Cantone: nel 2010 l’Autorità dei Lavori pubblici aveva
rilevato
gli appalti senza gara alle Coop di Buzzi.
Senza muovere un dito
Mafia Capitale ha prosperato anche grazie al l’inerzia delle
autorità di controllo. Con il deposito di migliaia di carte “nuove” del
fascicolo dei magistrati romani emerge anche la lettera inviata da Raffaele
Cantone al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone. Il capo dell’Autorità
Anticorruzione segnala che gli uffici della disciolta Autorità di Vigilanza sui
Lavori Pubblici, poi confluita nell’Anac, avevano segnalato al Comune di Roma
tutto quello che non andava negli affidamenti senza gara alle coop sociali.
LA SEGNALAZIONE risaliva al 2010. Nulla era accaduto. Tanto
che la lettera di Cantone a Pignatone si chiude con l’annuncio di un’ispezione
interna. “Dopo che la stampa ha dato notizia dell'indagine su Mafia Capitale,
ho fatto fare una verifica per accertare se sugli appalti relativi ai servizi
sociali erano stati effettuati in passato, accertamenti da parte dell'Autorità
di vigilanza dei contratti pubblici (Avcp)”, scrive Cantone a Pignatone.
“Grazie alla collaborazione di un dirigente, ho ricostruito una vicenda che,
credo, potrà essere utile per le indagini ma che potrebbe meritare da parte
della S.V. un approfondimento su eventuali possibili omissioni negli anni
2010/2011 da parte di dipendenti dell'Avcp”. Il Comune di Roma si era di fatto
autodenunciato chiedendo all’Autorità un parere sulla cassa integrazione dei
lavoratori dell’assistenza agli immigrati. Ma la gara stessa vinta dalla
cooperativa che li impiegava, per l’Avcp, era illecita. “Il 3 settembre 2010”,
scrive Cantone, “il vice segretario generale dell’Avcp evidenziò al
Dipartimento citato che l’appalto per il quale era stata avanzata richiesta di
chiarimenti non era stato ‘affidato conformemente alle disposizioni normative
in materia di contratti pubblici' e individuò una lista di appalti affidati con
medesime modalità, chiedendo di fornire spiegazioni. Il 19 ottobre 2010, il
dipartimento del Comune di Roma precisava che la totalità dei servizi era stata
affidata a cooperative sociali di tipo A o di tipo B e si individuavano le
ragioni per cui si era proceduto sostanzialmente in deroga al codice dei
contratti –in particolare perché si trattava di 'risolvere una situazione di
grave disagio ed emergenza sociale, per ovviare a problemi di ordine pubblico
ed igienico sanitario'”. Cantone sottolinea che “nell’atto trasmesso dal Comune
era contenuto un elenco di cooperative beneficiarie degli affidamenti, in cui
risultano fra l’altro la Coop sociale 29 giugno e Eriches 29 giugno”.
L’Autorità rispose il luglio 2011 segnalando “'criticità emerse nel settore
esaminato che riguardavano 'il mancato esperimento da parte del comune di procedure
di confronto concorrenziale', in assenza dei necessari presupposti normativi ed
il frequente ricorso ad affidamenti diretti”. Cantone segnala che ciononostante
l’Autorità, invece di intervenire con un provvedimento contro il Comune,
preferiva ipotizzare ispezioni in tutta Italia e un confronto tra Roma e altre
città. La ragione? Le difficili condizioni finanziarie della Capitale. Conclude
Cantone: “Nessuna attività di successiva ispezione è stata effettuata né in
alcun modo è stata effettuata comparazione con altre città né che le
irregolarità, comunque emerse, siano state comunicate al Comune di Roma, alla
Corte dei Conti o alla Procura della Repubblica”. Al termine della lettera
Cantone chiude minaccioso: “L’anomalia della procedura evidenziata sarà
evidentemente oggetto di ulteriori accertamenti ispettivi interni i cui esiti
saranno prontamente comunicati alla Procura”.
NELLE CARTE compare anche un’intercettazione in carcere di
Massimo Carminati che parla con un altro detenuto: “Quando avevo 16 anni andavo
in giro armato di pistola, quando poi i miei amici sono tutti morti ammazzati,
io mi sono specializzato in quello che loro dicono e mi accusano. Ma non hanno
capito che gli piscio in testa se voglio”. Carminati non collabora con i pm, a
differenza dell’uomo ritenuto il suo braccio destro, Salvatore Buzzi. Il ras
della cooperativa 29 giugno ha parlato tante volte con i pm e i compagni di
detenzione non hanno gradito. Buzzi, in una lettera alla Procura, scrive che
“l’ambiente della sezione, sebbene sia stato tollerante dopo i due
interrogatori, ora è diventato ostile nei miei confronti, salvo alcune
eccezioni. Ieri sera dopo i telegiornali, i detenuti della sezione hanno
iniziato a gridare nei miei confronti: ‘andiamo a fare i pentimenti religiosi,
i pentimenti li facciamo all’aria’”. E chiede l’isolamento. Intanto ieri è
tornato agli arresti domiciliari Daniele Pulcini, l’imprenditore romano
arrestato anche lui con l’accusa di concorso in turbativa d’asta. Dal 4 giugno
scorso era ai domiciliari, poi però è stato portato in carcere dopo che la
Procura ha scoperto che organizzava cene e party a bordo piscina durante la
detenzione. In una lettera ai pm, riconosce “di aver sbagliato”.
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