Ancora guai per la legge Fornero:
Cesare Damiano (Pd)
denuncia le manovre del
Tesoro che toglie i fondi stanziati
Sembra la maledizione degli esodati. Dopo il clamoroso
errore della legge Fornero la vicenda sembra non avere mai fine. E anche quando
una legge aveva incardinato la stabilizzazione di quei lavoratori, rimasti nel
2012 senza lavoro e senza pensione - lavoratori in mobilità, in prosecuzione
volontaria, iscritti ai Fondi di solidarietà, in congedo volontario, lavoratori
cessati da accordi collettivi e la lista è anche più lunga - i tecnici del
ministero delle Finanze intervengono per portarsi via i fondi residui.
A denunciare il caso è il presidente della commissione
Lavoro della Camera, Cesare Damiano, il quale svela che “secondo
l’interpretazione della legge data dai tecnici del Mef le risorse risparmiate
nei programmi di salvaguardie vengono ‘ingoiate’ dalla contabilità nazionale”.
Prese dalla Ragioneria e portate in cassa, come si è soliti fare in casi di
risparmi accertati. Si tratta di 500 milioni di euro contabilizzati come tali
dall’Inps e che il Tesoro si è messo immediatamente in tasca. Il rischio, però,
è che la stessa cosa accada, se quell’interpretazione venisse confermata, anche
per 800 milioni del 2015, non ancora certificati dal Mef e per un ammontare
complessivo di 3,3 miliardi di qui al 2023, data per la quale la legge prevede
garanzie di salvaguardia ai cosiddetti esodati. Damiano ricorda lo spirito
della legge che ha previsto una “deroga ” alla prassi secondo la quale i
risparmi prodotti vanno a finire nella contabilità generale. La particolare
condizione degli esodati “con stime eccessive dei costi poi ridimensionate” ha
fatto sì che nella legge istitutiva della prima salvaguardia, la legge di
Stabilità del 2013 fosse chiarito il concetto: “Qualora in sede di monitoraggio
dell'attuazione dei decreti del ministro del lavoro e delle politiche sociali -
si legge - vengano accertate eventuali economie rispetto agli oneri programmati
a legislazione vigente (...) tali economie sono destinate ad alimentare il
fondo di cui al primo periodo del presente comma”. La vicenda si è tradotta immediatamente
in un caso politico che Damiano, esponente di quell’area del Pd che sostiene
Renzi in modo critico, definisce “molto rilevante”. In serata una nota del Mef
ha comunicato che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il ministro
del Lavoro, Giuliano Poletti, “stanno seguendo in prima persona le attività di valutazione
delle possibili soluzioni ai problemi più urgenti di specifiche categorie di
lavoratori". Le valutazioni “riguardano stime sul numero dei soggetti
interessati, sugli oneri per la finanza pubblica nel tempo, le risorse
necessarie a finanziare gli eventuali interventi”. Il problema, dunque, è il
monitoraggio. Secondo il report “Salvaguardie”, redatto dall’Inps al 31 luglio
2015, su 170.230 salvaguardati previsti nei testi di legge si sono prodotte
114.317 certificazioni e 50.045 domande non accolte. Questo non vuol dire che
questi non avessero diritto perché ci sono sempre delle contestazioni
possibili. In ogni caso, l’Inps comunica di aver liquidato finora 78.334
pensioni. I risparmi, quindi, ci sono stati e anche consistenti, circa 3 miliardi.
Secondo i calcoli della Cgil, basati su comunicazioni Inps, però ci sarebbero
almeno 49.500 domande ancora da accogliere senza contare la possibilità di
contenzioso con le 50 mila non accolte. Il problema, dunque, è arrivare a una
verifica certa, che si svolgerà nei prossimi giorni con la Conferenza di
servizio, mentre il Mef ha già reso operativo il “prelievo” innescando la
protesta di tutti i sindacati ma anche di Sel e M5S. Oltre agli esodati il
governo ha creato un altro problema con la cosiddetta Opzione Donna. Si tratta
dei criteri per la pensione di anzianità delle donne: l’uscita a 57 anni con
almeno 35 anni di contributi, che prevede il ricalcolo dell’assegno con il
metodo contributivo, decorre, secondo il governo, dal 2014 e non dal 2015.
L’opzione consiste in una riduzione dell’importo dell’assegno del 25-30 per
cento. Un altro scippo.
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