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lunedì 7 marzo 2016

La truffa dell’olio d’oliva : c’è un problema tunisino

L’apertura al traffico senza dazi per il Nordafrica rischia di alimentare il sistema malavitoso 
Il carico di olio d'oliva arriva dalla Grecia, stipato in container trasportati su grandi navi cargo. Viene portato a Foggia con i camion, miscelato con extravergine italiano locale e poi spedito verso la Toscana. Qui avviene un'altra magia. Grazie alla connivenza di titolari di alcuni frantoi del posto, si simulano false moliture, ovvero si riportano nei documenti processi di spremitura di olive mai arrivate lì, e si trasformano migliaia di tonnellate di olio non tracciato, proveniente dalla Puglia, in extravergine toscano: anzi in Igp toscano. Il gioco è fatto.
In sostanza l'organizzazione criminale che traffica in oro verde trasforma un prodotto di dubbia qualità proveniente dall'estero, che vale meno di 3 euro al kg, prima in un extravergine che alla Borsa Merci di Bari viene venduto a 3,60 euro al kg, poi in un olio pregiato che si acquista alla Borsa Merci di Firenze con 6,20 euro al kg e infine in un extravergine a Indicazione geografica protetta da 7,50 euro al kg: un prodotto di lusso che i consumatori italiani e stranieri comprano sborsando tra i 12 e i 15 euro per ogni bottiglia da 0,75 litri. Un giro d'affari che vale milioni. Più olio straniero circola in Italia, insomma, più aumentano per noi le possibilità di essere truffati. Per questo la notizia che la Commissione europea nei prossimi due anni ha intenzione di far entrare altre 70.000 tonnellate di olio d'oliva tunisino senza dazi, per sostenere il fragile governo del paese nordafricano, non è stata presa bene da nessuno. Nel frattempo, almeno, la "banda dell'olio greco" che spacciava Igp toscano è stata scoperta dagli investigatori del Corpo forestale dello Stato, guidati dal procuratore della Repubblica di Grosseto, Raffaella Capasso. Sono state coinvolte 50 aziende, indagate 47 persone per frode in commercio e contraffazione, realizzate decine di sequestri e perquisizioni tra le province di Firenze, Arezzo, Siena, Grosseto e Foggia. Sul campo 100 Forestali hanno sequestrato 200 tonnellate d'olio e una consistente quantità di materiale informatico, documentazione cartacea, come bolle di trasporto, scontrini, ricevute di cassa, essenziale per ridisegnare il percorso dell'olio taroccato. Come ha spiegato il pm Capasso, per la riuscita delle indagini sono state determinanti intercettazioni e analisi del Dna delle olive, utilizzate anche in un'altra inchiesta a Bari. Il metodo stile "Csi" messo a punto dal Cnr di Perugia, infatti, è l'unico capace di determinare scientificamente specie e varietà della materia prima con cui è stato prodotto l'olio. Ma l'uso di questi strumenti investigativi nella lotta alla contraffazione dell'extravergine non è affatto scontato. A sorpresa, infatti, il ministero delle Politiche agricole e forestali, col placet del ministero della Giustizia e della Conferenza Stato Regioni, alla fine del 2015 ha presentato un decreto legislativo sull'extravergine che pare un regalo per molti truffatori. Nella norma si nasconde un'ambiguità che permetterebbe a chi froda di cavarsela in alcuni casi con una semplice multa, depenalizzando di fatto il reato di contraffazione. La notizia ha scosso l'opinione pubblica anche al di là dell'Oceano, dove persino il New York Times al - l'argomento ha dedicato una pagina dell'edizione domenicale.
Per fortuna una pezza ha cercato di mettercela il nostro Parlamento. Le commissioni congiunte di Agricoltura e Giustizia, sia alla Camera che al Senato, la scorsa settimana hanno votato all'unanimità un parere negativo al decreto sotto accusa, scritto nelle stanze del dipartimento Repressione frodi del ministero dell'Agricoltura, guidato da Stefano Vaccari. Il parere di deputati e senatori non è vincolante, ma ignorarlo sarebbe un clamoroso autogol per il governo. "Abbiamo letto e valutato comma per comma il decreto", ha spiegato al Fatto Quotidiano Colomba Mongello, deputata Pd, vicepresidente della commissione agricoltura e anticontraffazione e autrice della famosa legge "salva olio" del 2013. "In punta di diritto", continua, "abbiamo eliminato tutte le ambiguità del testo con l'aiuto della presidente delle commissione Giustizia Donatella Ferranti, che è un ex magistrato". I parlamentari hanno chiesto anche la reintroduzione della sospensiva fino a sei mesi per gli imprenditori recidivi, ovvero quelli sorpresi una seconda volta a non rispettare le regole, e hanno suggerito di aumentare le sanzioni per chi commette come illecito l'evocazione, cioè chi utilizza simboli che facciano credere al consumatore di comprare olio italiano quando così non è. "Non dobbiamo abbassare la guardia ma potenziare i controlli", aggiunge la Mongello, "Dobbiamo aiutare i produttori onesti e tutelare i consumatori che rischiano di essere ingannati da qualche prestigiatore. E conclude: "Ora ministero dell'Agricoltura e della Giustizia devono cambiare il testo del decreto".
Barbara Cataldi – Il Fatto Quotidiano – 7 marzo 2016 – pag. 22

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