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giovedì 28 gennaio 2016

Milano, la M5S non convince ma non molla: “Corro io”

Fallisce il pressing per il passo indietro. La Bedori resiste e mette nei guai i 5Stelle
Quale decisione? Non ho niente da decidere: nessuno mi ha chiesto di fare un passo indietro, gli attivisti sono dalla mia parte. Non vedo nessuna delegittimazione”. Quando risponde al telefono, alle 6 del pomeriggio, Patrizia Bedori non ha la voce per nulla provata dall’incontro con Gianroberto Casaleggio. A Roma (e pure a Milano) erano convinti che lei, la vincitrice delle “primarie” Cinque Stelle meneghine, sarebbe uscita dal vertice con il guru M5s con in tasca il ritiro della candidatura. La graticola di novembre l’aveva vinta a sorpresa, lasciando al terzo posto il favorito, l’avvocato Gianluca Corrado: 52 anni, disoccupata (ha lasciato il lavoro per i figli), già consigliera di zona. Da settimane ai piani alti del Movimento i mugugni si facevano sentire: forse abbiamo sbagliato, non è adatta, in tv non funziona. Dicevano che era lei stessa a sentirsi inadeguata, a cercare sempre consigli, a rimandare gli impegni, a mostrarsi svogliata. Ma ormai pare evidente che la volevano disegnare così. La Bedori, quella in viva voce, tiene botta perfino a Dario Fo. Il premio Nobel l’ha massacrata: “La ragazza che è stata scelta mi preoccupa molto, il problema è vedere se è in grado di gestire qualcosa di così grande...”. Lei non fa una piega: “Dario Fo ha espresso la sua opinione, ma non mi conosce, sono anni che mi occupo del territorio. Spero di farlo ricredere. Anzi, ne sono certa”. Da quando ieri pomeriggio, Patrizia Bedori è uscita dallo studio della Casaleggio associati, parlamentari e staff grillino sono piombati nel silenzio.

E suonano piuttosto nefaste le battute con cui, nel pomeriggio, ci si augurava che “la Patrizia” non fosse “un ’altra Capuozzo” (Rosa, la sindaca di Quarto che gli M5S hanno parecchio faticato a far dimettere). Già, Quarto. I guai della cittadina campana sono un incubo nel quartier generale grillino. Si rimproverano di aver sottovalutato il problema e confessano che, per un attimo, dopo aver scoperto che un loro ex consigliere, Giovanni De Robbio, era coinvolto in una indagine per voto di scambio hanno pensato di cambiare una volta per tutte le regole di selezione dei candidati. Ma l’ipotesi di ridurre i poteri della base sarebbe un tradimento del principio fondante del M5s. È già successo a Bologna, dove la candidatura di Max Bugani non è passata dal vaglio degli attivisti. Così, semmai, ci si prepara a rinforzare il metodo: non più una sola graticola ma un sistema di selezione a tappe. Come sta accadendo a Roma: tra i 200 candidati iniziali - tra loro pare ci sia anche un giornalista de La 7 - ne verranno scelti prima 48 che poi verranno ridotti a 10. La speranza è che tra quelli salti fuori il jolly che può tentare il colpaccio in Campidoglio: Roma da un lato è la città su cui i Cinque Stelle puntano di più, dall’altro quella in cui temono maggiormente “bombe sporche” da parte del Pd. L’ipotesi che il candidato sindaco esca tra i quattro ex consiglieri comunali è ancora in campo, e la favorita è Virginia Raggi, ma a tutti loro è stato chiaramente spiegato che il compito di gestire la Capitale è assai gravoso e che non è escluso che tra i nomi in lista ci possa essere qualcuno più titolato di loro (un ingegnere, un professore di economia, sono tra i curriculum più attenzionati). Di fatto, però, la decisione di fare selezioni più accurate (verranno passati al setaccio tutti i potenziali conflitti di interesse, si vorrebbe anche un “filtro” dell’Antimafia) farà slittare a fine febbraio la scelta del candidato. A Torino, invece, sono già in piena campagna elettorale: Chiara Appendino, considerata da Casaleggio la migliore in assoluto (le ha consigliato, però, di non parlare di Tav), punta come minimo al ballottaggio con Piero Fassino. A Napoli, al contrario, è tutto in alto mare, non ci sono nemmeno le regole di selezione. Tanto che c’è chi non esclude, alle brutte, di sostenere il sindaco uscente, Luigi De Magistris.
Luca De Carolis e Paola Zanca

2 commenti:

  1. Ho sentito che a Quarto la Capuozzo si era iscritta poco prima delle elezioni.
    Non sarebbe logico candidare a Roma gli ex Consiglieri, di provata fiducia?
    che senso ha aprire a sconosciuti? l'allargamento della base deve essere graduale sennò si rischiano infiltrazioni.IMHO

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    1. Gentilissima/o, innanzitutto grazie per avermi contattato. La/Il candidato Sindaco di un paese viene scelto tra gli attivisti presenti nel comune dove dovranno avvenire le elezioni. Quindi è una decisione interna chi deve concorrere per quella carica.
      Per quanto, invece, riguarda la candidatura a Sindaco del Comune di Roma oltre a prendere in considerazione gli stessi Consiglieri uscenti, i vertici del Movimento hanno deciso di aprire anche ad altre professionalità presenti sul territorio. L'esperienza "Quarto" ha fatto in modo che la candidatura dell'individuo sarà sottoposta a controlli da parte della Direzione Investigativa Antimafia e, per questo, il nome ufficiale del candidato a Sindaco del Comune di Roma del Movimento 5 Stelle, credo, che sarà reso noto verso la metà di febbraio. Cordiali saluti.

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