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domenica 6 marzo 2016

Sul ‘Foglio’ - Casaleggio e il controllo delle mail dei parlamentari. Il Pd all’attacco “Spionaggio” M5s, la Camera indaga

Gianroberto Casaleggio
E ora la guerra per le urne si sposta su (presunte) ombre da web. Alla vigilia delle primarie, il Pd sfrutta un pezzo del Foglio e si mette a caccia di Gianroberto Casaleggio, il “guru ” di Internet, sempre più la guida del M5s dopo il passo di fianco di Beppe Grillo. Lo accusa “di spiare i propri parlamentari” tramite posta elettronica, annuncia un’interrogazione parlamentare “sul Watergate grillino”, reclama indagini a Montecitorio. E la presidente della Camera Laura Boldrini ventila un’inchiesta interna. Il M5s risponde tramite il blog. Nega tutto, parla di “fango” elettorale, e (ri)punta il dito contro l’ex 5Stelle Massimo Artini, espulso nel novembre 2014, che a suo tempo gestiva la piattaforma interna dei deputati. Veleni di due anni fa, già emersi sulla stampa. Il Foglio li fa riaffiorare, tramite un altro ex grillino, Tancredi Turco: “A settembre del 2014 venimmo a sapere che la Casaleggio aveva avuto informazioni sui nostri server elettronici, e capimmo che qualcuno da lì poteva accedere alla piattaforma”.
Conviene riavvolgere il nastro, dalla primavera-estate 2014: dalle mail di alcuni parlamentari a 5Stelle sparite chissà come e dalle presunte intrusioni nel sistema interno, parlamentari 5stelle.it , piattaforma che i deputati usavano per indirizzi mail e dati. Autonoma. Dal marzo 2013 al marzo 2014 se ne occupò su delega dei colleghi Artini: informatico, toscano, ex compagno alle Medie di Matteo Renzi. Poi Artini lascia l’incarico. Lui spiega che era un problema di tempo (“Troppo lavoro”), diversi parlamentari dissero e dicono che non erano soddisfatti della gestione (eufemismo). Sta di fatto che la piattaforma passa a informatici esterni. Ma molti parlamentari invocano controlli sulla sicurezza del sistema. E si torna al Foglio: “A settembre il M5s incaricò una ditta torinese fornitrice della Casaleggio di controllare la piattaforma...Il 30 settembre, l’allora capogruppo Paola Carinelli e la responsabile della comunicazione Ilaria Loquenzi consegnarono al tecnico le password del sistema”. Pochi giorni dopo “il tecnico modifica tutti gli accessi, smantella il sistema”. Proteste. Poi arriva a sorpresa una mail dello staff di Milano. Afferma che il sistema non è ripristinabile. E fornisce un dato: “Ad oggi risultano meno di 30 persone che utilizzano la posta o il calendario”. Sarebbe la prova, argomenta Turco, che Casaleggio aveva ricevuto informazioni sui dati dei propri eletti. È la base per una giornata di attacchi del Pd. Con la Boldrini che risponde: “Se confermate le notizie sul controllo della posta elettronica ai danni di deputati costituirebbero un fatto grave. Valuteremo se vi siano i presupposti per attivare le competenze dei nostri organi”. Per il M5s risponde il blog (gestito dalla Casaleggio associati): “La Casaleggio non ha mai avuto accesso a quel server”. E rimanda a un post dell’ottobre 2014: il sistema era compromesso “perché la posta dei deputati era stata copiata su un altro server fuori dal controllo dei parlamentari”. Soprattutto, “il controllo è risultato in carico a utenti creati in modo anonimo che facevano riferimento ad Artini e a persone che a lui potevano far riferimento, non contrattualizzate”. Seguiva consiglio a usare altre mail. Artini, al Fattoreplica: “Il blog mi accusa perché è un espediente semplice. Io ero autorizzato dall’assemblea, il tecnico intervenne per una decisione presa di nascosto”.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 6 marzo 2016 – pag. 6

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