributi –raccolti e aggiornati –che negli anni sono apparsi sui giornali o pronunciati in eventi pubblici e che parlano di lavoro, salute, scuola, paesaggio: beni comuni e diritti a cui l’operare dello Stato dovrebbe orientarsi. Ma non accade, “perché i governi hanno smontato lo Stato”.
Professore, partiamo dal sottotitolo: attuarla.
Chi insiste nel ripetere che la Costituzione va cambiata sostenendo che la prima parte non si tocca, non dice mai cosa di quella prima parte è realmente attuato. L’articolo 32, sul diritto alla salute, è attuato o no? Da quando, con la riforma del Titolo V, il sistema sanitario è organizzato su base regionale, come risulta da un’inchiesta del C orrier e, la vita media degli italiani sta calando. Mi piacerebbe che chi dice di voler cambiare la Carta, s’impegnasse anche ad applicare le molte parti rimaste inattuate.
I riformatori risponderebbero che il nuovo sistema corregge i danni del federalismo, facendo tornare molte materie alla competenza del legislatore nazionale.
Sulla riforma del titolo V del 2001 –di cui mi sono occupato in particolar modo per quanto attiene alla tutela del paesaggio – sono sempre stato critico. Questa parte del ddl Boschi – senza entrare nel merito di com’è fatta, cioè malissimo –ha una qualche ragione d ’essere. L’attuazione dell’art. 32 non dipende solo dal federalismo. Il problema sono i continui tagli e l’imposizione di ticket che sembrano portarci lentamente verso un sistema di sanità privata. Mentre gli Usa di Obama cercano di imitare noi, noi cerchiamo di imitare Reagan.
Il premier l’ha messa sul personale: si vota o con lui o contro di lui.
Non bisogna cadere nella trappola del referendum-plebiscito. La vera ragione per cui essere contrari è che la riforma intacca un terzo del testo costituzionale, diminuendo il prestigio del presidente della Repubblica – attraverso un meccanismo di elezione ridicolo – e il peso del Parlamento. Con un Senato, non più eletto dal popolo, ridotto a un dopolavoro per sindaci e consiglieri regionali. Il principio della sovranità popolare viene indebolito. Non ho alcun dubbio che siamo solo all’inizio di un percorso...
Infatti lei parla di un “assalto alla Carta”, che parte ben prima del governo Renzi.
C’è una convergenza tra il famoso report di JP Morgan del 2013 che punta il dito contro le Costituzioni del Sud Europa “troppo influenzate da idee socialiste” e l’agire dei governi, in particolare mi riferisco al documento Letta: Renzi è stato più cauto. È il segno di una mentalità che si è fatta strada nei circoli della finanza internazionale e delle élite politiche europee, penso alla Commissione e alla Banca centrale, che vuole imporre un ultraliberismo che viene spacciato per nuovo. Ma a me risulta che il thatcherismo non sia proprio un modello nuovo.
Quando si occupa della riforma dell’articolo 81 – con l'introduzione del pareggio di Bilancio in Costituzione – parla di un precetto seguito dal governo Monti che la Carta nega: la priorità dell’economia sui diritti.
In quel momento anch’io ho sottovalutato l’impatto della riforma. Ma quella è stata una specie di prova generale della maggioranza delle larghe intese: un progetto molto chiaro del presidente Napolitano per modificare la Costituzione senza bisogno di un referendum. Il principio che sta dietro all’articolo 81 è lo stesso che alberga a Taranto, dove il diritto alla salute viene scambiato con il diritto al lavoro. Certi temi non si affrontano perché l’economia ne risente. Ma sono i cittadini a rimetterci. Farò un paragone che può sembrare improprio: perché sul caso Regeni l’Italia ha solo finto di fare la voce grossa? Perché dietro ci sono interessi economici. Questo per dire che i diritti di una persona o della persona vengono schiacciati in nome dell’economia che dovrebbe salvare il Paese, nonostante la lunga stagnazione e la disoccupazione giovanile al 38%.
In più punti del libro sottolinea la sospetta confusione, anche lessicale, della riforma: come se fosse scritta per non essere capita.
Lo sforzo che ho fatto in questo volume è stato articolare il ragionamento sulla riforma, affrontandone via via i temi nello specifico. Perciò ho inserito una corposa appendice con tutte le riforme costituzionali state fatte fino ad oggi, compresa l’ultima. L’articolo 70 – che prima contava 4 parole e ora 434 –è fatto per non essere capito, per confondere le idee e tenere i cittadini lontano dalla Costituzione. Dicono che il bicameralismo produce solo danni: avrebbero fatto miglior figura a cancellare il Senato. Non è vero, tra l’altro, che il bicameralismo è stato abolito. Per quanto riguarda la cosiddetta semplificazione, ci sono almeno 23 fattispecie di leggi che devono passare per il Senato. Ecco perché nella lettera dei costituzionalisti – 11 dei quali presidenti emeriti della Consulta – si dice chiaramente che la riforma non funzionerà. Succederà che si farà ancor più ricorso ai decreti legge del governo, delegittimando ulteriormente il Parlamento. Quindi l’esecutivo – per evitare che il Paese si fermi – diventerà ancora più potente perché, come si usa dire, “non c'è alternativa”.
Renzi ha parlato di “archeologi travestiti da costituzionalisti”. Forse pensava a lei...

