Giulio Regeni |
Vorrei dire solo una cosa. Questi morti non sono diversi da
quelli morti in divisa, con le mostrine. Sono cittadini italiani come tutti gli
altri, sono nostri connazionali. A Giulio piaceva la politica, era un ragazzo.
Uno che per mestiere aveva scelto lo studio, non la guerra, che aveva la passione
per la politica, che cercava di capire.
A Giulio nessuno aveva ordinato di andare avanti, c’è andato
spinto dalla curiosità, dal rigore del ricercatore, ma proprio perché, a
differenza del militare non aveva né mostrine né stelle, non avrà nessun riconoscimento
dalla patria.
In Italia muoiono ogni anno sul lavoro più di mille persone.
A causa di quel lavoro su cui si dovrebbe fondare la nostra Repubblica, secondo
la Costituzione. Quasi mai si è vista la partecipazione ai loro funerali delle
massime cariche politiche. Non è accaduto per i sette operai morti nel rogo
della Thyssen-Krupp il 6 dicembre 2007, non è accaduto per i moltissimi caduti
nei cantieri edili e nello svolgimento di altre professioni.
Giulio Regeni è stato barbaramente ucciso, forse da apparati
dello stato egiziano, ma per i fautori patrioti di casa nostra non rappresenta
il nostro di Stato, perché non indossava una divisa, non aveva mostrine e
stellette. Era un civile, un cittadino, uno di quei tanti giovani ricercatori
che dovrebbero garantire un futuro all’Italia. Uno dei tanti cittadini che
formano la nostra società e forse è un bene che non il suo ricordo non sia
offuscato dalla retorica stantia che esalta a priori chi fa la guerra e ignora
chi semplicemente fa il suo lavoro.
Purtroppo sappiamo tutti come andrà a finire.... Morto senza
un perchè, come questi altri nostri concittadini.
Fabio Angeletti
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