Strasburgo bacchetta l’Italia: “Fate una legge per le nozze gay”. Maggioranza divisa
L’Europa torna a chiedere tutela per le coppie gay proprio
mentre la commissione Giustizia del Senato realizza un "magro
bottino" sul ddl per le Unioni civili: l'esame di 50 emendamenti, tutti
respinti, a fronte dei 1.260 ancora da votare. Dopo la Corte di Giustizia
europea, infatti, anche il Parlamento Ue interviene sul tema e si appella a
nove Paesi, tra cui l’Italia, affinché consideri "la possibilità di
offrire" alle coppie gay istituzioni giuridiche come "la
coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio". La
sollecitazione, inserita nel rapporto sulla Situazione dei diritti fondamentali
nella Ue approvato oggi a Strasburgo, non piace ai parlamentari del
centrodestra italiano che sul ddl Cirinnà "stanno facendo
ostruzionismo", come ammette anche il responsabile Giustizia di Ncd Nico
D’Ascola. E viene contestata da molti cattolici anche Dem (2 i no del Pd a Strasburgo).
L’Europarlamento "è libero di pensarla come vuole", commenta Maurizio
Lupi di Ncd, "ma non può chiedere a uno Stato sovrano di dire sì ai
matrimoni gay". Ma il Pd di Renzi, nonostante sul ddl Cirinnà affermi di
non voler fare "alcun passo indietro", di fatto non tenterà alcun
affondo almeno fino a quando resterà aperto il capitolo riforme. Creare
frizioni ora con l’alleato di governo Ncd proprio quando sul ddl Boschi si
andrà alla conta al Senato non è un rischio che il premier vuole correre. Prima
si punterà a votare entro il 15 ottobre il ddl costituzionale anche in aula e
solo dopo si entrerà nel vivo con le unioni civili.
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