Dopo lo sciopero della fame del sindacalista del Sap contro
le punizioni anche un’interpellanza di Vito e Brunetta in difesa della libertà
sindacale
Invece di guardare la luna ci si concentra sul dito che la
indica. E’ quanto espressamente sottolineato dal capogruppo in commissione
Difesa Elio Vito e dal presidente del gruppo Forza Italia, Renato Brunetta che
martedì scorso hanno presentato un’interpellanza chiedendo al Ministro Alfano
se le misure disciplinari adottate nei confronti del segretario generale del
Sap Gianni Tonelli e dell’assistente capo F.R., ad oggi sospeso, limitino le
libertà sindacali delle donne e degli uomini in divisa. Al primo si contesta
una maglietta della Polizia di Stato indossata in una trasmissione televisiva,
al secondo la denuncia di mezzi "obsoleti" in uso agli operatori. «Le
libertà sindacali, come la libertà in genere, non possono essere un vuoto
esercizio - ha ribadito ieri alla Camera Vito - ma è proprio nei casi critici
che vanno esercitate e tutelate senza che siano oggetto di azioni
disciplinari». La discussione ieri a Montecitorio è secondo Tonelli «la
certificazione che quanto accaduto e per cui ho denunciato il Capo della
Polizia Alessandro Pansa e il Questore di Roma Nicolò D’Angelo ha avuto l’input
del Governo». Il segretario generale del Sap, oggi al sedicesimo giorno di
sciopero della fame, è stato sottoposto a procedimento disciplinare dalla
Questura di Bologna per «l’uso promiscuo di capi della divisa con capi non
altri pertinenti alla stessa». Eppure la polo indossata in televisione, e
comprata dallo stesso Tonelli, aveva la scritta ben visibile sulle spalle «I
love Polizia» con un cuore rosso sgargiante, gli alamari del Sap e un colore e
un materiale diversi da quelli della divisa. «Per confonderla con l’uniforme
bisogna esser cretini o in malafede», ribatte Tonelli.
A Vito ha risposto
Domenico Manzione, Sottosegretario di Stato per l’Interno, che ha ricordato la
memoria difensiva presentata da Tonelli il 25gennaio scorso, ribadendo la tesi
del dipartimento di Polizia sul caso dell’assistente capo sospeso dal servizio
dopo la partecipazione al programma "Ballarò". «È stato possibile
appurare che il dipendente aveva prelevato materiale di vecchio tipo per poi
esibirlo durante l'intervista. In considerazione della grave condotta posta in
essere, l’assistente capo è stato altresì denunciato alla procura della
Repubblica per i reati di peculato, abuso d’ufficio e diffusione di notizie
false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l’ordine pubblico nonché per
l’abbandono del posto di servizio». Si fissa il dito, ha più volte detto Elio
Vito, senza considerare la luna. «Il timore è che si voglia punire chi denuncia
che il materiale in dotazione possa non essere corrispondente alle norme - ha
concluso ieri Vito -. Cercare di dare la sensazione che se si va in tv a
denunciare qualcosa che non va si rischia di essere soggetti a un procedimento
disciplinare, rende vano il riferimento al pieno esercizio delle libertà
sindacali».
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