La partita delle commissioni scadute
Quei rinnovi sospesi, da mesi. Da riesumare a tempo debito:
magari quando a Palazzo Madama sarà l’ora dei voti pesanti, sulla riforma
renzianissima tramite cui il Senato dovrebbe suicidarsi. E qualche carica in
più o in meno nelle commissioni potrà fare la differenza, convincendo
oppositori vari a saltare sul carro del premier. O riportando a casa qualche
alleato inquieto: per esempio dell’Ncd, spaccato tra filo renziani e nostalgici
di B. Alle 17 e qualcosa di un giorno da riforme, il senatore dei Cinque Stelle
Vito Petrocelli va al microfono e scandisce il promemoria per l’aula di Palazzo
Madama: “Ricordo alla presidenza e ai colleghi, in particolar modo del Pd, che
l’articolo 21 comma 7 del regolamento dispone che le commissioni permanenti
vengano rinnovate dopo il primo biennio della legislatura”. Traduzione: i ruoli
dentro le commissioni sono “scaduti ” lo scorso 7 maggio. Eppure la maggioranza
aspetta. “In Senato è prassi attendere metà legislatura, cioè fine settembre”
replicano dal Pd. Vero, a Palazzo Madama si è sempre usato così. Ma alla
Camera, dove pure vige l’obbligo di rinnovare i ruoli dopo due anni, hanno già
fatto tutto a luglio. Perché c’erano da rimuovere i presidenti di Forza Italia,
ridistribuendo qualche posto ad Ncd, e bisognava riconfermare i presidenti
della minoranza dem, per non allargare la faglia dissidente. In più, via tutte
le cariche per i 5Stelle, contrari ad accordi (hanno conservato solo le
vicepresidenze alla Giustizia e all’Agri - coltura). Da qui il dubbio: la prassi
vale quando non serve ignorarla. La certezza è che in aula Petrocelli insiste:
“Stiamo violando un articolo e la legittimità del funzionamento delle
commissioni. Il governo può procrastinare ancora, per motivi di esigenza
politica, le nomine di presidenza, vicepresidenza e segreteria, ma sarebbe
opportuno invece che questa assemblea arrivasse a sollecitare, attraverso la
sua funzione, Presidente, un’urgentissima convocazione delle commissioni stesse
perché si proceda al rinnovo”. Ovvero, a disporre agli organi di riunirsi per
le nomine dovrebbe essere l'ufficio di presidenza, cioè il presidente Pietro
Grasso. E proprio Grasso risponde: “La presidenza prende atto di questo
richiamo al Regolamento e se ne farà portavoce”. Parole di prassi. Petrocelli,
questa volta fuori aula: “Quando abbiamo sollevato il tema nelle commissioni,
ci hanno risposto che c’erano altre priorità rispetto alle nomine: di prassi
non ha parlato proprio nessuno. La verità è che queste cariche sono merce di
scambio per il governo. Non ho sollevato il problema per caso: questo era il
giorno dell’incontro tra Renzi e la minoranza”. Obiezione: voi 5Stelle
reclamate posti. “No, vogliamo conservare vicepresidenze fondamentali come
quelle delle commissioni Bilancio e Giustizia per mantenere un minimo di
controllo. Le indennità per questi ruoli li versiamo al fondo per le pmi”. A
margine, un senatore della minoranza dem: “Il tema non siamo noi, ma l’Ncd.
Qualche posto in più può servire a riprendersi qualche alleato, soprattutto in
caso di rimpasto”. Intanto oggi pomeriggio in Senato riapparirà Grillo, per una
conferenza stampa sul reddito di cittadinanza. Possibile che con lui ci sia
anche Casaleggio.
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