Il Presidente della Lucchese, Andrea Bacci |
Andrea Bacci in pole come nuovo ad di Telekom Sparkle, “il
bocchettone delle notizie verso il Medio Oriente”
I petali del Giglio Magico non finiscono mai. Andrea Bacci,
l’imprenditore che ristrutturò la villa della famiglia Renzi a Pontassieve, è
stato scelto come prossimo amministratore delegato di Telekom Sparkle,
formalmente controllata da Telecom Italia, ma da sempre azienda strategica per
il governo italiano e per l’alleato Usa, visto che posa e controlla milioni di
chilometri di cavi sottomarini per Internet, principalmente verso il
Medioriente e l’Asia.
L’ok di Patuano (e dell’ex capocentro Cia)
Se non ci saranno intoppi dell’ultima ora, la nomina di
Bacci, 54 anni, per un caso della vita fiorentino come Matteo Renzi, dovrebbe
essere sancita nel consiglio di amministrazione di venerdì prossimo. Marco
Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, ha detto sì al
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, altro grande amico di
Bacci e suo sponsor. E poi per lui ha garantito anche un vecchio amico di
Patuano come Robert Gorelick, ex capocentro della Cia a Roma durante
l’amministrazione di George Bush junior e attualmente consulente indipendente
dopo un periodo in Deloitte.
Luca Lotti e Matteo Renzi |
Servizi, segreti e quei cavi sottomarini
Il nome di Bacci va bene poi anche ad Alberto Manenti,
direttore dell’Aise, il servizio segreto esterno che ha un comprensibile interesse
per l’italianità di Sparkle, definita da un ex manager “il bocchettone delle
informazioni verso i Paesi Arabi”. E sulla nomina di Bacci ha messo il timbro
sopra anche un ex alto funzionario dei servizi italiani come Antonio Agostini,
potente segretario generale del ministero dell’Ambiente con delega sul
Nucleare, finito l’anno scorso sotto inchiesta per corruzione insieme all’ex
ministro Corrado Clini, dopo alcuni articoli del “fattoquotidiano.it”. Secondo
indiscrezioni che circolano tra Telecom e la Presidenza del Consiglio, nelle
scorse settimane ci sarebbe addirittura stata una cena alla quale avrebbero
partecipato Lotti, Bacci, Manenti, Agostini e Gorelick per disegnare il futuro
di Sparkle. Ma, leggenda o meno, di sicuro sono questi i personaggi al lavoro
per il cambio della guardia della società, attualmente guidata da Alessandro
Talotta, un manager nato e cresciuto nelle infrastrutture telefoniche.
Pelletteria e cybersecurity?
Ed è proprio qui il punto (come per Marco Carrai alla Cyber
security): il curriculum e le competenze. Bacci è alla guida di un gruppo che
fattura una settantina di milioni di euro nella pelletteria, nelle costruzioni
e nella logistica. E per cercare un po’ di celebrità, due anni fa, ha rilevato
anche una squadra di calcio di Lega Pro, la Lucchese, pur essendo un accanito
tifoso della Fiorentina. Che cosa capisce di cavi sottomarini e geopolitica?
Non si sa, magari sono le sue due passioni del weekend, quando sono finite le
partite di pallone dei due campionati che segue. Di sicuro c’è che è
legatissimo a Renzi e a Lotti. Come ha raccontato Antonio Rossitto su
“Panorama” (7 aprile 2015), tra il 2004 e il 2005 la Coam srl di Bacci
ristrutturò la villa dove tutt’ora abita il premier con la sua famiglia. E,
sarà un caso, un anno dopo il costruttore venne nominato dall’amico Matteo,
allora presidente della Provincia, alla guida di “Florence Multi media”, poi
finita sotto inchiesta della Corte dei Conti. Nel 2010, invece, Bacci viene
piazzato ai vertici della Silfi, municipalizzata fiorentina che si occupa
dell’illuminazione. Un percorso davvero simile a quello di Marco Carrai, che
ora Renzi vuole nominare “Zar” della lotta al cyber crime.
Nelle intercettazioni della “Cricca”
Anche il 3 ottobre 2014, quando Marco Lillo pubblica sul Fatto
intercettazioni inedite della “Cricca dei Grandi Appalti”, il nome di Andrea
Bacci ricorre più volte. Non è indagato, ma è legatissimo a Riccardo Fusi, uno
dei padroni della Btp, poi condannato a due anni dal Tribunale di Roma. In
particolare, Bacci chiede a Fusi in due occasioni il suo elicottero per
trasportare Renzi (siamo tra il 2008 e il 2009). E scavando sul suo passato,
viene fuori che era stato socio del papà di Renzi, Tiziano, in una società poi
fallita. La sensazione è che basti aspettare, e forse anche i compagni d’asilo
del premier troveranno un posto al sole ai vertici della Repubblica.
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