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domenica 1 novembre 2015

Il voto fantasma sull’arresto di Bilardi


Prima la riforma del Senato, ora la legge di stabilità. Poi, forse, se non c’è nulla di più urgente e se non possiamo farne a meno, il voto sull’arresto del senatore calabrese di Ncd Giovanni Bilardi”. Naturalmente se, nel frattempo, saranno ancora necessari i domiciliari. Misura che prima il pm, poi il gip e infine il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria hanno disposto nei confronti dell’es ponente del Nuovo Centro Destra. Sembra questo il ragionamento che ha spinto, nei giorni scorsi, la riunione dei capigruppo in Senato a bocciare la proposta dell’M5S di inserire all’ordine del giorno il voto sull’arresto Bilardi, sulla cui testa da giugno pende un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambi - to dell’inchiesta “Rimborsopoli”.
È tutta una questione di equilibri da mantenere. A Roma come in Calabria. E poco importa se la Finanza accusa Bilardi di aver speso soldi pubblici (357mila euro) per scopi privati. La tenuta della maggioranza di governo passa anche per il senatore di Ncd. Per questo la politica renziana “dimentica” le richieste di una delle Procure più impegnate nella lotta al malaffare e alla criminalità. Stando all’inchiesta “Rimborsopoli”, infatti, solo nel 2012 Bilardi avrebbe percepito 214 mila di rimborsi spese, di cui circa 17 mila solo per “oggettistica di rappresentanza”. Con i fondi del gruppo, inoltre, avrebbe pagato pranzi e persino un set di valige da 1.200 euro, le consulenze ad un avvocato da 4.680 euro, un Iphone 4S da 655 euro, gioielli per circa 7 mila euro. E siccome essere informato su cosa succede nel mondo è importante, ecco 3.600 euro di giornali, il servizio a domicilio di Sky, qualche viaggio e 10 foulard da 700 euro. Il capogruppo dei grillini al Senato Gianluca Castaldi si è visto bocciare il suo ordine del giorno: “Sono passati quasi due mesi dal via libera della Giunta per le Immunità. Bilardi diventa un ulteriore ricatto di Ncd al Pd perché non si calendarizza senza motivo”. Il senatore del M5S sfida i Dem: “Come hanno salvato Antonio Azzolini, abbiano il coraggio di salvare anche Bilardi che, per tutto il 2015, credo che resterà a spasso”. “Ce l’avranno il coraggio” ne è convinto l’altro senatore grillino, Mario Giarrusso: “Fa - ranno passare molto tempo, poi diranno che non ci sono più le esigenze cautelari. Angelino Alfano cerca di garantire Bilardi affinché non finisca in galera. Il ministro dell’Interno tratta direttamente con Matteo Renzi che, quindi, dà le direttive a Luigi Zanda il quale poi tira le fila nella conferenza di capigruppo”. A proposito di esigenze cautelari, secondo Giarrusso, “il fatto che il Senato non decida sull’arresto è la prova che ci sono gli elementi per giustificarlo. Evidentemente basta la sua presenza in Senato per determinarne gli orientamenti”. La vicenda provoca qualche imbarazzo in casa Pd. E in particolare alla senatrice Stefania Pezzopane che, in Giunta per le Immunità, è stata la relatrice del caso Bilardi: “Non ho molte notizie. Presumo che si discuterà di Bilardi dopo la legge di stabilità”.

Ma non doveva andare dopo le riforme del Senato? “Noi abbiamo votato l’arresto e trasmesso tutto al presidente Piero Grasso. La conferenza dei capigruppo fa il calendario e spesso queste questioni vanno un po’in fondo alla lista”. Pezzopane non entra nel merito delle decisioni dei capigruppo: “Avranno fatto le loro valutazioni. So che c’è stato un battibecco nel corso della riunione per il calendario. Non si può rinviare più di tanto”. Intanto la Procura aspetta.

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