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martedì 19 gennaio 2016

GdF, 007 e polizia: ecco i nomi del grande risiko

Poteri Ieri duro confronto tra il premier e Minniti sul ruolo di Carrai: non interferirà
Difesa, intelligence e sicurezza interna, tra nuove strutture e nomine dei vertici. Si procede a passi felpati, ma con gli artigli bene in vista. A far fibrillare il mondo che ruota attorno all’intelligence italiana è la decisione di affidare a Marco Carrai, fedelissimo dal premier Matteo Renzi, l’intero comparto della cyber security, per il quale il governo, nella legge di Stabilità, ha stanziato già 150 milioni di euro.
Dopo le rivelazioni del nostro giornale, sono fioccate le precisazioni (“l’ipotesi esiste, ma è ancora in fase di valutazioni”, fonte di Palazzo Chigi), ma soprattutto è iniziato un silenzioso e duro confronto tra vertici dell’intelligence, il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, e Renzi. Riassumibile, al momento, in questo modo. Nessuno sa “se sarà” e “cosa sarà” questa super struttura, l’unico dato certo è che non interferirà con l’Aise, il nostro controspionaggio, e con l’Aisi, il servizio interno. Su questo gli 007 hanno ricevuto rassicurazioni da Palazzo Chigi. Del resto il coordinamento della cyber sicurezza non è in capo all’intelligence, ma al Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza. Un altro organismo che certo non ha brillato in questi anni per efficienza. Ora tocca capire cosa vorrà fare il premier, quale ruolo affidare a Carrai, ma soprattutto se tenere per sé la responsabilità politica oppure se affidare a un nuovo sottosegretario l’intera partita della cyber sicurezza. Intanto del “caso Carrai” si discuterà in aula domani, quando Sinistra Italiana presenterà un’interrogazione alla Camera. Ma le notizie di questi giorni sul fedelissimo di Renzi fanno nuovamente accendere un faro sulle future nomine ai vertici di molti apparati di sicurezza delle quali si parla ormai da mesi. A prescindere però dai “papabili”, ciò di cui tutti hanno consapevolezza è che si tratta di nomine governative, per cui in nessuno dei casi si può parlare di scelte già confermate. La carta dell’ultima decisione spetta quindi al premier, per cui – come è successo in altri casi – nessuno dà nulla per scontato.
Intanto ci sono ruoli ormai in scadenza. A partire proprio dall’Aisi. Il direttore del servizio di intelligence interna, il generale dei carabinieri Arturo Esposito ha già compiuto l’età pensionabile: al suo posto il più papabile sembra essere l’ex comandante dei Ros, ora vice, Mario Parente. Il generale infatti è molto ben visto dai suoi uomini e delle altre forze di polizia soprattutto per il lavoro svolto al Ros in questi anni. Sempre tra gli 007, scadrà in estate anche il mandato quadriennale del direttore del Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) Giampiero Massolo, ma per lui la pensione è lontana e quindi si ipotizza un rinnovo. Anche in questo caso però l’ultima parola spetta a Matteo Renzi. E nessuno esclude colpi di scena. Anche Alessandro Pansa, l’attuale capo della polizia, raggiungerà l’età pensionabile: il nome che circola con più insistenza da tempo è quello di Franco Gabrielli , che dopo una lunga carriera (dalla Digos all’Antiterrorismo passando poi per l’ex Sisde) si è ritrovato a Roma come prefetto in una città dilaniata dall’inchiesta Mafia Capitale e scossa dalla scelta di Renzi di liberarsi dell’ex sindaco Marino. Più ipotesi invece si rincorrono per il comandante generale della Guardia di Finanza. Al posto dell’attuale numero uno Saverio Capolupo, ci potrebbe essere il generale di corpo d’Armata Giorgio Toschi, l’uomo che prese il posto di Michele Adinolfi. O Vincenzo Delle Femmine, già vicecapo di gabinetto dell’ex ministro Tremonti e attuale vice capo dell’Aisi. Anche se – secondo indiscrezioni – la sua potrebbe essere una nomina per i servizi interni e quindi se la potrebbe giocare con Parente stesso. Negli ultimi mesi però sempre per la Finanze ci sono altri due nomi tra i papabili: quello di Flavio Zanini, del Comando Interregionale Nord-Occidentale e quello di Luciano Carta, alla guida dei reparti speciali. Insomma per la Finanza, rispetto agli altri apparati, sembrano esserci limiti più labili. Ma su tutti c’è una sola mano: quella di Matteo Renzi.

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