Manager racconta l’incontro
tra Renzi e il premier Modi che chiede prove dei rapporti tra Agusta Westland e
i Gandhi
Un patto segreto è stato
proposto a Matteo Renzi dal primo ministro indiano Narendra Modi per scambiare
le prove del processo Finmeccanica-India contro la famiglia di Sonia Gandhi con
la libertà dei due marò arrestati nel 2012 per la morte di due pescatori
indiani. Massimiliano La Torre e Salvatore Girone sarebbero ostaggi di questo
scambio. Lo afferma - in una lettera che Il Fatto pubblica integralmente sul
suo sito - un ex agente commerciale di Finmeccanica, Christian James Michel,
già processato e assolto dai giudici di Busto Arsizio per le presunte mazzette
sulla vendita degli elicotteri all’India nel 2010 da parte di Agusta Westland,
gruppo Finmeccanica.
La lettera è stata spedita
alle due corti internazionali competenti sul caso dei marò: l’Itlos di Amburgo
e la PCA dell’Aia. Il primo è il Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite
sul diritto del mare. La seconda è la Corte Permanente di Arbitrato con sede a
The Hague (L’Aia). “Durante le mie investigazioni – scrive Michel –sono venuto
a sapere che durante il summit Onu a New York che si è tenuto dal 24 al 30
settembre 2015, Narendra Modi si è incontrato con il presidente del consiglio
italiano Renzi. Hanno parlato dei due marò. Il primo ministro indiano ha
proposto al premier italiano, in cambio di prove sul fatto che il consulente
chiave di Finmeccanica-Augusta Westland (riferito alla mia persona) ha avuto
una qualche relazione con qualche membro della famiglia Gandhi (tra le forze
principali di opposizione al governo indiano), che il premier indiano avrebbe
agevolato il caso che vede imputati i due marò”. Lo scenario è quello di un
giallo internazionale. Sonia Gandhi (69 anni, nata in Italia e sposa nel 1968
del figlio di Indira Gandhi, Rajiv, primo ministro dell’India ucciso nel 1991)
è presidente dell’Indian National Congress e ha dominato la scena politica fino
al 2014 quando ha perso le elezioni. Sonia e il figlio Raoul Gandhi restano tra
i principali rivali politici di Modi anche se non se la passano bene.
Recentemente sono stati arrestati e poi sottoposti a libertà provvisoria per
accuse relative ad acquisti immobiliari del partito. A detta di Michel ora Modi
vorrebbe chiudere la partita con i Gandhi usando contro di loro le prove dei
legami con l’uomo chiave dell’affare degli elicotteri, da ottenere grazie al
presunto scambio con Renzi. Quali sono le fonti di Michel? “Sono stato
informato di questa situazione – scrive l’ex agente di Finmeccanica – da tre
diverse e separate fonti che vorrei divulgare in modo confidenziale”.
Sonia Ghandi |
Il governo indiano pur non escludendo un incontro a margine del
summit di New York, ha definito ‘ridicola’ l’ipotesi dello scambio. L’accusa
non è riscontrata e proviene da un agente che i pm italiani volevano arrestare
perché avrebbe ricavato una plusvalenza milionaria da una triangolazione tra Finmeccanica,
il governo indiano e una sua società con base a Dubai che per il pm Eugenio
Fusco camuffa una mazzetta. Nel corso dell’indagine furono trovati alcuni
appunti a penna con i nomi dei personaggi indiani vicini a Sonia Gandhi da
avvicinare per convincere il governo a comprare dodici elicotteri per 560
milioni di dollari. I manager di Finmeccanica e Michel sono stati tutti assolti
a Busto Arsizio. L’India era parte civile ma non ha fatto appello, a differenza
del pm. Dopo il cambio di governo nel 2014, però l’aria è cambiata. “Sono
vittima di una vendetta politica”, scrive Michel “ordinata dal primo ministro
Narendra Modi che ha ordinato senza alcuna base legale al CBI (Central Bureau
of Investigation indiano) di agire contro di me con un ordine di arresto per un
crimine per il quale sono stato assolto completamente in Italia”. Il Fatto
Quotidiano aveva notato già allora una possibile relazione tra le strane
vicende legali dei marò e delle mazzette sugli elicotteri. Se esisteva questa
relazione allora poteva giocare a favore di Michel. Ora contro. La sua condanna
avrebbe imbarazzato il vecchio governo mentre farebbe felice il premier
attuale. Michel nella lettera afferma che gli indiani gli fecero arrivare
segnali: “Se avessi voluto denunciare una qualche relazione di un membro della
famiglia Gandhi con le accuse sul caso degli elicotteri, tutte le accuse e le
indagini contro di me sarebbero cadute”. Poi punta il dito su Finmeccanica.
Nonostante i suoi problemi giudiziari, a detta sua, la società partecipata al
30% dal governo avrebbe raggiunto un accordo con i suoi legali per pagare gran
parte delle sue prestazioni contestate. Poi “inspiegabilmente nella prima
settimana di ottobre i legali di Finmeccanica hanno negato di volere pagare le
cifre”. Secondo Michel “la ragione di questo improvviso cambiamento
nell’atteggiamento di Finmeccanica è dovuto chiaramente alla conversazione di
New York e alle istruzioni date a Mauro Moretti, il presidente di Finmeccanica
indicato dal presidente del Consiglio italiano”.
Alla fine, secondo Michel,
anche i marò potrebbero finire schiacciati da questo scambio (tutto da
dimostrare) tra Renzi e Modi. Ecco perché l’agente commerciale di una società
che vende anche armi riscopre una vena filantropica e scrive ai giudici
internazionali: “I due marò non sono di fatto persone comuni sottoposte a
un’indagine e un processo per accertare un crimine di omicidio ma, a causa
delle azioni intraprese dal primo ministro indiano, sono di fatto degli ostaggi
politici e io suggerisco che le vostre organizzazioni li trattino come tali”.
Il Fatto ha inviato in serata a Palazzo Chigi la lettera di Michel ma – forse
per l’ora – non è stato possibile ottenere una risposta.
I PESCATORI INDIANI UCCISI
4 anni di battaglia
Febbraio 2012: la polizia
indiana arresta due fucilieri italiani - Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone - imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie con l’accusa di aver ucciso
due pescatori indiani su un peschereccio.
Dicembre 2012: i marò
tornano in Italia con un permesso speciale per trascorrere in famiglia il
Natale.
1 Marzo 2013: l’Italia
decide che Latorre e Girone non rientreranno in India perché New Delhi ha violato
il diritto internazionale.
Marzo 2013: sale la
tensione dopo l’ira indiana e Palazzo Chigi annuncia: i due marò tornano in
India, Delhi assicura la tutela dei diritti dei due militari.
Settembre 2014: i giudici
indiani danno il via libera al rientro di Latorre in Italia per problemi di salute.
Giugno 2015: l'Italia
attiva l'arbitrato internazionale rivolgendosi al Tribunale internazionale del
mare di Amburgo. Il Tribunale decide che “Italia e India devono sospendere ogni
procedimento giudiziario e astenersi dall'iniziarne di nuovi che potrebbero
aggravare o estendere la disputa”.
Agosto 2015: la Corte
Suprema indiana sospende tutti i procedimenti giudiziari contro i marò.
Novembre 2015: all’Aia
viene costituito il tribunale arbitrale presso la Corte permanente di arbitrato
(CPA).
Gennaio 2016: il tribunale
arbitrale presso la CPA stabilisce per il 30 e il 31 marzo 2016 l’udienza per
decidere sulla richiesta italiana di consentire il rientro in Italia di Girone.
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