“Diffamò un prof pro-nucleare”
Grillo rischia un anno in
carcere
Un anno di carcere, senza la sospensione condizionale della
pena, per aver diffamato un docente di Ingegneria dell’Università di Modena.
Questa la condanna inflitta ieri dal Tribunale di Ascoli Piceno a Beppe Grillo.
I giudici hanno ritenuto fondata la denuncia di Franco Battaglia. La vicenda
risale al 2011, quando il leader del M5s, durante un comizio per il referendum
sul nucleare, attaccò le posizioni di Battaglia che pochi giorni prima era
stato ospite della trasmissione Rai Annozero. “Vi invito a non pagare più il
canone, io non lo pago più - aveva detto Grillo - perché non puoi permettere a
un ingegnere dei materiali, nemmeno del nucleare, parlo di Battaglia, un
consulente delle multinazionali, di andare in televisione e dire (...) che a
Chernobyl non è morto nessuno. Io ti prendo a calci nel culo e ti sbatto fuori
dalla televisione, ti denuncio e ti mando in galera”. Oltre alla condanna, i
giudici hanno accordato al professor Battaglia una provvisionale di 50 mila
euro. Verdetto severo, anche alla luce della richiesta del pm, appena 6 mila
euro e niente carcere.
IMMEDIATA la risposta del comico genovese. “Beppe Grillo
condannato a un anno di prigione!”. Questo il titolo con cui ha aperto il suo
blog. Appena sotto la risposta: “Se Pertini e Mandela sono finiti in prigione
potrò andarci anch’io per una causa che sento giusta e che è stata appoggiata
dalla stragrande maggioranza degli italiani al referendum”. Franco Battaglia ha
commentato così: “Immagino che Grillo farà appello e cercherà di arrivare alla
prescrizione, che sarà nel 2020. In quattro anni avrebbe potuto chiedermi scusa
e invece non lo ha fatto. Ora mi auguro che si faccia un po’ di servizi
sociali, come Berlusconi...”. Quella di ieri non è la prima condanna per
diffamazione. Anche per questo i giudici hanno aggiunto l’aggravante delle
recidiva. Nel 2003 Grillo ha patteggiato una causa con il premio Nobel Rita Levi
Montalcini che chiamò “vecchia p...”. Nel 2012 il comico è stato condannato in
secondo grado per aver diffamato la Fininvest. Nel 2013, infine, la Cassazione
ha reso definitiva la sentenza per aver diffamato nel 2003 l’allora sindaco di
Asti e parlamentare di Forza Italia, definendolo “tangentista”.
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