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martedì 5 gennaio 2016

Rolex, viaggi, abiti e case. Così ti «vizio» il politico. Tanti scandali dal caso Lupi alle vacanze di Formigoni

Scrivi regalo, leggi inchiesta. Che poi buona parte delle indagini su tutti i politici «omaggiati» nel corso degli anni da lobbisti e imprenditori si siano concluse con un nulla di fatto è un’altra storia. Che dimostra, semmai, quanto nuoccia agli stessi parlamentari la mancata esistenza di un albo dei lobbisti e dell’obbligo di denunciare qualsiasi regalia ricevuta. Se una legge simile esistesse, magari i «presenti» resi pubblici sarebbero stati considerati dai magistrati solo semplici regali e non spie di ipotetici casi di corruzione.
Basterebbe citare il caso di Maurizio Lupi, costretto a dimettersi da ministro delle Infrastrutture senza mai risultare neanche indagato nell’inchiesta sul «sistema Incalza» che gestiva l’assegnazione di buona parte degli appalti pubblici. All’ex ministro sono stati fatali proprio i tanti regali ricevuti, per sé o per i congiunti, dagli esponenti della «cricca» coinvolti nello scandalo: ad esempio l’abito sartoriale fattogli confezionare da Franco Cavallo, lo stesso che comprò un biglietto aereo del costo di 447, 03 euro per far viaggiare la signora Lupi in prima classe da Milano a Bari. E ancora, l’ormai famigerato Rolex da oltre diecimila euro ricevuto dal figlio del ministro come regalo di laurea da parte di Stefano Perotti.
Le inchieste sulle «cricche» dei lavori pubblici sono un argomento sempre verde. Solo cinque anni fa toccò alla «banda» di Diego Anemone e Francesco Piscicelli. Quest’ultimo era l’imprenditore intercettato mentre a telefono con il cognato rideva e si fregava le mani la notte del terremoto dell’Aquila. Dall’inchiesta emersero i suoi stretti rapporti con l’allora segretaria di Gianfranco Fini, Rita Marino, che per il Natale 2009 da lui ricevette un monile acquistato alla gioielleria Bonanni di Roma. Né Rita Marino né Gianfranco Fini, va ricordato, sono mai stati coinvolti nell’indagine.
Chi pagò a caro prezzo la sua vicinanza a quella «cricca» fu Carlo Malinconico che nel 2012 si dimise da sottosegretario del governo Monti per essersi fatto pagare, cinque anni prima, la vacanza nel costosissimo resort Il Pellicano di Porto Ercole dal solito Piscicelli.
Se si affronta il capitolo vacanze non si può fare a meno di citare la vicenda che ha coinvolto Roberto Formigoni, sotto accusa per le vacanze ai Caraibi pagategli dal faccendiere Pierangelo Daccò quando era governatore della Lombardia. Il processo per presunta corruzione è ancora in corso.
Anche a sinistra i guai per i regali sono diversi. Tra i casi più noti quello delle «cozze pelose» ricevute dall’attuale governatore della Puglia Michele Emiliano quando era sindaco di Bari. La donazione «ittica» per Natale partì dalla famiglia di imprenditori baresi De Gennaro, coinvolta nell’inchiesta su alcuni appalti realizzati nel capoluogo pugliese. Anche in questo caso non c’è stata però alcuna coda giudiziaria.
A Roma sono ormai diventati famosi i ricchi cesti natalizi con cui Manlio Cerroni, ex ras dei rifiuti, omaggiava svariati politici, mentre un altro caso che ha fatto scuola è quello dell’appartamento al Colosseo acquistato all’ex ministro Claudio Scajola «a sua insaputa» da parte dell’imprenditore Diego Anemone. Scajola circa due anni fa è stato assolto da tutte le accuse ma pagò lo scandalo con le dimissioni da ministro.
Stessa sorte per Antonio Di Pietro, che da ministro ai Lavori Pubblici del primo governo Prodi finì indagato dalla Procura di Brescia in virtù di un’intercettazione nella quale il banchiere Francesco Pacini Battaglia si lasciava sfuggire di aver «pagato» per uscire dall’inchiesta Mani Pulite. Di Pietro, in seguito alle accuse, si dimise da ministro ma successivamente è stato assolto da tutti i capi d’accusa.


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