Imbecille per sempre. Non
so perché non ci abbiano pensato prima. Potrebbe essere il primo gioco d’azzardo in
grado di assicurare un numero di vincitori spropositato e capace di cancellare
tutte le ignobili dicerie sui delicati meccanismi che inducono la gente a
tentare la fortuna.
Non
ho mai conosciuto “turisti per sempre”, forse solo perché chi è stato baciato
dalla Dea bendata si è subito messo in viaggio non appena ha finito di
raschiare il cartoncino che gli ha attribuito il premio in questione.
Considerato
che c’è tanta gente che non vedo da anni, chissà quanti si godono l’esistenza
con l’unico cruccio di rifare la valigia ad ogni cambio
di destinazione. Mentre covo un’invidia indicibile, mi consolo
pensando che qualche volta potrebbero aver mangiato male sulle noiose spiagge
esotiche o patito qualche allergia per l’uso intensivo di creme abbronzanti…
L’altro
giorno, poi, andando in palestra, ho notato – fuori da un esercizio pubblico
rallegrato dall’esposizione di biglietti dalle caleidoscopiche opportunità di
vincita – due cartelli manoscritti probabilmente dal solerte e caritatevole
gestore del locale.
“Oggi vinci casa” recitava
il primo: è bastato il pensiero dell’Imu (e della Tasi e degli altri balzelli
che ne sarebbero derivati) a dissuadermi dall’aggiudicarmi un appartamento al semplice costo di una manciata di
euro e di dieci minuti di ritardo alla lezione di fitness. Sull’altro
ammiccante foglio si leggeva “Oggi vinci tutto” e l’indefinita quantità del montepremi mi
ha subito assillato, facendomi chiedere “e poi dove lo metto?” e inducendomi a
raggiungere in fretta la meta della poca attività sportiva che il tempo tiranno
mi consente di fare.
Nel
corso degli esercizi ginnici – sempre più ripetitivi e meno entusiasmanti – in
una colonia di moribondi deportati del movimento
a tutti i costi, ho lasciato correre (almeno lei) la fantasia e
ho iniziato a riflettere sul fin troppo esplorato pianeta dell’azzardo. E’ un
mondo incantato che non ho saputo apprezzare, bruciando la mia
carriera in Guardia di Finanza accecato dal desiderio di sgominare l’illecito
che accomuna le istituzioni ad altre realtà – criminali e non – che poco si
preoccupano del destino della collettività e che, come il pifferaio di Hamelin,
trascinano mandrie di disperati verso l’illusione di una vita diversa.
Non
ho capito l’importanza degli “apparati di intrattenimento”(così
si chiamano le slot e gli altri attrezzi infernali che qualche malalingua
definisce “macchinette mangiasoldi”), né ho saputo interpretare la missione
dello Stato volta a far girare l’economia mescolando, ad esempio, l’economia e
la sanità. Senza le Vlt e i “grattini”, infatti, non ci sarebbe la ludopatia e
si perderebbero tutti i posti di lavoro nelle strutture cliniche che saranno
necessarie per curare chi è affetto da simili dipendenze. Per
colpa mia – e sarebbe il caso cominciassi a scusarmi – medici, psicologi,
assistenti sociali e altro personale specializzato non avrebbero lo sbocco
professionale e di impiego che la nuova endemica malattia di questo secolo è in
grado di offrire.
L’allenamento
a corpo libero mi permette di sciogliere non solo i muscoli indolenziti, ma
anche il sempre più atrofizzato mio cervello. Come ho potuto non capire che è
giusto incrementare a dismisura il numero già impressionante di “macchinette”?Perché
costringere gli aficionados a girare per la città alla ricerca di una sala slot quando
ogni condominio ne potrebbe ospitare una? Perché condannare un sano
appassionato a lunghe attese in coda per dar sfogo al tanto agognato
passatempo, mentre chi è davanti a lui può beatamente farsi svuotare le tasche
incurante di chi aspetta il proprio turno?
E poi
vogliamo parlare delle nefaste conseguenze delle tante crociate no-slot sul
mondo finanziario? Dove andrebbero a finire i piccoli prestiti e le cessioni
del quinto dello stipendio cui – grazie a Dio – possono attingere quelli che si
sono giocati anche la pensione della nonna?
E gli investimenti delle banche mirati ad agevolare gli operatori del settore e
ad avere ritorni economici di elevata redditività?
Mi
viene in mente anche il
fiume di pubblicità alimentato dalla pioggia di inserzioni del business del
gioco, che permette a intere fette dell’universo dell’informazione
di sopravvivere a dispetto di edicole e soprattutto dei lettori. Basta, troppe
cose.
L’ora
di ginnastica è finita.
Mi
accorgo che – pur cigolante – come burlone potrei candidarmi alle Olimpiadi. Avrò tempo di tornare ad esser serio oggi pomeriggio, quando – alle 19 –
avrò modo di affrontare questi temi nel secondo appuntamento del Bank Mob 2015 – “Azzardo
e Finanza” che si terrà alla Casetta Rossa in via Magnaghi a Roma.
Nel
frattempo tornando a casa rivedo la ghirlanda di gratta e vinci e non riesco a non immaginare che l’unico
davvero sincero potrebbe essere quello dell’“imbecille per sempre” idoneo a
garantire una simile soddisfazione a chiunque voglia mettere alla prova la
propria sorte.
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