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domenica 2 agosto 2015

Così il governo stanga la casa per far finta di cancellare l'Imu



L'Agenzia delle Entrate ha già aumentato le rendite catastali. A Milano e Roma superano il valore di mercato. E gli incassi da negozi e seconde abitazioni sono schizzati

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è un mago dei giochi di prestigio verbali. Finora quelli finanziari non gli sono riusciti, come dimostrano l'incremento della disoccupazione e il modesto risultato in termini di crescita prodotto dal bonus da 80 euro. Oggi ci riprova. «I soldi in meno della Tasi/Imu saranno restituiti integralmente ai Comuni», ha scritto rispondendo a un lettore sull'Unità, promettendo di tutelare «l'81% degli italiani che ha sudato per acquistarsi un'abitazione». Ci sarebbe una soluzione già pronta per finanziare per finanziare il progetto, ma - come si vedrà - il salasso è dietro l'angolo. Si chiama «riclassamento», ossia la modifica delle classi catastali per aggiornare le rendite immobiliari ai valori di mercato. È una previsione della Finanziaria 2005, nata sull'onda dello scandalo generato dagli appartamenti romani della centralissima Piazza Navona accatastati come case popolari, cioè «A4». Ovviamente, Milano e Roma sono state tra le prime ad adeguarsi. Ma come ha funzionato questo marchingegno? L'Agenzia delle Entrate (che ha assorbito il Catasto) ha considerato le microzone catastali con valori di mercato (del 2004, però, quando si era in pieno boom) superiori del 35% alla media del territorio comunale. In questo modo, l'aggiornamento è stato fatto a macchia di leopardo e non tutti se ne sono accorti. I solerti funzionari hanno visitato ogni casa? No. Le revisioni sono state generalmente eseguite prendendo un determinato immobile come parametro e tirando una linea su intere strade. Senza sopralluoghi. Interi edifici sono passati da A4 ad A2 senza distinzione di piano e di stato di manutenzione. A Roma l'aggiornamento ha riguardato 175mila unità (17 microzone) con un incremento delle rendite di 123 milioni. A Milano sono state 30mila (4 microzone) per 44 milioni. L'esempio più clamoroso, però, è quello di Lecce che ha rivisto oltre 70mila unità, quasi tutte, aumentando le rendite di 7 milioni e prevedendo maggiore Imu e Tasi per 3 milioni che serviranno, annualmente, a coprire il disavanzo del Comune. Vale la pena citare qualche esempio concreto. A Roma un negozietto di Piazza Annibaliano è passato dalla categoria C1/1 a C1/8 con un aumento della rendita del 189%. A Prati in via Germanico monolocali quasi senza finestre sono passati da A4 ad A2 con un incremento del 70 per cento. A Milano l'esempio più eclatante è Via Monte Napoleone che, essendo sul confine della micro-zona aggiornata, è stata rivista solo a metà. Il risultato? Si aumentano le tasse ma non a tutti (in limitati casi le revisioni sono state al ribasso) e si produce un super-gettito. Per paradosso, stangando negozi e seconde case con questo metodo, si può togliere l'Imu sulle prime. «A Roma e Milano, si è sommato a quello deciso per decreto dal governo Monti, producendo una tassazione che supera i valori di mercato, altro che la propaganda del governo», commenta Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia ribadendo che «l'associazione è pronta a battersi fino in Cassazione». Le commissioni tributarie, infatti, tendono a dare torto a chi fa ricorso, sulla base del principio che le zone che hanno subito l'aggiornamento siano di pregio. «Si è creato un vulnus al patrimonio immobiliare: quando riformeranno il catasto ci sarà un brutto risveglio», aggiunge Achille Colombo Clerici, presidente di Asssoedilizia Milano e vicepresidente di Confedilizia. Renzi, forse, lo sa fin troppo bene.

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