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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

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venerdì 11 settembre 2015

Il cuore oltre i confini

Siamo difronte ad una pagina di storia europea rappresentata da inaccettabili violazioni dei più elementari diritti dell’uomo. Siamo difronte ad immagini che ritraggono prima di tutto persone, bambini, donne, uomini, famiglie in fuga, in cerca di un futuro diverso. È una strage continua, che si ripete giorno dopo giorno da anni. Non possiamo restare indifferenti a questa tragedia che succede appena fuori da casa nostra, che succede in casa nostra.
I crimini a cui stiamo assistendo quotidianamente offendono l’intera famiglia umana. L’Europa, infangata da venti xenofobi e razzisti, ha voltato le spalle ai suoi valori. Ha dimenticato quello che è.  Ignorare la sofferenza di un uomo è un atto di violenza.
Scappano da situazioni di estrema povertà o dalla guerra, tragedie che vogliono lasciarsi alle spalle. Uomini, donne, tanti nuclei familiari, con bambini anche piccoli. Affrontano un viaggio lungo e pericoloso. Alcuni di loro, prima di imbarcarsi, hanno subìto torture e vessazioni. E se davanti le immagini di un bimbo annegato in mare, nessuno reagisce o non si agisce unitariamente, allora si può tranquillamente affermare che l’umanità è morta, in un silenzio assordante.
I volti dei richiedenti  asilo che in questi giorni sono giunti in Austria e in Germania sono distesi, sorridenti. Hanno ritrovato un pizzico di serenità, la stessa che questa Europa gli ha tolto, destabilizzando e derubando un intero continente.
Esistono, ancora e per fortuna, Europei che non chiedono “chi sei?” , ma “di cosa hai bisogno?”. Una scintilla di umanità, che potrebbe spazzare via anni di indifferenza, violenza e razzismo sbandierati e praticati da molti governi. Quei cittadini sono l’immagine di un’Europa vera.
Abbiamo bisogno di un’altra Europa, che non sia quella dei governi separati e egoistici. È arrivato il momento di decidere da che parte stare. Io mi auguro che l’Europa stia dalla parte di chi ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.
Non vogliamo più vedere corpi di bambini annegati, ammassati ai confini, con le vite bloccate da un muro e il filo spinato riflesso negli occhi. Le inaccettabili violazioni dei diritti umani ritratte nelle foto dei bambini che da mesi popolano le pagine dei giornali e dei social media riflettono l’inadeguatezza e il fallimento degli interventi messi in atto per aiutare chi fugge. Oggi più che mai chiediamo con forza una risposta politica strutturale che fermi questa ecatombe, perché quello che sta accadendo è veramente troppo.
Forse la risposta dell’Europa di fronte alla tragedia di un popolo di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra, dalle violenze, dalla fame e dalla povertà si è smarrita nel vento.
Quanti altri bambini dovremo vedere morire per capire che troppe persone stanno morendo? I bambini ammassati al confine ungherese, con le vite bloccate da un muro e il filo spinato riflesso negli occhi. I bambini “segnati” dalla guerra da cui scappano. I bambini che vengono allontanati con i gas lacrimogeni, nonostante abbiano pianto già troppo nelle loro giovani vite. Immagini che riflettono il fallimento dell’Europa.
L’Europa al più presto consenta di raggiungere i paesi di destinazione senza essere costretti a consegnarsi nelle mani di trafficanti e sfruttatori capaci di ogni efferatezza.
 Dopo la strage di Lampedusa politici e istituzioni avevano detto: “Non succederà mai più”. Ma uomini, donne e bambini continuano a morire quotidianamente. Verosimilmente l’anno prossimo un altro milione di persone rischierà la vita per superare le frontiere e probabilmente sarà così per molti anni. E le cose potrebbero anche peggiorare.
 Che sia chiaro, se l’Europa fallisce sulla questione dei rifugiati non sarà l’Europa che avevamo immaginato. 
Vanno difese le persone, non i confini!

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