Gianroberto Casaleggio |
E ora la guerra per le urne
si sposta su (presunte) ombre da web. Alla vigilia delle primarie, il Pd
sfrutta un pezzo del Foglio e si mette a caccia di Gianroberto Casaleggio, il
“guru ” di Internet, sempre più la guida del M5s dopo il passo di fianco di
Beppe Grillo. Lo accusa “di spiare i propri parlamentari” tramite posta elettronica,
annuncia un’interrogazione parlamentare “sul Watergate grillino”, reclama
indagini a Montecitorio. E la presidente della Camera Laura Boldrini ventila
un’inchiesta interna. Il M5s risponde tramite il blog. Nega tutto, parla di
“fango” elettorale, e (ri)punta il dito contro l’ex 5Stelle Massimo Artini,
espulso nel novembre 2014, che a suo tempo gestiva la piattaforma interna dei
deputati. Veleni di due anni fa, già emersi sulla stampa. Il Foglio li fa
riaffiorare, tramite un altro ex grillino, Tancredi Turco: “A settembre del
2014 venimmo a sapere che la Casaleggio aveva avuto informazioni sui nostri
server elettronici, e capimmo che qualcuno da lì poteva accedere alla
piattaforma”.
Conviene riavvolgere il
nastro, dalla primavera-estate 2014: dalle mail di alcuni parlamentari a
5Stelle sparite chissà come e dalle presunte intrusioni nel sistema interno, parlamentari
5stelle.it , piattaforma che i deputati usavano per indirizzi mail e dati.
Autonoma. Dal marzo 2013 al marzo 2014 se ne occupò su delega dei colleghi
Artini: informatico, toscano, ex compagno alle Medie di Matteo Renzi. Poi
Artini lascia l’incarico. Lui spiega che era un problema di tempo (“Troppo
lavoro”), diversi parlamentari dissero e dicono che non erano soddisfatti della
gestione (eufemismo). Sta di fatto che la piattaforma passa a informatici
esterni. Ma molti parlamentari invocano controlli sulla sicurezza del sistema.
E si torna al Foglio: “A settembre il M5s incaricò una ditta torinese
fornitrice della Casaleggio di controllare la piattaforma...Il 30 settembre,
l’allora capogruppo Paola Carinelli e la responsabile della comunicazione
Ilaria Loquenzi consegnarono al tecnico le password del sistema”. Pochi giorni
dopo “il tecnico modifica tutti gli accessi, smantella il sistema”. Proteste.
Poi arriva a sorpresa una mail dello staff di Milano. Afferma che il sistema
non è ripristinabile. E fornisce un dato: “Ad oggi risultano meno di 30 persone
che utilizzano la posta o il calendario”. Sarebbe la prova, argomenta Turco,
che Casaleggio aveva ricevuto informazioni sui dati dei propri eletti. È la
base per una giornata di attacchi del Pd. Con la Boldrini che risponde: “Se
confermate le notizie sul controllo della posta elettronica ai danni di
deputati costituirebbero un fatto grave. Valuteremo se vi siano i presupposti
per attivare le competenze dei nostri organi”. Per il M5s risponde il blog
(gestito dalla Casaleggio associati): “La Casaleggio non ha mai avuto accesso a
quel server”. E rimanda a un post dell’ottobre 2014: il sistema era compromesso
“perché la posta dei deputati era stata copiata su un altro server fuori dal
controllo dei parlamentari”. Soprattutto, “il controllo è risultato in carico a
utenti creati in modo anonimo che facevano riferimento ad Artini e a persone
che a lui potevano far riferimento, non contrattualizzate”. Seguiva consiglio a
usare altre mail. Artini, al Fattoreplica: “Il blog mi accusa perché è un
espediente semplice. Io ero autorizzato dall’assemblea, il tecnico intervenne
per una decisione presa di nascosto”.
Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – 6 marzo 2016 – pag.
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