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martedì 8 settembre 2015

Prime indiscrezioni sulle accettazioni degli incarichi fuori dalla propria Regione: solo tremila hanno detto sì all’assunzione

Scuola, per ora due su tre non si fidano dei posti di Renzi



Nonostante non ci siano dati ufficiali, e questa sia la vera anomalia, qualcosa inizia a trapelare. I docenti della cosiddetta fase B, i primi a cui è giunta una proposta di assunzione in una parte qualsiasi d’Italia, che hanno finora accettato sono 1 su 3. Circa 3 mila, sulle 9 mila domande presentate, di cui, come si ricorderà, 7 mila sono stati chiamati in un’altra regione. Sono pochi, sono molti? Si capirà meglio l’11 settembre, termine ultimo per inviare al ministero la propria risposta di accettazione. Dopodiché, i rinunciatari avranno rifiutato un posto di lavoro a tempo indeterminato. In tempi di disoccupazione galoppante e crisi economica, il fatto che una proposta di lavoro a tempo indeterminato nella Pubblica amministrazione, insomma il celebre “posto fisso”, stia inducendo due insegnanti su tre a pensarci bene, la dice lunga sul pasticcio creato. I docenti della fase B, infatti, sono stati oggetto di varie contumelie, anche da parte governativa. Ieri Matteo Renzi, intervenendo a Porta a Porta, se l’è presa con il termine “deportati” utilizzato per descrivere l’obbligo di trasferimento in altre parti d’Italia, magari dal sud al Nord come nella maggior parte dei casi. E molti, sui social network hanno rimproverato a questi precari di essere troppo schizzinosi e non capire cosa sia, davvero, trovarsi senza lavoro. Giudizi affrettati di chi non conosce il mondo della scuola perché si sta parlando di insegnanti che, nella stragrande maggioranza dei casi, insegnano da molti anni, hanno una loro vita e che all’improvviso dovrebbero trasferirsi lasciando figli, coniugi, genitori. Non si tratta di giovani neo-laureati cui si offre un’opportunità dopo gli studi. In ogni caso, comunque la si pensi, ad oggi la situazione è questa. “Penso che alla fine la maggioranza accetterà l’assunzione – spiega al Fatto Domenico Pantaleo della Flc-Cgil – ma quello che è grave è che non vengano forniti dati pubblici”. Il sindacato cigiellino, in effetti, sta chiedendo al ministero di Stefania Giannini di rendere espliciti di dati delle assunzioni proposte e delle domande presentate in modo che si possano capire i criteri con cui le posizioni nelle varie graduatorie sono state incrociate con i posti disponibili. “Noi abbiamo numerose segnalazioni di ‘incongruenze’ e vorremmo vederci meglio”. Anche perché, le proposte di assunzione ai 9 mila sono state fatte su una platea di 16 mila posti disponibili, di cui almeno 8 mila sono rimasti scoperti. E questo dà luogo a proposte di supplenze che non fanno altro che alimentare nuova confusione. Secondo il sito orizzontescuola.it, che ha pubblicato la notizia in serata, “sono in fase di elaborazione al Miur gli elenchi dei docenti che sono stati assunti in fase B”. Una notizia resa nota da un funzionario durante la trasmissione radiofonica Radio anch’io. La pubblicità dei dati permetterebbe di verificare la correttezza della proposta ricevuta. In tal caso, a conferma della complessità del mondo scuola, bisognerà capire come, dove e quando è possibile fare ricorso, con quali procedure, e così via. Un problema che riguarda anche quei docenti, attualmente in graduatoria, che hanno deciso di non presentare domanda di assunzione per non finire nel calderone nazionale e continueranno a fare le supplenze. Per i supplenti, intanto, c’è una notizia che potrebbe essere positiva: da settembre 2015, infatti, le supplenze brevi, finora pagate dalle singoli scuole, saranno invece pagate direttamente dal Mef, il ministero dell’Economia. La decisione dovrebbe evitare i ritardi e le difficoltà create dalla cronica attesa dei fondi da parte delle scuole. Le quali, infine, in base a quanto dichiarato dalla ministra Giannini al Quotidiano.net, si vedranno raddoppiare le risorse del Fondo di finanziamento: dai 110 milioni del 2014 ai 233 di quest’anno. “Pertanto – dice la ministra –i presidi devono coinvolgere i genitori per contribuire a un progetto particolare, ma non più per le esigenze come l’acquisto della carta igienica, casi di questo genere non ci saranno più”. Affermazione netta e un po’ troppo sicura di sé, a giudicare dalle cronache ordinarie che giungono dagli istituti italiani.

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