di Sergio Rame
Mark Gjoni e la moglie Marie difendono Gjergi:
"Vogliamo avere giustizia". Poi la frase sibillina: "Ci
affidiamo alle autorità italiane, siamo certi che i magistrati e i giudici
sapranno dirci la verità su quanto è accaduto".
"Se nostro figlio ha sbagliato, ha sbagliato molto di
più chi lo ha ucciso. Per questo vogliamo giustizia". Mark Gjoni e la moglie Marie difendono Gjergi, il ladro
albanese che, entrato nella villetta diVaprio d'Addda per svaligiarla, è
stato freddato da Francesco Sicignano. Non una parola di scuse per il
pensionato e la sua famiglia, che nel cuore della notte sono stati assaliti da
una banda di albanesi, ma solo accuse per un colpo partito solo per legittima
difesa.
Dopo gli inquirenti che hanno indagato il pensionato 65enne
con l'accusa di "omicidio volontario", ci si mettono i parenti del
ladro albanese che era entrato nella villetta di Vaprio d'Adda con intenti
amichevoli. "C’è incredulità e rabbia - spiegano i genitori che si
trovano in Albania - la rabbia di chi non capisce e vuole sapere. È umano, di
fronte a una morte così". Adesso Mark Gjoni e la moglie Marie pretendono
dall'Italia due cose: "potere riabbracciare nostro figlio" e "avere giustizia".
Uno schiaffo a Sicignano e alla sua famiglia che sono le vere vittime di questo
triste fatto di cronaca nera. "Ci affidiamo alle autorità italiane -
dicono i coniugi Gjoni - siamo certi che i magistrati e i giudici sapranno
dirci la verità su quanto è accaduto. Non abbiamo nessun sentimento di vendetta
verso quell’uomo - aggiungono - Ma se ha sbagliato deve pagare".
Per il pensionato, che ha sparato e ucciso il loro figlio
solo per legittima difesa, non c'è spazio per una sola parola di scuse.
Anzi. I genitori del ladruncolo replicano stizziti: "Sarà la sua
coscienza a dirgli se può dormire tranquillo e non avere rimorso per aver
ucciso un ragazzo. Solo la sua coscienza gli dirà se può guardare in faccia
figli e nipoti senza provare vergogna. La coscienza - aggiungono - parlerà in
silenzio a questa persona. Gli dirà se è un uomo o un assassino".
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Contributo personale all'articolo
Ora dopo il danno anche la beffa. E' non è nemmeno il primo caso, in Italia, che i parenti più stretti della vittima (il ladro!!) si rivolgono ad un avvocato per chiedere il risarcimento per la perdita del proprio "caro". Ora pare che sia diventata quasi una "moda" uscire allo scoperto e chiedere il risarcimento danni "perché il ladro non ha potuto portare al termine tranquillamente la propria azione criminale" perché il proprietario ha preso una pistola e lo ha "tolto di mezzo". Sarebbe meglio che la stampa facesse a meno di enfatizzare queste notizie e che si dedicasse più alla persona che ha subito il vero danno.
Fabio Angeletti
Fabio Angeletti
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