Non desidero interloquire a questi livelli. Si deve parlare del merito della riforma, che è ciò che interessa ai cittadini. Sulla rottamazione mi permetto di osservare che Renzi ha fatto il patto del Nazareno con Berlusconi, che non è proprio un giovanotto. Come del resto Verdini. I vecchi vanno bene se sono amici suoi. Ma dal premier voglio sapere, punto per punto, come cambierà la nostra democrazia.
Il F.Q. del 13 maggio 2016 - pag. 5

mercoledì 11 maggio 2016

IL SINDACO DI LIVORNO Nogarin, la Procura chiarisce: nessuna nuova accusa

Filippo Nogarin è indagato solo per concorso in bancarotta fraudolenta. È quanto risulta da una comunicazione emessa dalla procura della Repubblica di Livorno, su richiesta dell’avvocato del sindaco, Sabrina Franzone. Si può essere indagati senza ricevere un avviso di garanzia, e il fatto che Nogarin avesse ricevuto l’avviso solo per bancarotta aveva lasciato aperta la strada all’ipotesi che gli venissero contestati anche altri reati. Era quanto scritto dal Tirreno, secondo cui il sindaco grillino sarebbe indagato anche per abuso di ufficio e falso in bilancio, nell’ambito dell’inchiesta “Città pulita” su Aamps, la municipalizzata dei rifiuti per cui la giunta M5s ha chiesto il concordato preventivo. In particolare, scrive il quotidiano livornese, a Nogarin verrebbe contestata la revoca del Cda dell’azienda, il 7 gennaio scorso, e l’approvazione del bilancio 2014, nonostante il parere contrario dei revisori dei conti. Ma la Procura ha confermato che il sindaco è iscritto nel registro degli indagati solo per concorso in bancarotta fraudolenta, per il quale ha ricevuto sabato un avviso di garanzia. Per lo stesso reato sono indagati anche l’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, e l’ex sindaco Alessandro Cosimi, del Pd.
Il F.Q. del 11 maggio 2016 – pag. 5

CHIARA APPENDINO - La candidata del M5s: “Questa è una città povera con una ricca al centro, in cui il bello copre il brutto. Per questo vinco io”

