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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

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mercoledì 17 febbraio 2016

Affittopoli a Milano, M5s: “Buco da 204 milioni” La replica della giunta Pisapia: “È solo propaganda da campagna elettorale”

Letizia Moratti e Giuliano Pisapia, ex sindaci di Milano
La campagna elettorale a 5Stelle si combatte (anche) casa per casa. Nel dettaglio case popolari, occupate da inquilini morosi. Dopo aver accesso i riflettori con un dossier sull’affittopoli di Roma (ma i titoli dei giornali se li è presi il commissario Francesco Paolo Tronca, rapido nel lavorare su quelle carte), il M5s rilancia su Milano. “Dal 2006 ad oggi, il Comune non ha riscosso affitti per i suoi immobili per 204 milioni di euro, ma nessuno ha mai detto nulla” accusa il consigliere comunale Mattia Calise, in una conferenza stampa alla Camera. Un attacco dritto, alla giunta Pisapia, ma anche all’amministrazione precedente, quella guidata dalla forzista Letizia Moratti, che aveva come city manager Giuseppe Sala, l’attuale candidato del Pd a Milano.
Si spiega così la conferenza che come ospite d’onore ha la candidata sindaco del Movimento Patrizia Bedori. Ma l’anfitrione è Alessandro Di Battista, ormai perenne volto trainante. A seminare numeri e dati però è Calise: “Tra i morosi c’è tanta gente che non ha diritto alla casa popolare, 1886 hanno debiti verso il Comune tra i 25mila e i 50mila euro, 687 sopra i 50mila euro”. Il debitore record ha un rosso di 409mila euro, “ma c’è anche un ristoratore del centro che ha accumulato 528mila euro in una sede, e 200mila in un’altra”. E c’è anche l’assegnatario di una casa popolare, a fronte di un patrimonio personale da 2 milioni di euro. Ma la ciliegina elettorale è un’altra: “C’è anche la sede di un partito di maggioranza, morosa per 20mila euro. Ma qual è non ve lo dico”. Dovrebbe essere un ex circolo del Pd in via Evangelista Torricelli, chiuso da alcuni anni. Tanto basta per il M5s, che racconta di due anni di lavoro dietro al dossier. “Tutto è partito dalle proteste di dipendenti comunali, poi ho chiesto l’accesso agli atti” racconta ancora Calise, che denuncia: “Ho ricevuto minacce, se ne occupano le forze dell’ordine”. Le carte dell’affittopoli invece sono in procura. “Hanno sfrattato poveri e lasciato le case ai ricchi che non le pagano. Come è possibile che nessun amministratore, sia di destra che di sinistra, abbia visto nulla?” rilanciano i 5Stelle. Con la Bedori che parla di “23mila famiglie che aspettano un alloggio” e invoca “una commissione d’inchiesta”. Chiaro il messaggio, Pd e destra pari sono sotto il Duomo. Dal Comune risponde l’assessore alla Casa Daniela Benelli: “Nessuna affittopoli, quella dei5Stelle è un polverone da campagna elettorale”. Ovvero, “i 204 milioni di buco sono l’arbitraria sommatoria di 5 anni di morosità delle case popolari. Il dato annuale è sempre stato reso pubblico correttamente”. E poi “abbiamo già iniziato a verificare le morosità a partire dai redditi più alti. Per molte di queste sono in corso i provvedimenti di decadenza, per le fasce di reddito più basse stiamo concordando piani di rientro”. E il partito? “Ha già rilasciato il locale e sottoscritto un piano di rientro”. Ma i 5stelle insistono. Con la Bedori, che liquida come “gossip” le pressioni dai vertici perché si facesse da parte (ma ci sono state, eccome). E con Di Battista che rimette in fila slogan e linea. Poche ore prima a Radio Cusano Campus Paola Taverna l’aveva buttata lì: “Potrebbe essere in corso un complotto per far vincere il M5s a Roma, la scelta di Bertolaso mi ha lasciato perplessa come quella di Giachetti: mettono in campo certi nomi perché non vogliono vincere Roma”. In serata correggerà (“Voglio governare, parole strumentalizzate”). Nell’attesa, Di Battista tampona: “Credo volesse dire che avremmo tutti contro in caso di vittoria”. Concetto su cui il deputato calca: “Pensate che la Cgil non ci farà scioperi contro? E il governo ci chiuderà subito i rubinetti”. Morde: “Sala deve ancora darci i dati su Expo, Bertolaso è il candidato della Curia contro papa Francesco”. Poi va contro la Lega: “Matteo Salvini chieda le dimissioni del governatore lombardo Maroni e cacci Fabio Rizzi (il suo braccio destro, arrestato ieri, ndr)”. Saluti. Domani è un altro giorno, da campagna.

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