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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

giovedì 15 ottobre 2015

Il ddl che sblocca 45,5 milioni approvato in una sola seduta fiume mentre il testo sulle unioni civili arriva in aula ma si ferma ancora

Senato da record per i soldi ai partitiE i diritti aspettano


Per riconoscere le coppie omosessuali in Italia non sono bastati 27 anni. Il primo, vano tentativo di introdurre diritti per la comunità Lgbt porta la firma di Alma Cappiello, parlamentare socialista. Era il 1988. Per sbloccare una delle ultime fette del finanziamento pubblico ai partiti, invece, a questo Parlamento sono stati sufficienti appena 40 giorni. Le unioni civili arrivano in aula e si fermano subito, per chissà quanto ancora. La priorità è un’altra, si chiama “ddl Boccadutri”, approvato a tempo di record alla fine di una sessione fiume, due giorni prima dell’inizio dei lavori sulla legge di stabilità.
La norma che prende il nome dell’ex tesoriere di Sel, passato al Pd, ha avuto il sì definitivo del Senato 35 giorni dopo il primo, già rapido, passaggio a Montecitorio. Serve a liberare la tranche annua - le dei soldi che spettano ai partiti politici. Il finanziamento pubblico è stato abolito dal governo Letta, ma solo a partire dal 2017: per il 2015 ci sono ancora 45,5 milioni da distribuire (e l’anno prossimo saranno la metà). Per accedere ai fondi, però, i conti dei partiti devono – anzi dovevano – essere certificati da una commissione ad hoc. E invece i bilanci del biennio 2013-2014 sono rimasti senza questo bollino di garanzia: la commissione non è stata in grado di analizzarli a causa della mancanza di personale. Qui interviene, provvidenziale, la Boccadutri: i soldi sono stati sbloccati lo stesso, grazie all’insospettabile solerzia del Parlamento. La giornata di ieri, a Palazzo Madama, è diventata un’involontaria dimostrazione dell’efficienza del bicameralismo paritario che Boschi e Renzi si apprestano ad abolire. Era iniziata nel nome delle unioni civili, con il nuovo testo della legge Cirinnà portato subito in aula al Senato. Un atto di sfida del Partito democratico nei confronti dei partner di maggioranza, il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Un gesto simbolico, più che altro: Maria Elena Boschi aveva garantito che il testo sarebbe stato incardinato entro il 15 ottobre. Dopo una lunga serie di promesse disattese sul tema, stavolta non si poteva fare finta di niente. Il percorso della legge però non accelera: è stata portata in aula, ma rimane lì, a bagnomaria. Se ne riparlerà più avanti. Anche perché, come dice il senatore dem Tonini, “la discussione con Ncd non è ancora chiusa”: servirà tempo per trovare un equilibrio con i cattolici, specie sulle adozioni.
Di tempo, invece, ne è bastato pochissimo per confermare la schiacciante maggioranza che ha sbloccato i soldi ai partiti. La votano tutti tranne il Movimento 5 Stelle, che i finanziamenti pubblici li ha sempre rifiutati, ma alla fine si astiene anche Sel. Il testo della Boccadutri viene presentato dal senatore bersaniano Miguel Gotor poco prima della pausa, imposta a mezzogiorno e mezza. “Ho espressamente chiesto di essere relatore – dice Gotor – per - ché sono tra i due o tre senatori del Partito democratico che nel 2013 non hanno votato la legge che ha abolito il finanziamento pubblico. Lo reputo il provvedimento più grave e contraddittorio varato nell’attuale legislatura”. Poi c’è lo stop: alle 15 e 30 parla il premier, alla vigilia del consiglio dell’U e. Al rientro, quando il presidente del Consiglio prende la parola, tra i banchi del M5S compare una “Boccadutri-card” gigante, intestata a Matteo Renzi, mentre tutti i senatori grillini sventolano finte carte di credito dorate.

I lavori sulla legge riprendono alle 18 e 10. A dirigere la sessione c’è uno dei vicepresidenti, Maurizio Gasparri. Molto ironicamente, poche ore prima il senatore di Forza Italia compariva di fronte alla decima sezione del tribunale penale di Roma, in un processo in cui è accusato di peculato, ovvero di uso fraudolento di denaro pubblico. L’argomento è sempre quello. Il ritmo imposto da Gasparri è impressionante: il voto finale arriva alle 20 e 35, in due ore e mezza scarse vengono respinti 215 emendamenti; una media di un emendamento e mezzo al minuto. Il testo è approvato, il denaro è messo in salvo. I 5 Stelle continuano a sventolare le Boccadutri-card. “Non mi è mai capitato di vedere una legge passare così rapidamente – dice uno sbigottito Vito Crimi – non c’è stato un solo intervento in discussione generale per difenderla: non avete neanche il coraggio di metterci la faccia. Il ddl sulle unioni civili lo avete rimandato a gennaio mentre lo potevate esaminare oggi e domani, ma il tempo per portare i soldi ai partiti lo trovate”. 

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