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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

mercoledì 17 febbraio 2016

Legge Cirinnà - M5S: trattative e nervi. Poi #Airola dà la linea. Ma anche la base ha dubbi

Alberto Airola - Un collega
lo abbraccia
No all’ammazza-dibattito - Il sito Gay.it “minaccia”: “Avete una notte per ripensarci”
Discutono forte, quasi litigano, ma scelgono una linea. Poi guardano il gioco e in aula virano sul no, compatti. Perché il canguro è un’eresia per i Cinque Stelle, e perché il Pd, il nemico, va stanato, costretto a mostrare in aula fratture e rossori. Ma per il M5s a Palazzo Madama la giornata del veto al canguro è stata difficile, infinita. E la serata risuona dei nervi di qualche senatore. Pronto a votare perfino il canguro, “a meno che da Milano non arrivi un’indicazione precisa”.
Nella testa la rabbia per il Pd che accusa i 5Stelle di voler affossare la legge. E la delusione, per associazioni e siti che protestano, che puntano il dito. “Speriamo che la notte porti consiglio, #dietrofront M5s” punge a botta calda un sito influente come www.gay.it. E c’è agitazione anche nella base, tangibile sul web. Ma i senatori del M5s proprio non ci stanno. “Ma come, il Pd è diviso in mille pezzi e se la prendono con noi, tutti a favore della legge? E poi come possiamo accettare una forzatura della democrazia come il canguro?”. Lo ripetono diversi 5Stelle, nella serata dei timori e delle strategie. La linea ufficiale rimane quella: no al canguro, “perché ormai gli emendamenti sono scesi, ora si può discutere a voto palese”. Così sancisce anche il primus inter pares, il deputato Luigi Di Maio, tramite tweet serale: “No al canguro, se il Pd non ha una maggioranza lo dica”. Ribadendo che lo scopo anche denudare l’avversario. Però è stata lunga la strada verso il no. Parte dalla riunione in mattinata dei senatori, difficile. Dalla casa madre di Milano è arrivato l’input: no al canguro. “L’abbiamo combattuto quando l’hanno usato per le riforme, saremmo incoerenti” è il ragionamento (in sintesi) della guida politica, Gianroberto Casaleggio. Figlio anche del suo gelo verso la stepchild adoption, vista come troppo impopolare in quell’elettorato moderato che Casaleggio vuole rappresentare. Da qui il contestato post dei giorni scorsi sulla libertà di coscienza sulla stepchild. E sempre da qui il no al canguro. Ma in riunione più d’uno protesta: “Abbiamo preso degli impegni, dobbiamo votare comunque la legge”. Raccontano che per il sì alla tagliola ci sia anche Alberto Airola, il più esposto sul tema, lo stratega del M5s sulle unioni civili: “Di fronte a 5mila emendamenti cosa possiamo fare?”. Poi riaffiorano i no alla stepchild, e sono in tre a dire che non la voteranno. Ma si trova una quadra: il M5s voterà sì alle parti spacchettate del canguro, e lascerà libertà di coscienza sulla stepchild. Si va in aula, e il quadro cambia, perché la Lega Nord ritira 4500 dei suoi 5000 emendamenti. Airola si consulta con i suoi, e il M5s vira sulla soluzione più condivisa, il no al canguro. Airola parla al microfono: “Non me la sento di costringere il mio gruppo a votare il canguro. Quando sento che scendiamo a 500 emendamenti e che il capogruppo del Pd Zanda ha paura dei voti segreti non potete dirmi che siete nelle nostre mani”. Poi lo sfogo verso i dem: “Assumetevi la responsabilità di dire: ‘Frocio, questi diritti non li avrai”. In nottata, sms dem sui telefoni dei senatori. Ma se oggi il canguro sarà a voto palese, il M5s dirà quasi solo no.

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