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giovedì 11 febbraio 2016

Uranio, la moglie del soldato morto: «Non ho i soldi per vivere»

Il Sottufficiale dell'AM deceduto, Gianluca Danise, 43 anni
Stefania Sommella, moglie del sottufficiale Gianluca Danise morto nel 2015, dopo mesi di agonia chiede aiuto allo Stato: «Ho una bimba di 14 mesi da crescere e un mutuo» 
«Non ho ancora avuto notizie sulla pensione di mio marito, non ho i soldi per vivere». Stefania Sommella è la moglie del primo maresciallo incursore dell’Aeronautica militare Gianluca Danise morto, a 43 anni, lo scorso dicembre dopo mesi di agonia causati da un tumore . Il militare napoletano era un veterano di tante missioni all’estero dal Kosovo all’Albania passando per Eritrea, Afghanistan, Iraq e Gibuti. Era stato uno dei sottufficiali che aveva ricomposto i corpi dilaniati dei colleghi vittime dell’attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003, lavorando a 40 gradi all’ombra, pur di restituire i resti alle famiglie. Danise aveva raccontato la sua malattia in un diario on line che ha fatto il giro del mondo. «Ho paura di morire e non poter dare un futuro a mia moglie e a mia figlia — aveva scritto in Rete — ho paura di morire prima di aver sistemato la maledetta burocrazia militare e civile». Secondo l’Osservatorio militare sarebbe la 321esima vittima dell’uranio impoverito. Un bilancio che secondo le loro stime sarebbe salito sino a 326.
Il dolore e le preoccupazioni economiche
Adesso è la moglie Stefania, tra le lacrime, a lanciare un appello dopo aver visto il «marito morire lentamente» e «per assisterlo ho smesso di lavorare ma nei palazzi del potere sanno cosa significa stare accanto ad una persona nei momenti più acuti della malattia?». Un dolore sordo che l’accompagna giorno dopo giorno. «Vorrei poter piangere mio marito in pace — prosegue — e invece ogni giorno sono costretta a giri burocratici» che ha una figlia di poco più di un anno e per far quadrare i conti è costretta a ricorrere all’aiuto dei genitori pensionati. «Non posso più aspettare — continua — ho bisogno di quei soldi per vivere». La vedova Danise attende anche che il lavoro della nuova commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito «possa fare luce» sulla morte del marito. La speranza è «un verdetto definitivo perché noi familiari delle vittime abbiamo il morale a pezzi».
La commissione d’inchiesta e l’Osservatorio
Molto «fiducioso» che la Commissione possa svolgere un buon lavoro è Domenico Leggiero, coordinatore dell’Osservatorio militare, precisando come ci sia stavolta «la volontà di arrivare a una soluzione definitiva». Quanto ai tempi per sbloccare le pensioni di reversibilità e gli indennizzi, secondo Leggiero «una volta era l’Inpdap ad occuparsi della previdenza del comparto della Difesa e questo significava tempi più brevi nel disbrigo delle pratiche ma da quando Inpdap è stato assorbito dall’Inps, è stata persa la competenza specifica per rispondere agli aspetti, più o meno complessi, che riguardano la posizione pensionistica di ciascun militare».
L’impegno del Governo
All’appello di Stefania Sommella ha risposto subito Gian Piero Scanu, deputato e presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare sull’uranio impoverito, che ha precisato come «la Commissione sia al lavoro». Inoltre, ha aggiunto, «l’attività d’inchiesta verrà svolta con assoluto rigore e oggettività e, come abbiamo già dichiarato, sarà conclusa entro il 30 giugno». In quella data, aggiunge Scanu, «proporremo al Parlamento e al governo i provvedimenti di legge per eliminare alla radice il problema». Intanto, Scanu ha anche assicurato di «svolgere ogni possibile sollecitazione nei confronti delle amministrazioni competenti al fine di non rendere ancora più doloroso ciò che, di per sé, è già tragico».
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Commento personale all'articolo:
Mi riferisco principalmente a quanto asserito dal Sig. Domenico Leggiero, Coordinatore nazionale dell'Osservatorio militare. Il fatto che una volta c'era l'INPDAP e ora l'INPS ad occuparsi della previdenza del comparto Difesa NON E' UNA GIUSTIFICAZIONE ACCETTABILE, ma è uno schiaffo all'intelligenza delle persone, soprattutto ai familiari dei militari che hanno sacrificato la vita al servizio del proprio Paese. Viviamo in un'era dove, se vogliamo, si cambiano le leggi a proprio piacimento in un mese; si vuole stravolgere l'ordinamento dei servizi segreti mettendo a capo di una agenzia cyber-tecnologica un amico di famiglia che non ha nemmeno una laurea; si acquista in leasing un aereo (di cui costo è tutelato da "segreto di stato") per il quale non esisteva pilota in Italia in possesso di specifica abilitazione per il suo pilotaggio, tempo due mesi (?) ed ecco che il personale idoneo a farlo volare viene dotato di specifica abilitazione.... Insomma, viviamo in un Paese dove tutto è possibile, dove tutto è lecito... basta volerlo... Oppure è meglio dire.... viviamo in un paese dove "io so io e voi non siete un cazzo"?
Fabio Angeletti

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