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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

martedì 10 maggio 2016

IL GIOCO SPORCO DI GOVERNO E PD


Le istituzioni zittiscono i giudici del No invocando regole di correttezza che sono le prime a violare
Che sarebbe stata una sfida difficile, quella di vincere il referendum costituzionale e la battaglia contro l’Italicum, lo sapevamo benissimo. Conosciamo la sproporzione dei mezzi di comunicazione e la difficoltà di spiegare a un Paese oppresso da problemi di sopravvivenza l’importanza di non cedere su alcuni diritti fondamentali. Ma forse non avevamo previsto fino a che punto il governo avrebbe giocato sporco, con metodi poco dignitosi e scorretti. Il metodo è lo stesso adottato nella discussione in Parlamento: procedere a testa bassa, senza ascoltare le ragioni degli altri, insultandoli appena possibile. Ma il gioco sporco rivela anche i nuovi timori del governo che, per la prima volta da quando ha deciso di giocarsi tutto sulle regole della democrazia, non è più tanto sicuro di stravincere il plebiscito. Hanno cominciato Matteo Renzi e il Pd toscano il 2 maggio invitando al teatro Niccolini di Firenze il partigiano Silvano Sarti, decano dei partigiani fiorentini, spacciando la sua presenza e le sue poche parole per un’adesione al Sì. Sarti ha capito e ha dovuto indire una conferenza stampa per precisare: “La mia presenza al Niccolini è stata strumentalizzata, non ne avevo avvertito la pericolosità, spero e farò di tutto perché non accada piu, chiedo scusa ai compagni e alle compagne se è passato un altro tipo di messaggio: la mia posizione è un convinto No. Noi partigiani siamo la coscienza critica della democrazia e difenderemo sempre la nostra Costituzione”. Bravo Sarti: ci hanno provato, gli è andata male. Renzi gioca sporco a ogni ora del giorno, approfittando degli spazi riservati al governo dai mezzi di comunicazione, senza che mai il giornalista di turno balbetti due paroline per ricordare che manca il contraddittorio. Qualunque sia il contesto, non manca mai l’appello al Sì nel Decisivo Appuntamento di ottobre. Poi però il governo e il Pd protestano se qualche magistrato osa esprimersi per il No. Non devono parlare, sono cittadini senza diritti. Zitti stiano, semmai aiùtino il Sì. Le istituzioni invocano regole che non rispettano. Parla addirittura il presidente Mattarella, e non in Italia, ma dagli Usa, per dire che voterà Sì. E lo fa capire Giuliano Amato, giudice costituzionale: lui che dagli anni della “Grande Riforma” di Craxi non vede l’ora di mettere le mani sul Parlamento, rendendolo un po’meno autonomo e un po’ più suddito. Renzi annuncia che la sua Costituzione sarà spiegata nelle scuole: i nostri giovani, a cui nessuno ha insegnato la Costituzione del ’48, impareranno quella di Renzi-Boschi-Verdini. Ce lo siamo meritati, non avendo fatto abbastanza per imporre nei licei lo studio di quella splendida pagina della nostra storia, come in tutto il mondo civile. Il potere gioca sporco: la Boschi va a Perugia per lanciare la campagna del Sì, viene contestata da sparuti gruppetti di leghisti e di Casa Pound, mentre pochi aderenti al Comitato del No distribuiscono volantini. E si permette di dire: “Fa un po’ strano che nel fronte contrario alle riforme costituzionali ci siano anche pezzi della sinistra che incarnano certi valori a difesa della Carta e votano insieme a Casa Pound al referendum”. Una “vergognosa grossolanità che dà un’idea del tono con cui i vertici del governo e del Pd intendono condurre la campagna referendaria”, ha commentato Mauro Volpi del Comitato del No. Ora circola con insistenza una voce: il governo ha pronto un manifesto di Berlinguer che dice qualcosa sul monocameralismo (nei tempi della legge elettorale proporzionale!), da distribuire in tutta Italia, totalmente fuori contesto. Il potere gioca sporco e sarà un crescendo fino a ottobre. Un’altra ragione, se non bastassero quelle che già abbiamo, per votare No e lavorare con la determinazione e l’onestà di cui siamo capaci nei momenti decisivi della nostra storia.
Il F.Q. del 10 maggio 2016 – pag. 4

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