“I benefici per gli ergastolani erano l’obiettivo di Cosa Nostra”
di Giuseppe Lo Bianco
La revisione dell’articolo 4 bis? “Mi sembra un passo
pericoloso nella direzione dell’ulteriore svilimento del principio della
certezza e dell’efficacia della pena. Non vorrei che oggi nel silenzio, nel
disinteresse o nella sottovalutazione generale si iniziasse a realizzare ciò
che da sempre ha costituito uno scopo politico essenziale delle mafie”. Dopo
che il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha manifestato la sua
“assoluta contrarietà ” alla revisione dell’art. 4 bis dell’or d in amento
penitenziario, da ieri in discussione alla Camera, è assai perplesso anche il
pm del processo della trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo: “Oggi – dice
–potremmo assistere alla realizzazione di una delle aspirazioni fondamentali
delle menti raffinatissime degli strateghi di Cosa Nostra”.
Che cosa non va nella
norma e cosa la preoccupa di più, dottor Di Matteo?
Mi sembra che si vada verso lo svilimento della funzione di
deterrenza della sanzione penale. Ma mi preoccupa ancora di più la previsione d
el l’abolizione di quelle preclusioni introdotte con una legge del 1991, l’art.
4 bis, fortemente voluta da Giovanni Falcone che a oggi impediscono la
concessione di benefici penitenziari a esclusione della liberazione anticipata,
ai detenuti di mafia a meno che non abbiano iniziato a collaborare con la
giustizia. E potremmo assistere a un altro passo verso lo smantellamento di
quella legislazione antimafia che si rivelò all’inizio degli anni 90 finalmente
efficace.
E cioè l'abolizione
del “doppio binario”, legislativo e penitenziario, voluto da Falcone per i
detenuti mafiosi. Perché è così importante?
Intanto perché legava la concessione delle attenuanti alla
collaborazione con la giustizia, che fu una delle intuizioni di Falcone. E poi
perché è storicamente accertato che ai mafiosi non fa paura il carcere ma una
detenzione che sia tale da impedire la loro speranza di poter continuare a
comandare e ciò finora è avvenuto anche attraverso l’applicazione del 4 bis che
si è rivelato efficace e ha costituito un’ossessione nelle menti più raffinate
dell'organizzazione mafiosa. Oggi invece si introduce il principio di concedere
benefici quali l’ammissione al lavoro esterno, la fruizione di permessi premio
o altre misure alternative come la detenzione domiciliare o la semilibertà a
tutti i detenuti per mafia.
Ne godrebbero gli
ergastolani mafiosi condannati per strage, c’è il rischio di una scarcerazione
di Riina?
La revisione della norma vale anche per loro, ciò che prima
era un automatismo nella nuova previsione diventa un atto discrezionale
affidato ai tribunali di sorveglianza. Così facendo anche l’ergastolo finirebbe
per essere svuotato del contenuto di irrevocabilità per diventare una finta
pena perpetua.
Condivide l'allarme
del presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime di via dei
Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli, che ritiene “probabile che stia per
essere dato a Cosa Nostra ciò che con la strage di via dei Georgofili ha
fortemente chiesto con un attacco allo Stato”?
Mi sembra paradossale, offensivo e beffardo per i parenti
delle vittime che si trascuri un dato processualmente accertato: la campagna
stragista del 1993 era finalizzata a costringere lo Stato ad abbandonare nei
confronti dei mafiosi un sistema di detenzione più rigido, e perciò efficace,
di quello dei detenuti comuni. Era uno degli obiettivi principali del ricatto
allo Stato portato a suon di bombe e attentati.
Che si aspetta dai
parlamentari?
Mi
auguro che la nostra classe politica si muova nelle sue decisioni tenendo conto
che, nonostante molti non lo vogliano far credere, la questione mafiosa è più
che mai attuale e costituisce il pericolo più grave per la tenuta della nostra
democrazia.
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