Vostro figlio lavora
un'oretta al bar di un amico. Così, per guadagnarsi una
mancia. In quella settimana lo chiama l'Istat e lo inserisce nelle sue
statistiche. Secondo voi vostro figlio verrà considerato occupato o
disoccupato? Per l'Istat vostro figlio ha un lavoro. L'incredibile scoperta in
realtà non è in alcun modo nascosta, semplicemente nessuno ve la racconta.
L'Istituto di statistica spiega chiaramente il metodo usato nel considerare una
persona occupata: "Le persone occupate comprendono le persone di 15 anni e
più che nella settimana di riferimento - quella in cui viene effettuata la
rilevazione - hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività
che preveda un corrispettivo monetario".
Com'è possibile che un
dato così importante, nell'epoca in cui uno 0,1% ha la forza di salvare o fare
cadere un Governo, venga di fatto gonfiato?
Si tratta di un vero e
proprio doping finalizzato a non creare allarmismi, a fare sembrare che le cose
stiano meglio di quanto sembrino. Non solo: sarà questo lo strumento attraverso
cui proveranno a convincervi che il Job Act avrà creato nuovi posti di lavoro e
portato benessere. Non serve avere una palla di vetro per capire che le cose
andranno così, per un semplice motivo: è già successo.
In Germania dal 2000 al
2013 sono stati creati 2,38 milioni di posti di lavoro. Lo afferma lo Iab,
l'agenzia di statistica tedesca (la loro Istat). Renzi verrebbe fatto santo con
simili dati, neanche Berlusconi ha osato promettere tanto. Qualcuno ha già
iniziato a incensarlo dopo i numeri di gennaio che registrano uno
"strepitoso" calo della disoccupazione in Italia rispetto a dicembre:
del ben 0,1%. Roba che se vostro figlio sabato non dovesse lavorare
quell'oretta a Renzi torna la depressione (pensate quanta responsabilità ha
quel ragazzo!).
Tornando ai dati
tedeschi, c'è qualcosa che i numeri sull'occupazione non vi dicono: che dal
2000 al 2013 il monte ore lavorato non è cambiato, 57,92 miliardi nel 2000 e
58,07 miliardi nel 2013. Cosa vuol dire? Che non si è creato nuovo spazio di
lavoro ma si è distribuito quello che già c'era pagando meno i lavoratori (e
facendo risparmiare molti contributi alle aziende attraverso gli sgravi). Lo
hanno fatto con i Mini-Job, contratti a tempo a 450 euro al mese che oggi
interessano ben il 21% dei tedeschi. In totale, poi, il numero dei lavoratori
con contratti a tempo determinato sono aumentati di 2,1 milioni. Visto da
questo punto di vista non può meravigliare il fatto che 13 milioni di tedeschi
vivano sotto la soglia di povertà (nonostante sia l'economia più solida del
continente).
In Italia accadrà lo
stesso. La propaganda è già iniziata.
Gianluca Coviello
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