Senato da record per i soldi ai partitiE i diritti aspettano
Per riconoscere le coppie omosessuali in Italia non sono
bastati 27 anni. Il primo, vano tentativo di introdurre diritti per la comunità
Lgbt porta la firma di Alma Cappiello, parlamentare socialista. Era il 1988.
Per sbloccare una delle ultime fette del finanziamento pubblico ai partiti,
invece, a questo Parlamento sono stati sufficienti appena 40 giorni. Le unioni
civili arrivano in aula e si fermano subito, per chissà quanto ancora. La
priorità è un’altra, si chiama “ddl Boccadutri”, approvato a tempo di record
alla fine di una sessione fiume, due giorni prima dell’inizio dei lavori sulla
legge di stabilità.
La norma che prende il nome dell’ex tesoriere di Sel,
passato al Pd, ha avuto il sì definitivo del Senato 35 giorni dopo il primo,
già rapido, passaggio a Montecitorio. Serve a liberare la tranche annua - le
dei soldi che spettano ai partiti politici. Il finanziamento pubblico è stato
abolito dal governo Letta, ma solo a partire dal 2017: per il 2015 ci sono
ancora 45,5 milioni da distribuire (e l’anno prossimo saranno la metà). Per
accedere ai fondi, però, i conti dei partiti devono – anzi dovevano – essere
certificati da una commissione ad hoc. E invece i bilanci del biennio 2013-2014
sono rimasti senza questo bollino di garanzia: la commissione non è stata in
grado di analizzarli a causa della mancanza di personale. Qui interviene,
provvidenziale, la Boccadutri: i soldi sono stati sbloccati lo stesso, grazie
all’insospettabile solerzia del Parlamento. La giornata di ieri, a Palazzo
Madama, è diventata un’involontaria dimostrazione dell’efficienza del
bicameralismo paritario che Boschi e Renzi si apprestano ad abolire. Era
iniziata nel nome delle unioni civili, con il nuovo testo della legge Cirinnà
portato subito in aula al Senato. Un atto di sfida del Partito democratico nei
confronti dei partner di maggioranza, il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano.
Un gesto simbolico, più che altro: Maria Elena Boschi aveva garantito che il
testo sarebbe stato incardinato entro il 15 ottobre. Dopo una lunga serie di
promesse disattese sul tema, stavolta non si poteva fare finta di niente. Il
percorso della legge però non accelera: è stata portata in aula, ma rimane lì,
a bagnomaria. Se ne riparlerà più avanti. Anche perché, come dice il senatore
dem Tonini, “la discussione con Ncd non è ancora chiusa”: servirà tempo per
trovare un equilibrio con i cattolici, specie sulle adozioni.
Di tempo, invece, ne è bastato pochissimo per confermare la
schiacciante maggioranza che ha sbloccato i soldi ai partiti. La votano tutti
tranne il Movimento 5 Stelle, che i finanziamenti pubblici li ha sempre
rifiutati, ma alla fine si astiene anche Sel. Il testo della Boccadutri viene
presentato dal senatore bersaniano Miguel Gotor poco prima della pausa, imposta
a mezzogiorno e mezza. “Ho espressamente chiesto di essere relatore – dice
Gotor – per - ché sono tra i due o tre senatori del Partito democratico che nel
2013 non hanno votato la legge che ha abolito il finanziamento pubblico. Lo
reputo il provvedimento più grave e contraddittorio varato nell’attuale
legislatura”. Poi c’è lo stop: alle 15 e 30 parla il premier, alla vigilia del
consiglio dell’U e. Al rientro, quando il presidente del Consiglio prende la
parola, tra i banchi del M5S compare una “Boccadutri-card” gigante, intestata a
Matteo Renzi, mentre tutti i senatori grillini sventolano finte carte di
credito dorate.
I lavori sulla legge riprendono alle 18 e 10. A dirigere la
sessione c’è uno dei vicepresidenti, Maurizio Gasparri. Molto ironicamente,
poche ore prima il senatore di Forza Italia compariva di fronte alla decima
sezione del tribunale penale di Roma, in un processo in cui è accusato di
peculato, ovvero di uso fraudolento di denaro pubblico. L’argomento è sempre
quello. Il ritmo imposto da Gasparri è impressionante: il voto finale arriva
alle 20 e 35, in due ore e mezza scarse vengono respinti 215 emendamenti; una
media di un emendamento e mezzo al minuto. Il testo è approvato, il denaro è
messo in salvo. I 5 Stelle continuano a sventolare le Boccadutri-card. “Non mi
è mai capitato di vedere una legge passare così rapidamente – dice uno
sbigottito Vito Crimi – non c’è stato un solo intervento in discussione
generale per difenderla: non avete neanche il coraggio di metterci la faccia.
Il ddl sulle unioni civili lo avete rimandato a gennaio mentre lo potevate
esaminare oggi e domani, ma il tempo per portare i soldi ai partiti lo
trovate”.
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