“La Casaleggio srl? Qui ascoltiamo tutti, ma facciamo da soli”
Non so cucinare, non sono pigra, non sono disonesta, non seguo uno spartito, non sono moralista, non sono populista”.
È figlia di papà.
La mia famiglia è benestante, questo è vero, ma ho sempre preteso di far da sola, di riuscire col mio talento.
Anche suo marito è benestante.
È la verità.
Vive nella Torino bene.
Non esageri adesso. Circoscrizione 4, ai confini del centro. E mi sono laureata alla Bocconi.
E l’ha ingaggiata la Juve, un noto potere debole qui.
Ho fatto la tesi di laurea nella valutazione economica del parco giocatori. Non ci sono andata per caso. Comunque non lavoro più lì.
È ricca e parla sempre dei poveri.
Adriano Olivetti divideva il mondo tra progressisti e conservatori. Io mi sento progressista. Se parlo dei poveri è perché Torino è una città povera con al centro una ricca. Torino è come un coperchio: il bello copre il brutto. Io voglio ripulire il brutto, sostenere chi non ce la fa e aiutare il bello a espandersi. Ci sono centomila persone che stentano ad arrivare a fine mese.
Quanti abitanti fa Torino?
Sfioravamo un milione, siamo 870 mila. Per la prima volta, a dimostrare una crisi senza precedenti, anche la popolazione extracomunitaria è scesa di 15 mila unità.
Lei è pignola.
Sì, e la considero una virtù. Mi applico, studio, leggo, contesto se c’è da contestare, offro un’alternativa, propongo una soluzione. Il fatto è che questa corte dei miracoli ha dissanguato le casse comunali. Eventi piccoli e grandi, tutti nel cerchio magico della cintura benestante. Soldi finanziati con mutui, soldi raccolti attraverso gli spericolati derivati, strumenti finanziari che hanno assassinato le casse pubbliche. Un buco enorme che la città paga oltre le sue possibilità. È un’ingiustizia.
Torino è più bella.
Vada nelle periferie e vedrà.
Restauri realizzati, opere completate.
Siamo in piazza Carignano: si può negare che sia bella? Contestiamo il volume dei soldi, l’itinerario seguito, le persone chiamate a gestirli, gli stessi di sempre, quelli che ne hanno goduto e il confine entro il quale sono stati spesi.
Giovanna d’Arco a Turin
Fassino mi dà della moralista solo perché tengo molto all’etica pubblica. Curioso.
Fassino si è spazientito un giorno e le ha detto: quando si siederà su questa sedia...
L’abbiamo inteso come un segno di buon augurio. Fu lui a dire a Grillo: se vuoi contare fatti un partito. Grillo seguì il consiglio e bisognerebbe persino ringraziarlo. Quella era la prima profezia, questa sarà la seconda. Porta bene.
Ha 31 anni e già vuol fare il sindaco.
È una scelta condivisa dal Movimento.
La chiamano dalla Casaleggio?
Qui facciamo da soli. Confronto e disponibilità all’ascolto verso tutti, ma facciamo da soli. Abbiamo le forze, le intelligenze, le risorse come si dice.
I suoi assessori li sceglie attraverso i famosi curricula.
Li scelgo attraverso le competenze.
E naturalmente devono essere immacolati.
Neanche una multa pendente.
E via al primo avviso di garanzia.
Se arriva l’avviso ci sediamo a un tavolo, leggiamo, capiamo. Prima discutiamo e poi decidiamo.
Questa è nuova.
A Torino si farà così.
A Roma sembrava di no. Dopo Livorno non saprei dirle.
Noi siamo a Torino e lei sta parlando di me, nel caso io faccia il sindaco.
Secondo me perderà. Fassino è più forte, dai...
Chi glielo dice?
Non sarà un disastro nel caso non vincesse. Avrà tempo per rifarsi.
Io punto a vincere. Penso - lei non me ne voglia - che sia meglio vincere.
Quanti soldi ha speso per la campagna elettorale?
Neanche un euro.
Braccino corto.
Abbiamo fatto una raccolta di fondi, venduto panettoni a Natale. In tutto, la campagna costerà 40 mila euro.
Umile.
Onesti.
Le periferie, gli ultimi, ma anche un bel confronto con Cirino Pomicino all’unione industriali.
Si deve parlare con tutti, far capire il nostro programma, spiegarlo, illustrarlo. E pensiamo che gli elettori non sono numeri ma persone e noi, uno a uno, faremo in modo che capiscano quel che vogliamo fare. Senza distinzione di ceto.
È mamma da tre mesi e non si ferma un attimo. Ha il fisico del politico professionista.
Ringrazio la mia famiglia che assolve ai compiti ai quali dovrei far fronte. È soprattutto merito di mio marito se posso permettermi di fare campagna elettorale.
Prende un aperitivo?
Un bicchiere d’acqua volentieri, ho da fare le poppate.
Non cucina.
Fa tutto Marco.
Lo ha fatto tribolare persino in viaggio di nozze.
Ma scherza? Siamo stati a Sokotra, un’isola yemenita. Avventura, spiagge da leggenda, luoghi primitivi.
L’isola dei pirati?
Esatto.
Lei ama il rischio.
La noia no.
Secondo me però arriva al ballottaggio.
Tutto qua? Dovrei esultare?
Il F.Q. del 11 maggio 2016 - pag. 7