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mercoledì 20 gennaio 2016

Trivelle, sì al referendum - E il governo corre ai ripari

La Consulta ammette uno dei quesiti delle Regioni sulle ricerche di idrocarburi in mare. Modifiche in extremis ai decreti per non votare
La Corte costituzionale dà il via libera al referendum sulle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi in mare: ieri la Consulta ha dato il parere definitivo per l’unico dei sei quesiti sopravvissuti, quello che riguarda i permessi di ricerca entro le 12 miglia dalla costa e la loro durata. Per il governo è la minaccia di un altro referendum oltre quello costituzionale che dovrebbe esserci ad ottobre.
Contiamo sulle dita: Renzi dovrebbe affrontare le Amministrative di aprile e, probabilmente nello stesso giorno, il referendum sulle trivelle; poi quello costituzionale in autunno. Spiegare agli elettori perché alle Amministrative dovrebbero votare Pd mentre i governatori (quasi tutti Pd) appoggiano un referendum contro le decisioni del governo, non sarebbe molto facile. Un cortocircuito, a meno che non decida di evitare il referendum e cambiare la legge, prima di tutto l’articolo 35 del decreto sviluppo del 2012 e le modifiche apportate nella Legge di Stabilità.
Come sembra stia già facendo: ieri, non meglio precisate “fonti parlamentari” hanno prima fatto sapere alle agenzie di stampa che il governo era pronto ad una selettiva modifica al decreto Sblocca Italia per la durata delle concessioni, poi hanno smentito e precisato che “chiunque vinca , non ci sarà alcuna nuova trivellazione”. Si spera. Intanto, se il governo volesse davvero evitare il referendum dovrebbe soddisfare completamente la richiesta referendaria. Anche perché, in caso contrario, i comitati (e le Regioni, salvo eventuali dietro front) sono pronte a dare battaglia. E il governo lo sa. Tanto che era già corso ai ripari dopo che le proposte di referendum, in tutto 6, avevano avuto l’imprimatur della Cassazione. Con la legge di Stabilità aveva provato a porre rimedio, recependo molte delle richieste avanzate dai referendari e rendendo ammissibile un solo quesito: quello sulla misura che stabilisce che le concessioni petrolifere già rilasciate durino fino a esaurimento dei giacimenti, traducendosi un prolungamento sine die. A decidere, ora, potranno essere i cittadini.

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