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giovedì 10 settembre 2015

Sistema Sesto - L’ex tesoriere dei Ds fa disertare l’aula, addio parte civile nel processo

Penati, i dem rinunciano al risarcimento



I Ds escono dal processo sul sistema Sesto che vede tra gli imputati l'ex presidente della Provincia, Filippo Penati, già capo della segreteria politica dell'ex segretario Pier Luigi Bersani. I democratici si erano costituiti parte civile sin dall'inizio del dibattimento, ma ieri i loro legali hanno disertato l'aula facendo così decadere la possibilità di presentare la richiesta dei danni. Una decisione che ha colto di sorpresa lo stesso Penati, contattato telefonicamente dopo l'udienza. “L'avvocato Gianluca Luongo (legale dei Ds, ndr) fino a oggi era sempre stato presente, non ero al corrente di questa loro volontà”. Luongo ha poi spiegato di aver raggiunto la decisione con Ugo Sposetti, il legale rappresentante dei Ds ed ex tesoriere. Il motivo? “Riteniamo che non ci siano gli estremi per chiedere a Penati e ai suoi coimputati il risarcimento dei danni. Se però ci sarà una pronuncia di responsabilità da parte del Tribunale di Monza, valuteremo eventuali azioni in sede civile”. Rimangono invece le richieste delle altre parti coinvolte. Ieri, infatti, dopo aver dato voce ai rappresentanti legali della Provincia di Milano, del Comune di Sesto San Giovanni e della società Serravalle – che hanno chiesto danni per oltre 31 milioni di euro – il presidente del Tribunale, Giuseppe Airò, si è rivolto a Luongo scoprendo così che non era presente in aula. Sposetti, contattato telefonicamente, non ha voluto commentare la decisione. Per Penati sono stati chiesti quattro anni di carcere, due anni e sei mesi per Renato Sarno (l'architetto ritenuto il gestore delle tangenti per l'ex sindaco di Sesto) e per l'ex manager del gruppo Gavio, Bruno Binasco. Condanne minori per l'ex segretario di Palazzo Isimbardi, Antonino Princiotta; per gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini. Il pm di Monza Franca Macchia ha invece chiesto l'assoluzione per Giordano Vimercati, ex capo gabinetto di Penati e fratello del parlamentare del Pd Luigi Vimercati. La posizione di Vimercati fa spingere Penati a dirsi “estrema - mente fiducioso dell'esito del processo”. “Io – ha spiegato – non ho mai commesso atti contrari ai miei doveri di ufficio e i riscontri finora effettuati hanno confermato il mio buon operato, non a caso per me e Giordano (Vimercati, ndr) era stato chiesto inizialmente l'arresto ma siamo arrivati alla richiesta della sua assoluzione: sono estremamente fiducioso”. Le accuse a suo carico, formulate ormai tre anni fa, sono di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. Il grande accusatore di Penati era il costruttore Pasini che dichiarò ai pm di Monza di essere stato vittima di soprusi da parte degli amministratori locali di Sesto fin dal 2000. Nel corso della requisitoria in aula lo scorso 7 luglio il pm avrebbe quantificato le tangenti in 3,5 milioni di euro. Poi ci sono i “soldi ” ricevuti dallo stesso Penati attraverso la sua fondazione Fare Metropoli. Appena 50 mila euro su cui però la Guardia di Finanza ha individuato gli estremi per far accusare l’ex presidente della Provincia dai magistrati di finanziamento illecito ai partiti. La prossima udienza è stata fissata per il 15 novembre.

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