Il giornalista Toni Capuozzo in Fondazione per parlare del
caso dei due fucilieri di Marina prigionieri da 4 anni: «Quando dicono di
essere innocenti affermano la verità, ma nessuno gli crede»
«I fatti
dicono che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone affermano la verità quando
dicono di essere innocenti. Purtroppo i primi a non credergli sono stati, oltre
agli indiani che hanno costruito un teorema accusatorio fatto di prove
manipolate, proprio gli italiani stessi. Ci siamo sempre comportati come se
fossero due colpevoli di uno sbaglio e che vanno difesi, appoggiati da un punto
di vista legale e tutelati materialmente. Ma non sono mai stati creduti nella
loro rivendicazione di innocenza».
Il noto giornalista televisivo Toni Capuozzo è intervenuto nella serata dell’11
febbraio all’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per parlare del
caso dei due marò italiani prigionieri in India dopo l’episodio avvenuto il 15
febbraio del 2012 al largo della costa del Kerala, stato dell'India sud
occidentale. Capuozzo ha scritto un libro su questo caso - “Il segreto dei
marò” - ed è stato invitato a Piacenza dal circolo culturale “Nicola Bombacci”.
La serata è stata condotta da Loris Magnani e dalla giornalista Nicoletta
Marenghi.
Perché dunque nemmeno l’Italia ha voluto credere alla versione dei due
fucilieri di Marina che continuano a proclamarsi innocenti? «Perché credergli -
spiega il giornalista di Mediaset - sarebbe costato mettere in forse la
montagna di affari con l’India, come la vendita di armi e sitemi di armi.
L’India è un grande cliente e qualcuno dell’allora governo Monti ha pensato che
il cliente ha sempre ragione. E i governi successivi non hanno saputo cambiare
questa strada. Fino all’ultima decisione di richiedere un arbitrato che
comporterà almeno altri due anni di dibattito sulle questioni di diritto
internazionale, senza entrare nel merito dei fatti di quattro anni fa. Insomma,
abbiamo sempre scelto una via tesa a non irritare l’India, e il risultato è
sotto gli occhi di tutti».
L’errore più grave? «Ce ne sono stati tanti. Personalmente
mi infastidisce aver versato un risarcimento alle famiglie dei pescatori: non
perché non fosse un loro diritto, ma l’Italia lo ha fatto per placare le acque,
come si getta l’osso ai cani. Pensando che magari col denaro tutti si possono
compare, ma assumendo così di fronte all’opinione pubblica indiana l’immagine
dei colpevoli: perché se paghi i danni questo significa che il danno lo ha
fatto tu. Purtroppo questa vicenda non andrà a finire presto visto che abbiamo
davanti almeno due anni di arbitrato. Girone e La Torre potrebbero difendersi
davanti a un giudice da un’accusa ingiusta e infamante solo sei anni dopo i
fatti in questione. Sei anni di pena preventiva sono davvero troppi e un
insulto al diritto».
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