LA SFIDA - Bergoglio spiazza le Congregazioni alla
vigilia
del Giubileo, nel pieno del contenzioso con il
Comune di Roma:
“Un convento è
esentato, ma se lavora come un hotel deve pagare le tasse”
Dare a Cesare ciò che gli tocca, separandolo da ciò che è di
Dio: è il concetto che sta dietro le parole di papa Francesco, quelle che molti
aspettavano da decenni. "Un convento religioso è esentato dalle imposte – ha
detto Bergoglio durante un’intervista all'emittente portoghese Radio Renascença
– però se lavora come un albergo è bene che paghi le tasse, altrimenti
l'impresa non è molto sana”. Si riferiva al fatto che a Roma il 40 per cento
delle strutture alberghiere gestite da religiosi non abbia mai versato l’Imu,
al fatto che il 20 per cento lo versi irregolarmente e che un terzo non paghi
né Tasi, né Tari. “Ci sono conventi che sono quasi vuoti – ha detto Bergoglio -
e anche lì può esserci la tentazione del Dio denaro. Alcune congregazioni
dicono: ora il convento è vuoto, facciamolo diventare un albergo e possiamo
ospitare persone, mantenerci e guadagnare denaro. Bene, se desideri questo,
allora paga le tasse”. E, per fa passare meglio il messaggio, lo ha ripetuto di
nuovo: “Un collegio religioso è esente dalle imposte, ma se lavora come un
hotel è giusto che le paghi”.
Secondo un elenco elaborato dal dipartimento delle Risorse
economiche del Comune di Roma, infatti, le 280 strutture ricettive gestite
dagli ordini religiosi in città sono controllate da 246 diverse congregazioni
e, di queste, 93 non hanno mai versato l’Imu, mentre 59 l’hanno versata in
maniera irregolare. Una situazione che genera un ammanco fiscale per le casse
capitoline di circa 19 milioni di euro. A sollevare la questione, nelle scorse
settimane, era stato il consigliere comunale romano e presidente dei Radicali
Riccardo Magi. Grazie a lui è stato stilato l’elenco dei presunti debitori e Il
Fatto Quotidiano ha bussato alla porta delle varie strutture per capire come
mai non paghino le tasse sugli immobili, soprattutto ora che il Giubileo di
ottobre porterà nella capitale milioni di turisti e, quindi, potenziali
clienti. Le piccole Ancelle di Cristo Re, la Congregazione delle Mantellate
Serve di Maria, le suore Oblate del Bambin Gesù, le suore Pallottine e molte
altre: ci sono contenziosi che risalgono anche a dieci anni fa e che valgono
centinaia di migliaia di euro. E che, a quanto pare, non si risolveranno con la
rivoluzione di Bergoglio. Gli ordini dicono di aver diritto all’esenzione,
negano i servizi offerti o giustificano i prezzi con l’elevata pressione
fiscale imposta loro dal Comune di Roma. Oppure si appellano a una normativa
poco chiara. Prima del 2012 (anno del decreto Monti), infatti, erano esenti dal
pagamento delle tasse sugli immobili le strutture che prevedevano una zona
adibita ad altre attività, come quelle di culto. Dal 2012, invece, è riservata
solo alle strutture in cui si svolgono attività con modalità non commerciali e
a condizione che non siano aperti tutto l’anno. A patto che i servizi siano
offerti gratuitamente o a un prezzo inferiore alla metà di quello di mercato
nella zona. Cosa che raramente avviene, nonostante le strutture dichiarino di
non avere scopi commerciali. E il Papa lo sa. Oggi, come due anni fa quando,
durante la visita a Lampedusa e l’emergenza migranti, aveva detto che i
conventi vuoti non dovevano servire come alberghi, ma essere destinati ad
ospitare i rifugiati. “Bergoglio ha dimostrato di essere più evoluto dello
Stato e del Comune – ha detto ieri Magi –, ha squarciato il velo d’ipocrisia
dietro cui, da decenni, si sono nascosti sia gli alti prelati, che ci hanno
sempre accusato di voler penalizzare il terzo settore, sia molti amministratori
locali e politici”. Le strutture, infatti, autocertificano il loro status di
attività no profit, il Comune controlla la corrispondenza tra le dichiarazioni
e la realtà. Controlli che, secondo Magi, non sono mai stati svolti in modo
efficace.
Nessun commento:
Posta un commento