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mercoledì 14 ottobre 2015

LOMBARDIA - Tre arresti Concussione e corruzione: in cella il forzista Mantovani, vice di Maroni in Regione. Il giudice: “Spiccata capacità criminale” Coinvolto assessore leghista

“Affari d’oro sui dializzati e l’architetto come tangente”


Il Presidente della Regione Maroni e il suo Vice Mantovani
Milano Martedì 13 ottobre doveva aprire, in Regione Lombardia, la “Giornata della Trasparenza”. Invece è stato arrestato con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta. Mario Mantovani, dirigente di Forza Italia, vicepresidente e assessore regionale nella giunta di Roberto Maroni, è accusato, con altre 11 persone, di aver truccato gare d’appalto, di avere esercitato pressioni su funzionari, di essersi fatto realizzare lavori privati pagati con incarichi pubblici.

L’indagine sul “sistema Mantovani”, sviluppata dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, era stata condotta dall’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal sostituto Giovanni Polizzi, che nel settembre 2014 avevano chiesto al giudice delle indagini preliminari Stefania Pepe di procedere agli arresti. Il gip ha studiato le carte per 13 mesi e ieri finalmente ha disposto la custodia cautelare in carcere per tre persone, di cui segnala la “spiccata capacità criminale”: oltre a Mantovani, Giacomo Capua, da anni suo fedele collaboratore e oggi capo di gabinetto dell’assessorato alla Sanità, e Angelo Bianchi, ingegnere del Provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria. La Procura di Milano, nelle sue richieste d’arresto, passa in rassegna fatti avvenuti tra il giugno 2012 e il giugno 2014, quando Mantovani era sindaco di Arconate (Milano), senatore e assessore regionale alla salute.
Berlusconi e Mantovani
Ma il pm Polizzi ha continuato le indagini anche nei mesi seguenti, scoprendo altri fatti che confermano le ipotesi d’accusa e delineano il “sistema Mantovani”: una fitta rete di pressioni, connessioni e scambi in cui la tangente classica, fatta di buste e valigette piene di soldi, è sostituita con lavori fatti nelle residenze e nelle strutture di Mantovani, che in questa storia recita molte parti in commedia, intervenendo via via come sindaco, come assessore, come senatore, come sottosegretario. Coinvolto nelle indagini anche Massimo Garavaglia (Lega), assessore all’economia della Regione Lombardia: per un appalto da oltre 11 milioni di euro per il trasporto di pazienti che devono essere sottoposti a dialisi. Giovanni Tomasini, vecchio politico passato a gestire la onlus Croce Azzurra Ticinia, teme di essere escluso dalla gara indetta dalla Regione insieme alle Asl di Milano e Pavia. Non ha neppure presentato un’offerta. Si rivolge allora ai suoi santi in paradiso: gli assessori Mantovani e Garavaglia. Detto fatto: si mette in moto Di Capua, che attiva Giorgio Scivoletto (direttore generale dell’Asl di Milano) e Sergio Finazzi (dell’Asl di Legnano), entrambi indagati. A vincere la gara sono Croce Amica One e altre onlus. Ma Scivoletto si “dimentica” di informarle e nel giugno 2014, come se niente fosse accaduto, firma una delibera che proroga le convenzioni precedenti alle associazioni che già assicuravano il servizio, tra cui quella di Tomasini. È solo uno delle miriade di fatti, gare e pressioni in cui si manifesta il “sistema Mantovani”. Quello con l’accusa più grave (concussione) riguarda Angelo Bianchi, rup (responsabile unico del procedimento) negli interventi di edilizia scolastica gestiti dal provveditorato opere pubbliche di Lombardia e Liguria. Bianchi è stato arrestato a Sondrio e poi rinviato a giudizio per altre vicende di corruzione. Allora il provveditore vicario Alfio Leonardi gli toglie mansioni e ridimensiona il suo ruolo. Non lo avesse mai fatto: Mantovani e Di Capua intervengono presso il provveditore, Pietro Baratono, per farlo reintegrare, ventilando che, senza Bianchi, i lavori si sarebbero fermati. “Lui non ha neanche il rinvio a giudi... non ha niente, niente di niente ”, dice (mentendo) Mantovani al telefono (intercettato). Leonardi denuncia le pressioni subite, il pm procede. Altri fatti contestati a Mantovani e alla sua banda riguardano l’architetto Gianluca Parotti: “al servizio pressoché esclusivo” di Mantovani, scrive la gip. Con Parotti il patto è: lavori privati in cambio di incarichi pubblici. L’architetto lavora per Mantovani e la sua famiglia, progetta, tra l’altro, un edificio residenziale, un appartamento, una serie di palazzine ad Arconate, ristruttura, progetta una casa di riposo a Casorezzo, recupera una mansarda alla Cascina Vittoria di Arconate, dirige i lavori alla Villa Clerici di Rovellasca. In cambio, Mantovani gli fa avere incarichi professionali pagati con soldi pubblici: la progettazione di Palazzo Taverna ad Arconate, la messa in sicurezza di edifici scolastici, la progettazione e ristrutturazione di strutture ospedaliere a Magenta, Voghera, Vigevano e in provincia di Pavia. Altri fatti, i più recenti, sono ancora nelle carte coperte dei magistrati.

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