Rossella Orlandi “Questo spiega perché è un fenomeno di così
vasta scala. Le agenzie fiscali autonome, però, funzionano per contrastarla”
“In Italia l’evasione serve a finanziare la corruzione”
Rossella Orlandi, lei dirige l’Agenzia delle Entrate: può
sembrare che in Italia la lotta all’evasione non si sia mai fatta perché
costerebbe milioni di voti.
Non sono d’accordo, ma almeno non è a noi che lo si può
rinfacciare. Senza l’Agenzia , gli evasori dormirebbero sonni molto più
tranquilli.
Lei ha stimato, dal 2006, un incremento del recupero da
evasione del 220%. Prima non si recuperava nulla?
Il calcolo non distingueva l’effettiva riscossione. Il dato
però è significativo: siamo passati da 4,4 miliardi nel 2006 a 14,2 miliardi
nel 2014. Un risultato di tutto rispetto.
A cui hanno contribuito anche Equitalia e la riscossione
coattiva però...
Senza il versamento spontaneo non andiamo da nessuna parte.
Dei 14,2 miliardi di incassi nel 2014, 10,1 arrivano da cittadini che, per un
motivo o per un altro, hanno accettato la nostra pretesa impositiva: solo 4,1
miliardi dalla riscossione coattiva.
L’Agenzia, però, è accusata di tartassare i piccoli
contribuenti, mentre i grandi gruppi la fanno franca.
L’immagine di un Fisco vampiro coi piccoli e inerte coi
grandi è stata costruita, spesso con l’aiuto di chi aveva interesse a
diffonderla. Ma solo l’anno scorso i controlli sui “grandi contribuenti”, con
fatturato sopra i 100 milioni (circa 3.200 soggetti), hanno riguardato 1.280
società, il 40% dei soggetti. Nello stesso periodo, invece, sul totale di
professionisti e imprese di piccole e medie dimensioni (circa 5,4 milioni) sono
stati effettuati accertamenti su 120mila soggetti, solo il 2,2%. L’azione di
controllo sui grandi contribuenti ha “fruttato” oltre 2 miliardi di euro, il
26% di quanto riscosso lo scorso dai controlli.
Per l’ex pm Bruno Tinti, la legge italiana è fatta per
salvare chi froda il Fisco.
Di leggi in Italia ce ne sono fin troppe: un eccesso di
regolamentazione che, invece di frenare l’evasione, offre una sponda al
verificarsi del fenomeno. Di recente, per dire, abbiamo individuato casi di
evasione da centinaia di milioni di euro, congegnate in maniera molto semplice,
ma rese possibili proprio dalla complessità del sistema normativo. C’è poi un
aspetto culturale: è l’intreccio che viene a crearsi con il malaffare. Lo dico
chiaro e senza paura: in Italia spesso l’evasione fiscale è solo un pretesto
per finanziare reati ben più gravi, come la corruzione. Questo spiega perché è
di così vasta scala.
Su 20 milioni di 730 precompilati, solo 1,4 sono stati
inviati online.
È un bilancio positivo, se consideriamo il carattere
sperimentale e i tempi ristretti. I risultati si vedranno in 3 anni.
Il rapporto tra contribuenti e fisco resta complicato.
È nella natura delle cose. Sta a noi inaugurare una nuova
stagione di dialogo.
La voluntary disclosure, invece, si è trasformata in un
semi-condono per chi detiene i capitali all’estero. E con poche adesioni.
Non è un condono, ma un accertamento con un contraddittorio.
A mio avviso, però, è una tappa intermedia. E ora le rivelo la nostra ultima
rilevazione: siamo a 10 mila richieste. A maggio erano mille.
Si è parlato di un eccesso di autonomia dell'Agenzia, di
riportarla sotto un controllo più forte del Tesoro.
L’istituzione di agenzie fiscali dotate di autonomia
organizzativa ha rappresentato invece un balzo in avanti nell’efficienza della
Pa.
La nuova convenzione tra Tesoro e Entrate prevede riduzioni
dei controlli e meno soldi da lotta all’evasione. Una revisione al ribasso?
In realtà non c’è stata. L’obiettivo per il 2015 era già
stabilito nella convenzione di settembre 2014: 10,2 miliardi l’anno per il
triennio 2014-2016. L’anno precedente lo abbiamo superato di 4 miliardi.
La revisione delle sanzioni penali con l’innalzamento delle
soglie di punibilità e la depenalizzazione di elusione e abuso del diritto
preoccupa i magistrati. Avrà effetti sul recupero?
Mi auguro di no. La scelta su dove posizionare l’asticella è
una scelta delicata che però spetta esclusivamente al legislatore. È
sicuramente molto difficile, perché se da un lato limiti troppo alti possono
vanificare l’effetto deterrente, dal l’altro limiti troppo bassi portano a un
intasamento dei tribunali. È fondamentale stabilire cosa è prioritario e
distinguere tra varie tipologie di reato in base alla differente pericolosità
sociale.
Però l’elusione fiscale delle grandi multinazionali continua
a sottrarci miliardi.
Il nuovo regime di tassazione su marchi e brevetti punta
proprio a contenere la delocalizzazione di questi beni in Paesi a bassa
fiscalità.
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