Alessandro Di Battista riceve gli abbracci dai suoi sostenitori in occasione di "Italia5stelle" di Imola |
Comunali Il M5S senza un nome forte per il Campidoglio E
risale il pressing sul deputato, che però continua a dire no
Hanno cercato il jolly, il carneade con cui sparigliare le
carte. Ma non l’hanno trovato tra gli oltre 200 candidati, che già si sfidano
in cordate (proibite). E allora, ecco la squadra di parlamentari per blindare
il futuro candidato per il Campidoglio. Ma sullo sfondo c’è una tentazione che
ritorna per i Cinque Stelle, fortissima: convincere Alessandro Di Battista a
scendere in campo a Roma. È il desiderio silenzioso che circola nel M5s:
difficile da realizzare. Per le regole del Movimento, che vietano il cambio di
incarico a mandato in corso. E per il no del deputato, che ha sempre respinto
l’ipotesi del grande salto. Un no ribadito anche nelle ultime ore, in colloqui
riservati. Eppure è risalita, la pressione su Di Battista. Lo confermano i
discorsi di tanti parlamentari, che da giorni ripetono: “Certo, se si
candidasse Alessandro...”. E le voci che arrivano da Milano, dalla casa madre
del guru Gianroberto Casaleggio. La guida politica del M5s considera la
vittoria a Roma la porta verso l’impresa alle Politiche. Ed è tornato a valutare
l’opzione del big gettato nella mischia, magari dopo apposito via libera sul
web degli iscritti. L’opzione Di Battista.
Già a natale, il M5s ha contattato esperti che hanno
lavorato in una grande agenzia di comunicazione, noti anche per il loro lavoro
con il Pd, da anni in rapporti con Casaleggio. E ha chiesto loro di pianificare
una campagna per il deputato. Ma con un’avvertenza: “È solo una valutazione
preliminare”. Nessun impegno a medio termine. I contatti sono andati avanti. Ma
rimane il no di Di Battista, che teme le conseguenze di una sconfitta, e
soprattutto possibili incomprensioni con gli altri eletti romani. Eppure è
sempre lui, il cavaliere bianco che non c’è per il M5s che ieri ha lanciato la
prima fase della votazione on line per Roma, sul blog di Beppe Grillo. Gli
oltre 9mila iscritti romani hanno votato i tre punti prioritari per il
programma del M5s per la capitale, scegliendo “la mobilità e la manutenzione
delle strade”, “la trasparenza e lo stop agli sprechi, e “l’emergenza rifiuti”.
Nelle prossime ore, si passerà alla cernita: i 209 candidati diventeranno 48. E
alla fine gli iscritti ne voteranno dieci, che si giocheranno il posto di
candidato sindaco. La corsa pare a due, tra l’ex candidato al Campidoglio
Marcello De Vito, vicino alla deputata Roberta Lombardi, e l’ex consigliera
Virginia Raggi, gradita proprio a Di Battista. Favorita, perché più apprezzata
dallo staff di Milano. Oltretutto appoggiata anche dagli altri due ex
consiglieri, Enrico Stefàno e Daniele Frongia. Ma il candidato dei sogni,
quello Casaleggio e i suoi non l’hanno trovato. Speravano di scovarlo tra gli
outsider, che hanno inviato al blog 209 video di presentazione, girati tutti
con lo stesso operatore. “Ma il nome nuovo proprio non c’è” ammette un parlamentare.
C’è invece una pletora di consiglieri municipali, da Tiziano Azzara del I
Municipio (in centro), a Paolo Ferrara del X (Ostia). Ci sono collaboratori
parlamentari, come vecchia (e contestata) abitudine del M5s. Soprattutto ci
sono le cordate, un’eresia per i codici interni. Facebook trabocca di inviti a
votare per questo o quel candidato. E tra i più pubblicizzati, Antonio
Aquilino, architetto, attivista in II Municipio. A sostenerlo l’ala cattolica
integralista del M5s, contraria alla stepchild adoption.
Il mondo di riferimento anche del fratello Andrea, espulso
nel 2014 a causa della “attività di propaganda politica e sociale in qualità di
“sedicente rappresentante degli attivisti cattolici dei 5Stelle”, svolta
“attraverso l’uso e la spendita di nomi e segni distintivi di proprietà
esclusiva” del garante Grillo. Ma a pesare fu anche il suo attacco ai deputati
5Stelle che si erano baciati simbolicamente in Parlamento proprio per le unioni
civili. Numerosi gli appelli anche in favore di Fulvio Sarzana, avvocato,
professore a contratto, blogger del Fatto. Ma nell’elenco figurano pure
militanti storici come Carlo Chiossi e Massimiliano Morosini, attivista lgbt, e
il giornalista de La 7 Ivo Mej. Il nome del candidato sindaco arriverà a
giorni. Ma non è detto che sarà quello definitivo. Perché il nodo rimane
l’assenza di un candidato di peso. Lo conferma la squadra di parlamentari
romani, che accompagnerà il prescelto dal web in campagna elettorale. E che vaglierà
le decisioni di peso dell’eventuale sindaco, assieme ai garanti Grillo e
Casaleggio. Così prevede il codice di comportamento per i candidati romani, che
contiene anche la multa di 150mila euro per gli eletti che vadano fuori rotta.
“Quella penale è un orgoglio” ha rivendicato martedì in conferenza stampa Di
Battista, ricordando più volte di non essere il candidato sindaco. Forse era
soprattutto un messaggio ai suoi: “Non cambio idea”. Ma più di qualcuno ci
spera ancora. Per vincere.
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