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domenica 6 settembre 2015

La Corte dei conti condanna Salerno, ma De Luca si salva

Nove assunzioni illegittime, tra cui quella del dirigente che diede un incarico in teatro al figlio di Giuliano Amato



Disse “il sindaco d’Italia” Matteo Renzi in piena campagna per le elezioni regionali: “Di che cosa ha bisogno la Campania? Secondo me di un sindaco che faccia funzionare le cose. Credo che Enzo (Vincenzo De Luca, ndr) possa essere il sindaco della Campania”. E tra sindaci, ci si intende al volo. Il modello Firenze a Palazzo Chigi, il modello Salerno a Palazzo Santa Lucia. La Corte dei conti però non condivide questo sfrenato entusiasmo, e dopo aver bacchettato l’amministrazione comunale di Firenze per quattro anni di bilanci irregolari, ha messo nel mirino la giunta di Salerno per nove assunzioni illegittime che hanno stabilizzato i contratti a tempo determinato di alcune figure chiave per la gestione e la comunicazione del potere deluchiano. Il 3 settembre la sezione giurisdizionale della Campania presieduta dal giudice Fiorenzo Santoro ha condannato sette assessori comunali di De Luca, il segretario comunale e il direttore del personale a risarcire 67 mila euro ciascuno per colmare un danno erariale di quasi 600 mila euro. L’ormai ex sindaco De Luca no, è uscito indenne dal procedimento contabile (nemmeno citato nelle 24 pagine di motivazioni) perché come affermò un suo avversario interno nei Ds “anche durante i peggiori acquazzoni certe volte Vicienzo passa tra una goccia di pioggia e l’altra senza bagnarsi ”. Infatti De Luca – ricorda Cronache del Salernitano, il quotidiano locale che ha anticipato la notizia – era assente quando fu approvata la delibera incriminata, la 813 del 2008. Fu la vice sindaco Eva Avossa a presiedere la seduta. La giunta De Luca colse al volo un’opportunità offerta dalle ultime leggi finanziarie e stabilizzò nove contratti co.co.co.. Ma secondo i magistrati contabili, i professionisti promossi all’assunzione a tempo indeterminato erano privi del requisito della “subordinazione” all’ente comunale, senza il quale avrebbero dovuto superare una procedura selettiva “aperta sia agli interni che agli esterni con una riserva del 60 per cento agli interni”. Tra i casi citati, un paio sono particolarmente interessanti. Il primo è quello della web content manager del sito del Comune di Salerno: prima di essere stabilizzata si era impegnata a lavorare “in forma autonoma” seguendo le direttive “impartite dal responsabile dello staff del sindaco in sinergia col direttore dei sistemi informativi”. Il secondo è quello del direttore di produzione del teatro comunale Verdi: lo schema di convenzione impegnava la professionista “ad espletare la prestazione in forma autonoma”. La web manager è stata sentita come teste al processo concluso con la condanna di De Luca a un anno per la nomina illegittima di Alberto Di Lorenzo a project manager di un mai costruito termovalorizzatore. La signora ha dovuto spiegare come mai quella nomina, l’ordinanza numero 4 del commissario straordinario De Luca, fu occultata dal sito istituzionale: era in rete solo come “modifica e integrazione dell’ordinanza numero 3” e chissà perché nessuno infilò nel titolo il nome di Di Lorenzo. Il direttore di produzione del Verdi, poi, ricevette l’incarico grazie a una delibera del 2007. Lo stesso anno in cui Lorenzo Amato divenne direttore artistico della stagione di prosa del teatro comunale salernitano, nel quale – come affermò il direttore di questo giornale in un’intervista a Repubblica Napoli – non fu possibile mettere in scena lo spettacolo di Marco Travaglio, a date già fissate. Chi è Lorenzo Amato? Un ottimo attore e regista. Figlio dell’ex premier Giuliano Amato, giudice della Consulta che a fine ottobre si pronuncerà sulla costituzionalità della Legge Severino nella parte in cui sospenderebbe il condannato De Luca. Il modello Salerno arriva ovunque.

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