Siamo difronte ad una pagina di storia
europea rappresentata da inaccettabili violazioni dei più elementari diritti
dell’uomo. Siamo difronte ad immagini che ritraggono prima di tutto persone,
bambini, donne, uomini, famiglie in fuga, in cerca di un futuro diverso. È una strage continua, che si ripete giorno dopo giorno da
anni. Non possiamo restare indifferenti a questa tragedia che succede appena
fuori da casa nostra, che succede in casa nostra.
I crimini a cui stiamo assistendo
quotidianamente offendono l’intera famiglia umana. L’Europa, infangata da venti
xenofobi e razzisti, ha voltato le spalle ai suoi valori. Ha dimenticato quello
che è. Ignorare la sofferenza di un uomo è un atto di violenza.
Scappano da situazioni di estrema
povertà o dalla guerra, tragedie che vogliono lasciarsi alle spalle. Uomini,
donne, tanti nuclei familiari, con bambini anche piccoli. Affrontano un viaggio
lungo e pericoloso. Alcuni di loro, prima di imbarcarsi, hanno subìto torture e
vessazioni. E se davanti le immagini di un bimbo annegato in mare, nessuno
reagisce o non si agisce unitariamente, allora si può tranquillamente affermare
che l’umanità è morta, in un silenzio assordante.
I volti dei richiedenti asilo che
in questi giorni sono giunti in Austria e in Germania sono distesi, sorridenti.
Hanno ritrovato un pizzico di serenità, la stessa che questa Europa gli ha
tolto, destabilizzando e derubando un intero continente.
Esistono, ancora e per fortuna, Europei che
non chiedono “chi sei?” , ma “di cosa hai bisogno?”. Una scintilla di umanità,
che potrebbe spazzare via anni di indifferenza, violenza e razzismo sbandierati
e praticati da molti governi. Quei cittadini sono l’immagine di un’Europa vera.
Abbiamo bisogno di un’altra Europa, che
non sia quella dei governi separati e egoistici. È arrivato il momento di
decidere da che parte stare. Io mi auguro che l’Europa stia dalla parte di chi
ha bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere
o di sopravvivere.
Non vogliamo più vedere corpi di bambini
annegati, ammassati ai confini, con le vite bloccate da un muro e il filo
spinato riflesso negli occhi. Le inaccettabili violazioni dei diritti umani
ritratte nelle foto dei bambini che da mesi popolano le pagine dei giornali e
dei social media riflettono l’inadeguatezza e il fallimento degli interventi
messi in atto per aiutare chi fugge. Oggi più che mai chiediamo con forza una
risposta politica strutturale che fermi questa ecatombe, perché quello che sta
accadendo è veramente troppo.
Forse la risposta dell’Europa di fronte
alla tragedia di un popolo di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra,
dalle violenze, dalla fame e dalla povertà si è smarrita nel vento.
Quanti altri bambini dovremo vedere
morire per capire che troppe persone stanno morendo? I bambini ammassati
al confine ungherese, con le vite bloccate da un muro e il filo spinato
riflesso negli occhi. I bambini “segnati” dalla guerra da cui scappano. I
bambini che vengono allontanati con i gas lacrimogeni, nonostante abbiano
pianto già troppo nelle loro giovani vite. Immagini che riflettono il
fallimento dell’Europa.
L’Europa al più presto consenta di
raggiungere i paesi di destinazione senza essere costretti a consegnarsi nelle
mani di trafficanti e sfruttatori capaci di ogni efferatezza.
Dopo la strage di Lampedusa
politici e istituzioni avevano detto: “Non succederà mai più”. Ma uomini, donne
e bambini continuano a morire quotidianamente. Verosimilmente l’anno
prossimo un altro milione di persone rischierà la vita per superare le
frontiere e probabilmente sarà così per molti anni. E le cose potrebbero anche
peggiorare.
Che sia chiaro, se l’Europa
fallisce sulla questione dei rifugiati non sarà l’Europa che avevamo
immaginato.
Vanno difese le persone, non i confini!
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