Dal vertice sull'Ucraina a quello sui migranti, il nostro Paeseescluso da tutti i tavoli geopolitici che contano
L’alto rappresentante per la politica
estera e di sicurezza Federica Mogherini
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«Vengo anch'io... No
tu no!» a fine anni 60 fu un grande successo di Enzo Jannacci. Oggi sembra il
leit motiv dei grandi insuccessi di Matteo Renzi in politica estera.
L'ultimo risale a ieri
quando un'oscura portavoce del presidente della Commissione Europea Jean-Claude
Juncker ufficializza l'esclusione del nostro presidente del Consiglio dal
vertice di domani a Bruxelles sull'immigrazione. Un vertice a cui
parteciperanno - oltre ai leader di Austria e Germania - tutti i capi di
governo dei Balcani, compresi quelli d'una Serbia e d'una Macedonia ancora
fuori dall'Unione europea. Un'estromissione giustificata con il fatto che
l'Italia «non è direttamente coinvolta nella rotta balcanica». La
giustificazione per un'esclusione già anticipata ieri dal Giornale , oscilla
tra il ridicolo e il vergognoso. Al centro del vertice di domenica a Bruxelles
c'è, infatti, la drammatica crisi della Slovenia. Nella piccola Repubblica,
attigua ai nostri confini nord orientali, si sono concentrati, nell'ultima
settimana, oltre 50mila migranti decisi a marciare verso Austria e Germania.
Cinquantamila migranti che rischiano però di riversarsi verso Trieste, Gorizia
e Tarvisio se Austria e Baviera decideranno, come si sente dire a Vienna, di
chiudere le frontiere. Ma questo ai nostri amici europei poco importa. Nella
loro considerazione l'Italia guidata dall'ex sindaco fiorentino non è, infatti,
soltanto un ectoplasma geopolitico, ma anche una fantasma geografico. E a
dimostrarlo c'è l'impareggiabile attitudine del governo Renzi a collezionare
estromissioni da tutti i vertici in cui si discutono questioni essenziali per i
nostri interessi nazionali. Il primo clamoroso esonero risale all'agosto del
2014 quando l'allora ministro degli Esteri Federica Mogherini non viene neppure
avvisata del summit sull'Ucraina organizzato a Berlino dall'omologo francese
Laurent Fabius e da quello tedesco Frank-Walter Steinmeier. Un'esclusione
particolarmente umiliante visto che, in quel momento, l'Italia detiene la
Presidenza di turno dell'Unione europea mentre la Mogherini ha già in tasca la
nomina di Alto Rappresentante della Politica Estera dell'Unione. Ma chi ben
incomincia è a metà dell'opera. E così, da allora, la carriera di «grande
escluso» del nostro presidente del Consiglio non conosce soste. Una tappa
fondamentale del singolare cursus (dis) honorum risale allo scorso luglio
quando Matteo Renzi non viene invitato da Angela Merkel e François Hollande
all'appuntamento parigino in cui si analizza la crisi greca all'indomani del
referendum che fa temere l'uscita di Atene dall'euro. L'esclusione manda fuori
dai gangheri il povero Matteo che alla fine, pur di non perder la faccia, si
riduce a giocar alla volpe e dell'uva giurando e spergiurando di esser stato
lui a rifiutare l'invito del presidente e della cancelliera.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi |
L'estromissione più
paradossale e umiliante risale però a meta dello scorso settembre. In quei
giorni Renzi è appena rientrato dall'Assemblea generale dell'Onu dove ha
reclamato un ruolo fondamentale per l'Italia in tutte le questioni internazionali,
a cominciare dalla crisi libica. Appena rientrato a Roma scopre però che il
ministro degli Esteri Paolo Gentiloni non è stato neppure avvertito
dell'imminente summit di Parigi in cui ministro degli Laurent Fabius e i
colleghi di Germania Franck-Walter Steinmeier e Gran Bretagna Philip Hammond,
discuteranno tutte le principali questioni internazionali, dalla crisi siriana
a quella libica fino alla drammatica situazione di un'Europa attraversata da
maree di rifugiati. La vera ciliegina sulla torta dell'oltraggio è però la
partecipazione al vertice di Federica Mogherini. Una Mogherini che dopo esser
stata portata alla Farnesina ed esser stata catapultata per volere di Renzi ai
vertici dell'euroburocrazia gioca pure lei a spiazzare un ex mentore considerato
evidentemente irrilevante.
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Contributo personale all’articolo
Ecco quanto conta l’Italia a livello internazionale. Quando c’era
Berlusconi facevano buon viso a cattivo gioco, infatti poi hanno complottato
con il nostro capo dello stato per farlo fuori. E’ venuto Monti, non se ne sono
nemmeno accorti visto che lui a Bruxelles era di casa. Non se ne sono nemmeno
accordi di Letta, una stella cometa. Ora Renzi che credo ci abbia messo poco
per andare sulle balle a Francia e Germania…. Quello che ancora non ha capito
il nostro “ebetino” è che nella politica europea, il gradimento si esprime
anche con le poltrone. E l’Italia continua a non ottenere molto: pochi giorni
fa il Parlamento europeo ha votato le nomine di vertice per l’Efsi, il fondo
europeo degli investimento che molto lentamente sta cercando di tradurre in concreto
il piano Juncker da 315 miliardi di investimenti. All’ultimo secondo i quattro
membri dello steering board dell’Efsi hanno scelto come vice-direttore
operativo la bulgara Iliyana Tsanova invece che l’italiano Alessandro Carano,
un funzionario della Commissione con una grande esperienza in tema di
investimenti, che ha lavorato proprio al progetto dell’Efsi. La sconfitta del
candidato italiano è stata interpretata come un segnale del declino italiano
nell’influenza bruxellese. Io penso che il presidente del consiglio debba
cessare da mostrarsi con quell’aria da “io so io e voi non siete un cxxxo” ogni
volta che si presenta a Bruxelles e che iniziasse a mostrare un po’ di umiltà
di fronte a persone che sanno che “il personaggio” non rappresenta l’espressione
del popolo italiano ma semplicemente una persona che ieri era sindaco di una
città italiana e che con un colpo di mano è diventato presidente di partito e,
scalzando dalla poltrona un suo compagno, ne ha preso il posto alla presidenza
del consiglio. Non credo che sull’“l’uomo” si possa riporre la massima fiducia.
Fabio Angeletti
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