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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

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venerdì 22 gennaio 2016

Quarto, addio al veleno: “Qui vince la camorra”

Rosa Capuozzo - Ex Sindaco di Quarto (NA)
La sindaca espulsa dal M5S si dimette e accusa. Ma l’inchiesta non è finita
A Quarto (Napoli) l’unica giunta campana del M5S muore dopo appena sette mesi trascorsi pericolosamente, tra gaffe, sospetti di abusi edilizi, veleni e tentate estorsioni di stampo camorristico. Alle dieci si sparge la voce che si rivelerà esatta: la conferenza stampa di mezzogiorno per presentare il nuovo simbolo di Rosa Capuozzo si tramuta in quella per l'annuncio delle dimissioni. “Ha perso la politica, ha vinto la camorra, la mia non è una resa, ma mi sono sentita abbandonata dal M5s” afferma l'ormai ex sindaca. Dalle macerie del disastro il Movimento cercherà di ripartire con la consapevolezza che alle amministrative di Quarto si gioca una partita che avrà ripercussioni importanti sul voto nelle grandi città, a cominciare da Napoli. Dal vertice si traccia una bozza di linea: a Quarto bisogna ricostruire il M5S partendo da attivisti della prima ora che si sono dissociati in tempo dalla Capuozzo e possono provare a dimostrare di non aver saputo che la sindaca era sotto il ricatto di Giovanni De Robbio. Corrispondono al profilo l’ex assessore ai Lavori Pubblici Tullio Ciarlone e l’ex consigliera Lucia Imperatore, che si sono dimessi poco dopo il diktat di Grillo alla Capuozzo per non aver denunciato le minacce. “De Robbio si era fieramente opposto alla nomina di Ciarlone” ha verbalizzato la sindaca davanti al pm. Frase che in questo quadro è una medaglia per il futuro. La Capuozzo matura le dimissioni nella notte tra mercoledì e giovedì. Poche ore prima è stata abbandonata anche dal presidente del consiglio comunale Lorenzo Paparone. Dopo le dimissioni dei giorni scorsi non ci sono subentranti, non ci sono i numeri per andare avanti. Da Roma il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato l’invio della commissione d’accesso per le presunte infiltrazioni della camorra nell’elezione di De Robbio, l’uomo che secondo la Procura di Napoli la ricattava con le foto aeree della villa di famiglia. Mercoledì mattina il marito della sindaca, Ignazio Baiano, è stato interrogato in veste di indagato sulla pratica di condono del sottotetto, forse incondonabile secondo i tempi delle foto in mano all’ex consigliere grillino. La sezione urbanistica di Napoli – aggiunto Fragliasso, pm De Renzis – punta ora al ruolo della Capuozzo, che potrebbe essere sentita per chiarire se ignorava tutto o invece intervenne sugli uffici tecnici che curavano la pratica. Definita proprio nelle settimane delle minacce di De Robbio finite nell’inchiesta sulla tentata estorsione e sul voto di scambio politico mafioso a Quarto, condotta dal pm Dda Woodcock e dell’aggiunto Borrelli. Sul tema del voto “inquinato” la Capuozzo attacca a testa bassa la capogruppo M5S in Campania, Valeria Ciarambino e quindi Luigi Di Maio, suo compagno di meet up a Pomigliano d'Arco: “Chiedo formalmente da parte mia e dei cittadini di Quarto perché i voti dei consiglieri regionali presi qui sono diversi dai miei”. L’ex sindaca poi tira in ballo i vertici del M5s. E racconta i tempi e i dettagli degli incontri con Fico e Di Maio, come il Direttorio provò a farla dimettere prima del flash - mob del 10 gennaio e prima dell’uscita delle intercettazioni che hanno reso evidente la tentata estorsione di cui era vittima. I due le promisero una ricandidatura. “Sarei uscita tra gli applausi, ma ho detto no”. Forse anche a Beppe Grillo, che secondo indiscrezioni trapelate ieri le avrebbe offerto un sostegno in campagna elettorale in cambio del passo indietro. Esce invece tra mille polemiche Capuozzo, lasciando dubbi sulle capacità del Movimento di governare territori difficili, dopo aver “chiesto ai consiglieri se se la sentissero di continuare a combattere una battaglia difficile contro un sistema di potere che ha devastato Quarto per troppi anni. I 15 che hanno detto che avrebbero lottato con me mi hanno guardato negli occhi e io ci ho creduto. Poi è iniziato lo stillicidio delle dimissioni dei consiglieri, con motivazioni ridicole”.

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