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mercoledì 9 settembre 2015

Grasso: “Basta pressioni, io rispetto la Costituzione”

Pressing: Il segretario Pd apre su composizione e funzioni

I suoi: “A Bersani siamo disposti a dare qualsiasi cosa”
La minoranza ancora non cede



Faremo un confronto all’americana”, aveva detto Matteo Renzi lunedì sera a Porta a Porta. E di fatto è esattamente quello che lancia alla riunione con i senatori dem ieri sera. Gli serve un accrocco sull’articolo 2 della riforma costituzionale (quello che riguarda l’elettività del Senato) che permetta un accordo politico. Morbido nei toni, lontano dagli ultimatum nelle parole (“sull’elettività non ci siano barricate, né prendere o lasciare”), ha lasciato aperto il dialogo, proponendo che i responsabili delle Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato si incontrino alla ricerca di una soluzione. Chiarendo però ancora che “l’articolo 2 non si tocca”. Nessuna apertura reale sulle richieste della minoranza del Pd (che rimane sulle sue posizioni) ma il tentativo di spaccarla, convinto che il tempo giochi a su favore. Davanti ai suoi senatori, il segretario-premier ha tirato in ballo gli interventi di Giorgio Napolitano (il suo principale alleato in questa battaglia) e ha citato tutte le proposte per il superamento del bicameralismo perfetto fatte negli ultimi anni perché la “riforma Boschi è la versione soft della posizione storica italiana” (a partire da quella di D’Alema e quella dell’Ulivo che non prevedeva l’elettività del Senato). I numeri non ci sono: oltre ai 25 “ribelli Dem”, ci sono 15 di Ncd che hanno cominciato a minacciare voto contrario. I verdiniani non sono più di 10, anche se i renziani sperano che ne arrivino altri da Forza Italia. Per ora, però, non sarebbero più di 2. Il piano A resta sempre quello di fare pressioni su Pietro Grasso, il presidente del Senato che ha il potere di ammettere gli emendamenti. Grasso ancora non s’è espresso, anche se in passato ha spiegato le sue preferenze e la sua contrarietà a un Senato trasformato in un dopo lavoro per i consiglieri regionali. È diventato l’obiettivo del governo, perché se Grasso blinda il testo, la riforma Boschi transita serena.

Altrimenti sono guai. Ieri pomeriggio, palazzo Chigi e Pd hanno fatto trapelare un messaggio: le trattative con la minoranza dipendono da Grasso. L’ex magistrato ha reagito piccato: “Ogni giorno che passa senza un confronto vero tra le parti, a tavolino e non sui giornali, è un giorno sprecato, e fra un mese comincia la sessione di bilancio. Io - ha aggiunto sul tema articolo 2 - mi potrò pronunciare solo in aula, quando avrò gli emendamenti da valutare. Invece di aspettare le decisioni, solo tecniche, del presidente o di lanciare messaggi cifrati a mezzo stampa, la politica affermi il suo primato nella ricerca di una mediazione su alcuni punti della riforma, soprattutto funzioni del Senato e sua composizione”. A quali “messaggi cifrati a mezzo stampa” si riferisce la seconda carica dello Stato? Grasso avrà letto e riletto i retroscena che l’h a nn o coinvolto in quest’ultimo mese e così è più facile comprendere la dura reazione di ieri: dal Grasso che ordisce un piano contro Renzi per conquistare palazzo Chigi al Grasso che viene convocato da Mattarella al Quirinale (smentita dal Colle), dal Grasso che deve ascoltare le indicazioni di Giorgio Napolitano al Grasso che provoca conflitti istituzionali.


Allora lo stesso Grasso fa sapere al governo: “Non mi farò condizionare dalle pressioni mediatiche: deciderò solo sulla base della Costituzione, del regolamento e dei precedenti. Confido ancora nella saggezza delle parti politiche”. Se Grasso non cede, Renzi e i suoi uomini li stanno studiando tutti, i trucchetti. Grasso potrebbe decidere di rimandare la questione alla Giunta del Regolamento. Lì i renziani non hanno la maggioranza: ma va sostituito Donato Bruno di FI (deceduto). “Potrebbe essere l’occasione per il Presidente per riequilibrare”, dicono i trattativisti. E poi, i costituzionalisti vicini al governo cominciano a far girare l’ipotesi più estrema: la fiducia solo sull’articolo 2. Come ultima ratio, possibile. Prima il premier sta mettendo in campo tutte le pressioni lecite e illecite. In realtà sul Senato ha aperto su tutto, dalla composizione alle funzioni. Se non riesce a piegare i “ribelli” con le concessioni sul testo, ci prova con le lusinghe: “A Bersani diamo tutto quello che vuole”, diceva ieri un renzianissimo. L’ex segretario rifiuta sdegnato. “Ma fino a pochi giorni fa era pronto a ragionare”, dicono. Ma non basterebbe neanche lui. In corso offerte (e minacce) sulle ricandidature. E intanto Lotti ribadisce: “Possiamo rivolgerci a tutto l’arco parlamentare”.

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