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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

martedì 15 settembre 2015

“Benefici agli ergastolani” La pazza idea del governo

L’allarme del procuratore antimafia:
“Così potrà uscire anche Totò Riina”


Il grimaldello è in una riga e mezzo: “Revisione della disciplina di preclusione ai benefici penitenziari per i condannati alla pena dell’ergastolo ”. In molti temono che serva ad aprire “il cancello delle gabbie delle belve”, come Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, definisce l’art. 4 bis dell'ordinamento penitenziario, che da 23 anni impedisce ai mafiosi detenuti di ottenere i benefici penitenziari aggirando così l’ergastolo. Oggi il governo cambia rotta: e nonostante “l’assoluta contrarietà a ogni futura modifica normativa che possa anche solo attenuare le previsioni di cautela oggi vigenti” manifestata il 9 luglio scorso dal capo dell’antimafia Franco Roberti in una lettera inviata al presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, l’aula di Montecitorio riprende il percorso delle riforme volute dai ministri Orlando e Alfano preparandosi a rivedere una norma antimafia forse più importante del 41 bis. Roberti dice di più: “Nel ddl si parla di eliminare”. Come non è ancora chiaro. “La dizione contenuta nell’art. 30 lettera E del ddl Orlando è generica - dice Giulia Sarti, del M5S - e tutto viene rinviato a un decreto legislativo attuativo. Il rischio è che vogliano dare la possibilità a mafiosi e terroristi di usufruire dei benefici penitenziari anche se non collaborano con la giustizia”.
I GRILLINI annunciano battaglia anche se, ammette la Sarti, “non sarà facile”. Quella norma non sono disposti a toglierla e l’approveranno, anche se dopo la lettera del procuratore Roberti la presidente Ferranti (Pd) ha introdotto una clausola che recita: “Salvo i casi di eccezionale gravità e pericolosità e in particolare per le condanne per i delitti di mafia e terrorismo anche internazionale”. Per i grillini non è la soluzione giusta, anzi rende la norma più vulnerabile e si batteranno per eliminarla: “Per noi è ancora più grave - aggiunge Giulia Sarti - perché scarica sui magistrati così esposti a pressioni corruttive o minacce, la responsabilità della scelta”. Perché per la lotta alla mafia è importante che l’art. 4 bis non venga toccato lo spiega Roberti nella sua lettera: premesso che è “indiscutibile la necessità che in stato di detenzione (il mafioso, ndr ) sia messo nell’impossibilità di mantenere, all’esterno e all’interno del carcere, quei collegamenti con l’organizzazione criminale che, storicamente e attualmente, costituiscono la regola di comportamento di tali soggetti”, che ha indotto il legislatore a introdurre il 41 bis, lo stato detentivo non modifica il ruolo del mafioso all’interno della sua cosca, che riprenderà una volta libero: “Il che conferma la necessità che possa godere dei benefici solo in via eccezionale e quando emergano con certezza le condizioni che escludano ogni pericolo derivante da una maggiore o anticipata libertà''.
CONDIZIONI GARANTITE dall’art. 4 bis che, secondo un orientamento diffuso tra i magistrati antimafia rende l’ergastolo “una pena vera”. “Senza il 4 bis - dicono - può uscire anche Riina”. E che il tema è sensibile lo dimostrano i siti internet protagonisti di attacchi personali a quanti operano nelle istituzioni a tutela della certezza della pena. Promette battaglia anche la Chelli: “Se passerà una ignominia tale ci troverete in via dei Georgofili a difendere la memoria dei morti sacrificati in nome dei rappresentanti del Parlamento che non sanno prendersi le responsabilità e che assecondano Cosa Nostra”.

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